50. Capitolo Julia Testa

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“Quello che chiamiamo destino è in gran parte nelle mani degli uomini, quando hanno idee chiare e propositi fermi.”
ALBERT EINSTEIN

Passo l’intera mattina a giocare insieme a mia nipote e poi, dopo pranzo, anche lei cade nella trappola.
«Zia, guardiamo la Formula 1. Macchine, tante macchine». Mio fratello prova a fermarla, ma anch’io voglio vederla.
Jamie non mi toglierà il gusto di guardare i Gran Premi. E poi spero che vinca.
«Sì, amore, guardiamo la Formula 1». Con le sue manine accende la tv e, come per magia, appare Jamie con le cuffie, che ascolta musica.
È mozzafiato nella sua tenuta da pilota. Il mio principe nero con un cavallo diverso. È lui la cosa più bella che io abbia mai visto. Quella frase, la stessa che Jamie ripeteva a me di continuo. Mi manca così tanto. Mio fratello si accorge del mio momento e viene a tenermi la mano. La mia nipotina, invece, si siede sulle mie ginocchia. Non so ancora cosa fare, ma il loro calore tiene a bada i pensieri negativi e mi rasserena.

«Credere nelle cose porta a compierle, soprattutto a realizzarle. Chi aspetta e resta seduto fa solo scorrere il tempo. Julia lo sa bene, prosciugata nella mente dall’animale con cui ha comunque combattuto e ferito: Lewis. L’animale abbattuto e ferito è sempre il più pericoloso. Qui ha affondato le zanne, allungato la pinna e tirato fuori gli artigli per tornare a graffiare. Ma il graffio non ha scomposto la Rossa, sempre pronta in agguato con un altro animale di razza. Sain. Il cacciatore al via della gara, preda e fuga nel mondiale. Signore e signori, benvenuti alla quarantasettesima edizione del Gran Premio di Spagna, dove la storia ha lasciato il suo segno. La prima di Schumacher in rosso, il duello tra Mansell e Senna, quell’immagine che Lewis ha evocato per la sua sfida con Sain. Ma guai a dimenticare che nell’arena non sono soli ».

La mia testa gioca brutti scherzi. Ha elaborato il mio nome invece di quello di Nick durante la fantastica introduzione di Carlo Vanzin.
«Vanzin, è un poeta mancato», dice mio fratello rafforzando la mia opinione non espressa.

«Arriva la bandiera verde. Ci siamo. I semafori… Tre… Quattro… Su i motori… Cinque… Allo spegnimento, il via del Gran Premio di Spagna. Che scatta adesso. Con buono spunto da parte di Sain che va all’attacco di Lewis… E lo passa».

La RED è prima. Jamie tenta in tutti i modi di risorpassare il suo avversario. Non sembra un affronto molto regolare, Paul è un tantino scorretto, oggi.
«Vai, Paul, buttalo fuori! Fallo impazzire». Osservo mio fratello scatenarsi contro Jamie.
«Nooo! Non dirlo neanche per scherzo. Ti prego, non voglio che si faccia male». Lo sguardo che mi rivolge Andrea non presagisce nulla di buono.
«Non mi interessa. Se in un futuro dovesse mai diventare mio cognato, io tiferei comunque RED. Punto». Scoppio a ridere.
I piloti entrano ai box, la squadra di Jamie è un missile in movimento. Ritorna in pista ed è in testa. Inizia una serie di giri in sequenza da cardiopalma. È impazzito? Distruggerà la macchina se continua così. C’era anche lui quando ne parlavo con suo padre nella sala simulazione.
Mancano tre giri al termine, ormai è inarrivabile. Dieci secondi di vantaggio si possono recuperare solo con una rottura. Cosa non impossibile visto come ha maltrattato la sua ARGE.

«Ultimo giro per Jamie Lewis. Finalmente inquadrato. Quando è in forma come oggi, gioca un campionato a parte. Ma non può ovviamente distrarsi. Deve tenerla lì, dopo l’errore di venerdì, deve tenerla dentro, deve guidare. Letale e preciso, come solo lui sa essere. Sull’ultima curva… Jamie Lewis vince il Gran Premio di Spagna. Fenomenale, Lewis…»

Il re nero è tornato a regnare. Il mio cuore scoppia di gioia per lui. Sobbalzo appena sento il rumore inequivocabile di un pugno sbattuto sul tavolo. Mio fratello è una furia.
«Che culo mostruoso, la sua macchina è perfetta. Non si può battere, maledizione». Sorrido senza darlo troppo a vedere, felice per Jamie, ma un filino triste per la RED.
«Non è solo la macchina, gli ho insegnato due trucchi al simulatore proprio qualche giorno fa, e non puoi negare la sua bravura». Mi arriva un cuscino in faccia.
«Che fai, avvantaggi la concorrenza? Sei una merda, sorella. La RED dovrebbe cacciarti, non assumerti alla GS». Il mio umore precipita.
«Non dire così, Andrea. Sai bene che se lavorassi per la RED non divulgherei un dato nemmeno con una pistola puntata alla tempia». Non esiste che io dica qualcosa a qualcuno sul mio lavoro.
«Ehi, stavo scherzando». Lo so, ma non mi piace lo stesso.
Jamie raggiunge la tv italiana per le interviste, il suo sguardo è estremamente felice e soddisfatto.

«CIAO, Mara», dice in italiano.
«CIAO, Lewis», risponde l’inviata di Sky sorpresa.
«Scusami con i fan italiani se vi ho tenuto per ultimi. Ma dopo l’intervista di rito ho bisogno di voi. Siamo in diretta, vero?»
«Si, siamo in diretta. Però adesso mi hai incuriosita, Lewis».
«Prima il dovere e poi il piacere», afferma sorridendo.
«Va bene», risponde Mara arresa all’evidenza.

L’inviata fa a Lewis le solite domande di rito. Soffermandosi e complimentandosi per la tecnica e per quei suoi giri da qualifica.

«Un’ora al simulatore con la persona giusta ed eccomi vincitore». I miei occhi si riempiono di lacrime per quel ringraziamento velato, ma comunque plateale per me.
«Nella vita non tutto si riduce alla vittoria in un Gran Premio».
«Avrei concluso le domande. Ora, lo studio e io, siamo in trepidante attesa di scoprire in cosa possiamo esserti utile».
«Arrivo». Jamie si guarda intorno come alla ricerca di qualcuno.
«Seb, come on! Mi serve il mio maestro d’italiano. Muoviti! Dovete scusarlo ormai è vecchio». E tutti scoppiano a ridere, compreso Seb che, con quella faccia, sembra essersi tramutato nello Stregatto di Alice.
«Ci siamo, Mara!» Seb prende posto al fianco di Lewis e parla all’orecchio di quest’ultimo.
«Fate pure con calma. Abbiamo ancora tempo», dice la Sangiorgio non riuscendo a trattenere l’ilarità nella voce.
«RISTA…», esordisce Jamie con il microfono in mano e continuando ad ascoltare Seb all’orecchio. «RIESTA DOVE SE...», ritorna di nuovo da Seb. «SEI, Okay! VIENGO A PRENDEERTI, ARCHIMEDE». Jamie, Seb, lo studio, Mara compresa, scoppiano a ridere. «Mi scuso per il mio italiano. Non ho avuto molto tempo per studiare e, detta tra noi, Seb è un pessimo insegnante». E scoppia di nuovo a ridere
«Pure! Sei un ingrato, Lewis», risponde un finto offeso Seb, ormai questa intervista sembra uno sketch continuo.
«Grazie ancora per lo spazio. Un bacio a tutti…»
«Non puoi andartene via così, Lewis. Chi è Archimede?» Chiede Mara a un Jamie quasi del tutto fuori dall’inquadratura.
«Conoscendovi lo scoprirete molto presto. GRIZIE ITALYA, CIAO». Saluta di nuovo e si allontana con Seb sottobraccio.

«Chi è Archimede?» Chiedono in coro i membri della mia famiglia voltati verso di me.
«Avete un cervello, usatelo». E corro nella mia stanza per vedere se c’è un messaggio di Jamie sul cellulare.
Nulla. Nessuna notifica. Uffa!

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