76. Capitolo Jamie Lewis

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“Finché senti dolore, sei ancora vivo. Finché sbagli, sei sempre umano.
Finché si continua a provare, c’è ancora speranza.”
LEWIS HAMILTON

Gareggio nel GP di Ungheria e, per la prima volta, Julia è qui con me nei box, in veste di mia fidanzata. Oggi voglio vincere per poter festeggiare con lei davanti a tutti. Siamo nel retro-box, è seduta a cavalcioni su di me e ascoltiamo musica. È una goduria avere le sue attenzioni prima di mettermi in macchina.
«È ora di andare, Lewis. Siete noiosi, sempre appiccicati, mi fate venire il diabete». Sentenzia il mio amico.
«Succederà anche a te, George», dico, ma è la mia donna che guardo.
«Non sono così egoista da promettere il mio gioiello a una ragazza soltanto». Julia incrocia le braccia guardandolo con sospetto. «Non fare quella faccia, Testa. C’è bisogno d’amore a questo mondo».
«Appunto. C’è bisogno di amore. Non del tuo pene nelle vagine delle modelle». Scoppio a ridere.
Julia e George sono come Tom e Jerry. Un continuo beccarsi, ma a modo loro si vogliono bene.
«Fai poche battute e scendi di lì, Testa. Non puoi farlo correre con un’erezione in atto». Non ha tutti i torti.
«Meglio della lucertolona di sicuro». Solo a sentirla nominare mi vengono i brividi.
Entrato al box, Alfred mi allunga i dati della telemetria. Non passa inosservata l’occhiata veloce di Julia ai fogli.
«Ti ho vista, Archimede». So che è felice di essere qui per me, ma si vede lontano un miglio che le manca il suo lavoro.
«Innocente», dice alzando le mani. Mi dona un ultimo bacio, «Falli fuori, tigre. Ti aspetto all’arrivo». E mi lascia preparare.
Si siede in disparte mantenendosi a debita distanza dai monitor della telemetria e so che il motivo non è per la multa che potrebbe ricevere, ma perché soffre.

Inizia la gara, c’è un po’ di bagarre e Lock anche oggi sorprende tutti. Dopo le pole di ieri, è ancora più scatenato al volante della sua RED.
«Box, Jamie, box». Anche no.
«Negativo, faccio un altro paio di giri. Le gomme sono ancora buone». Anzi, sono perfette.
«È l’unico modo che hai per fare l’undercut. Rientra ai box ora!»
«Ma se è lontano chilometri, a chi volete che faccia l’undercut! Devo andare a prendere il primo non preoccuparmi di chi è dietro». Che si sono bevuti oggi?
Faccio il pit e la macchina comincia a darmi strani segnali. Mai una gara tranquilla. Schiaccio il bottone della radio.
«Va tutto a scatti. Non so nemmeno come spiegarlo», dico agli ingegneri in ascolto.
«Non ti agitare, Lewis. Stiamo verificando». E chi si agita.
Continuo a guidare cerco di capire come fare, il volante non risponde come dovrebbe.
«Allora, Lewis. Regolazione base 1-0-1, regolazione per telaio 0-1. Hai capito?» Faccio quello che mi consigliano.
«Copy». Mi basta mezzo giro per capire che i cambi effettuati peggiorano la situazione. «È impossibile guidare così. Torno indietro». Non c’è storia.
«Copy». Copiate! Copiate!
Alfred, il mio ingegnere, si apre spesso in radio cercando di farmi mantenere la calma, ma non ci riesce. Così, dopo varie imprecazioni, una lampadina si accende.
«Chiamate Julia, cazzo. Subito!» Scende il silenzio. «Mi sentite? Toto!» Invoco il nome del mio capo.
«Lewis, che c’è?» Julia, santissima. «Non posso stare qui, non voglio beccare un’ammenda o, peggio, compromettere il mio futuro», la sua voce è un balsamo per il mio umore.
«Non preoccuparti, le registrazioni radio sono monitorate dalla federazione, non devi snocciolare un cazzo sugli avversari. Ho bisogno che mi aiuti a capire cosa sta succedendo. La macchina va, ma non ho il pieno controllo del volante… Merda si è spento». Il display è nero vanno solo le lucine del cambio.
«Come spento?» Anche lei è senza parole.
«Hai capito bene, Archimede. È tutto nero, cazzo». Ti prego, fatti venire un’idea, July, non voglio ritirarmi.
«Forse potresti…» Cosa!? Parla, cazzo! «Ti ricordi quel gioco con il simulatore? Quello dove dovevamo ascoltare i giri motore e guidare alla cieca». Certo che mi ricordo, ho fatto una figura di merda.
«Okay, Archimede. Vorrei rammentarti che ho perso in quel gioco». Conosco bene la pista, forse potrei riuscirci o forse è un azzardo.
«Ti sembra questo il momento di giocare?» Alfred va subito all’attacco.
«Senti, bello, fattela venire tu una cazzo di idea». Figurati se Julia incassava il colpo in silenzio.
Prendo la mia decisione. Lo faccio. Non ho altra soluzione.
«Io farò il mio dovere a occhi chiusi. Invece di perdere tempo a litigare mettetemi a posto questa cazzo di macchina». La risata di Julia è inconfondibile. «Non ridere, Testa. Aiutami con questa follia».
«Allora, Lewis, appena arrivi in un punto dove puoi dare gas, aumenta le marce al massimo e urla quella che metti quando scali. Ci sono io con te ad aiutarti a ricordare l’ultima che inserisci». Faccio un respiro profondo e comincio.
«Sesta. Quinta. Quarta. Terza. Quarta. Quinta. Quarta». Andiamo avanti così per molti giri.
Il volante continua a non rispondere, ma ho raggiunto il mio avversario, devo capire come sfruttare la scia per attaccarlo, vista l’attuale situazione potrei accontentarmi di questa posizione, ma io sono Jamie Lewis, non so come fare ad accontentarmi.
«Okay, Jamie, stai andando alla grande. Osserva il tuo avversario, ma ricordati di contare. Puoi farcela, credo in te». Guardo la mia preda e studio la sua guida. «Dalle immagini, sembra che curva cinque non sia la preferita di Lock. Commette molte sbavature. Prova a stargli attaccato agli scarichi in quel punto e cerca di portare l’attacco a destra». Che cosa? Ma è da pazzi, rischierei…
«È follia pura. Non è un gioco, ragazzina. Non darle retta Lewis, potresti uscire di pista o peggio tamponare. Chi ti credi di essere? Sono anni che faccio questo lavoro. So come vanno queste cose. Smettila, non è un fottuto videogame». Non può trattare così la mia fidanzata, ma sono concentrato a contare e non posso distrarmi.
«Senti, saggio, fai come credi. Io voglio che Jamie vinca» Alfred sembra una locomotiva per quanto sbuffa.
«Tu vuoi ucciderlo. È da incoscienti e irresponsabili». Merda, come vorrei spegnere la radio.
Adesso mi incazzo. Alfred, deve smetterla subito di insultare Julia. Sono stato io a chiedere il suo aiuto.
«Se non fosse per me, Jamie si sarebbe già ritirato. Quindi vedi di chiudere il becco». Amen.
Alla mia ragazza non mancano di certo le palle. Mi fido di Julia, è sicura di sé nel suo lavoro, decido di ascoltarla e provare l’attacco. Merda, freno di botto. Ho fatto un errore di calcolo, non sono stato deciso e spero che il mio avversario non abbia capito la mia intenzione. La prossima volta non ci devo solo provare, ma devo riuscirci, essere decisi è l’unica cosa che conta quando vuoi azzardare qualcosa.
«Non posso credere che tu ci abbia tentato. Hai visto, è una cazzata, Lewis». Invece, ti sbagli, mio caro Alfred.
Julia sa quello che dice. Ritorno alla cinque. Allungo la staccata, quasi lo tampono. È scomposto alla sei ed ecco che porto il mio attacco fino alla sette. Chiudo la traiettoria e proseguo per la mia strada. In cuffia mi arrivano urla di gioia.
«Dai un pugno al volante». Cosa devo fare? «Fallo, Jamie», urla Julia.
E, come per magia, il display si riaccende.
«Yuuu!», esulto.
«Dalle mie parti, quando un sistema non funziona con le buone, va spinto con le cattive, saggio Alfred». Sento dire a Julia digrignando i denti.
«Ti adoro», le dico via radio, felice che tutto funzioni.
«Credo che il mio lavoro qui sia concluso. Vedi di portare le tue chiappe sul gradino più alto del podio, altrimenti farai astinenza fino al matrimonio». Dio, quanto odio questa minaccia.
«Sissignora! Come desidera». Sarei perso senza di lei. «Be’, Alfred, oggi credo tu abbia appreso qualche insegnamento». Odo sbruffi, povero il mio ingegnere, benvenuto nel mio mondo quando sai di avere un genio al tuo fianco.
«Sì. Ho imparato che la tua ragazza è una stronza. Ma anche un fottuto genio fortunato». Scoppio a ridere.
Sì, la fortuna sta nel fatto che era nel nostro box e non in quello della concorrenza. Taglio per primo il traguardo, urlando di gioia.
«Sei stato straordinario, Lewis», urla Toto congratulandosi.
«Straordinaria e stata quella pazza della mia ragazza. Comunque, grazie di averci creduto».
«Posso andare a congratularmi con lei?» Chiede Toto ridendo.
«Basta che stringi poco».
«Farò quello che fai tu di solito con Susy». E scoppio a ridere pensando a quando facevo lo scemo con sua moglie per farlo ingelosire.
«Non ti permettere», provo a minacciarlo.
«Mi permetto, eccome. Prova a prendermi». Scuoto la testa, rido sotto il casco mentre saluto il pubblico durante il giro di rientro.
Esco dall’auto e mi precipito ad abbracciare i miei meccanici. È un momento di gioia che ripaga dalle fatiche del weekend. Poi due occhi smeraldo illuminano i miei, la catturo e la stringo forte a me nonostante la transenna provi a dividerci.
«Grazie per l’aiuto». Mi bacia la visiera, ma non mi basta.
Sfilo il casco dalla testa portandomi dietro anche la balaclava, ho urgenza di sentire le sue labbra sulle mie.
«Ora va molto meglio. Baciami, Archimede». Mi prende il viso tra le mani e ci baciamo come se non ci fosse un domani.
Fischi, urla, le sue labbra, mi prendo tutto. La vittoria è più dolce se c’è Julia che mi dà il benvenuto all’arrivo.
Mi stacco e salgo sul podio. Ritiro la coppa e inondo tutti con lo champagne.

La conferenza stampa è un tripudio di complimenti.
«Be’, Jamie, cosa dire. Credo che il tuo sorpasso entrerà nella storia. Come ci sei riuscito?» Chiede un giornalista.
«È stato un gioco di squadra. Ho avuto problemi seri con il volante. Un quarto di gara l’ho passata a contare le marce». Gli avversari mi stringono le mani.
«Ti piace vincere facile, Lewis». La battuta di Sain mi coglie alla sprovvista.
«Lock cos’è mancato alla RED?»
«La sua ragazza», dice indicandomi. Un coro di risate si libera nella sala. «A parte gli scherzi. È mancata la precisione. Ho mostrato il fianco e Jamie con i giusti consigli ne ha approfittato».
Le domande non smettono di arrivare, molte provano a sconfinare la mia privacy, ma non ottengono risposte. Appena fuori dalla sala stampa vengo avvicinato da Sain.
«Non hai perso tempo, eh, Lewis? Chiederle di sposarti e farle lasciare la RED. Proprio una mossa geniale. Anche la donna più intelligente mostra ignoranza a farsi abbindolare da quelli come te. È sorprendente come un playboy incallito sia riuscito a mettere l’uccello in gabbia. Ma entrambi sappiamo che non è così, chi è la fortunata che reciterà la parte dell’amante?»
«Togliti dalle palle, Sain». Altrimenti non rispondo più di me.
«Non preoccuparti mi farò trovare pronto a consolarla quando sarà il momento. Anzi, forse sarà lei a tradirti». Sto per afferrare il suo collo quando una forza mi spinge lontano.
«Va via, Sain. Faremo i conti più tardi». Parker.
«È colpa sua se Julia si è licenziata». Sto per rispondere, ma Parker mi precede indorando la verità.
«No, cretino di un pilota. È la nostra squadra ad averla fatta fuori prima del tempo». Sain spalanca gli occhi e mi guarda come a cercare una conferma che gli concedo muovendo la testa in senso affermativo.
«Che succede?» L’arrivo di Julia gela tutti.
«Testa, che bello rivederti?» La distrae il suo ex responsabile.
«Anche per me, Parker».
«Sain, stai bene?» Chiede Julia appena incrocia lo sguardo del suo ex pilota.
«Ci manchi, Testa». La voglia di ucciderlo torna.
«Anche voi. Ma siete stati bravissimi. Piccole sbavature che riuscirete a sistemare». Sain le dà una leggera stretta al braccio e va via come se nulla fosse accaduto.
«Sembri stanca, stai bene, Julia?» Chiede Parker allarmato.
In effetti è pallida. Oggi non ha fatto altro che guardarsi intorno e io ho fatto lo stesso. La paura per quello che le è accaduto non è di certo passata.
«Sto bene, grazie», risponde rassicurandolo.
«Ed è l’unica cosa che conta. Andate via prima che i giornalisti vi prendano d’assalto. Alla prossima, Testa. Ancora complimenti, Lewis». Lo saluto con un’alzata di testa.
«Jamie, tutto okay?» Non ho bisogno di altre donne nella mia vita, a me basta lei.
«Sì. Andiamo in albergo».
«Non puoi, hai la tua riunione con gli ingegneri». Constata.
«Non importa. Ho bisogno di un unico ingegnere adesso. Vieni, andiamo via». E senza ulteriori domande mi asseconda. 

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