36. Capitolo Julia Testa

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“Houston, questa è la base della tranquillità. L’aquila è atterrata.”
NEIL ARMSTRONG

Dopo una doccia decidiamo di raggiungere gli altri per la colazione. Domani Jamie deve andare a lavorare, per iniziare la preparazione del GP di Spagna.
«Buongiorno, piccioncini». Sorrido al commento di Stephanie e Jamie le dà un bacio sulla guancia.
«Sei un po’ pallida, sorellina. Stai bene?» Lei sbuffa.
«Sono incinta, il mio stomaco non regge nulla, ma per mia fortuna ho fame». Dispone sul piatto la colazione.
«Grazie, ma non dovevi. Io alla mattina non mangio, il mio obiettivo è solo il caffè». Dico e Jamie mi guarda storto.
«Mangia, dopo tutto quell’esercizio devi mangiare, non voglio che la mia ragazza svenga». Divento rossa, quel commento mi rincuora, anche se non so quanto sia vero.
«Ricordatevi di non esagerare, è questa la fine che si fa con…» Steph non finisce la frase che corre a vomitare nel cestino.
Poverina, mi avvicino a lei e le accarezzo le spalle. Boom! Mi ricordo di una cosa che faceva spesso mia nonna.
«Hai dello zenzero?» Sempre con la testa nel cestino, allunga il braccio e con il dito puntato indica il mobiletto in alto.
«Vuoi una mano, Archimede?» chiede Jamie mentre rovisto.
«Per caso mi stai dando della nanerottola?» Sarò poco più dieci centimetri più bassa di lui. Di colpo vengo issata da terra. «Ahhh!», urlo, e per paura di cadere mi tengo alla credenza.
«No, Archimede. Ma mentre tu prendi quello che ti serve, io mi godo la vista delle tue tette». Con la mano libera, gli tiro uno schiaffo sulla testa. «Ahia!», si lamenta il pappamolle.
Afferro la farina, lo zucchero di canna, le noccioline, l’olio di girasole e lo zucchero a velo.
«Ora puoi mettermi giù». Jamie mi adagia a terra con calma per evitare di farmi rovesciare gli ingredienti e, prima di spostarsi, mi posa un bacio sulla testa.
«Missione compiuta, dolcezza», come mi ha chiamata? Appoggio le cose sul piano da lavoro e lo guardo di traverso. Ti faccio vedere io chi è dolcezza. Apro il frigo, prendo la margarina e, senza staccare gli occhi da lui, rovisto nel cassetto e trovo quello che cercavo: il mattarello.
«Chi hai chiamato, dolcezza?» chiedo, battendo il mio strumento sulla mano. Jamie spalanca gli occhi, scioccato. «Fammi sentire, dillo di nuovo?» Mi avvicino, e lui va a nascondersi dietro la sorella. «Mettiamo subito le cose in chiaro, dolcezza. Io non sono e non sarò mai dolcezza, tantomeno zuccherino, fragolina, biscottino, ciccina, cuoricino, baby e tutti i nomignoli stupidi che hai usato finora per chiamare le tue conigliette. Sono stata chiara?»
«Grande, Julia». Steph ride per la scena mentre si defila dal fianco di Jamie per bere un bicchiere d’acqua.
«Sto ancora aspettando la tua risposta, dolcezza». Continuo ancora a guardarlo in cagnesco, tenendo fede alla recita.
«Chiarissima, am… Archimede». Fermo subito il mattarello con la mano, stava per dire “amore”? Quello può usarlo se vuole.
Ecco come si fa a rivoltarsi un gioco contro. Poso la mia arma, delusa e sempre con lo sguardo cattivo, comincio a impastare.
«Sai, Archimede, devo ammettere che alle volte mi spaventi. Inizio davvero a pensare che sia il caso di tenere un casco a portata di mano quando sei nei paraggi». Non resisto e scoppio a ridere.
La scena di lui, con il casco in testa, che corre mentre viene inseguito da me con il mattarello mi fa piegare dalle risate.
«Oh, mio Dio», adesso anche Steph scoppia a ridere.
«Che c’è? Che ho detto?» Prendo un respiro, ma appena i miei occhi incrociano quelli di sua sorella scoppiamo di nuovo a ridere.
«Donne, libri aperti scritti in un alfabeto segreto. Solo i veri geni possono tradurre le loro parole». Wow! Poetico, il pilota.
Senza ribattere, tanto ci pensa la sorella, inizio a darmi da fare con “i biscotti vegan della nonna ”. Accendo il frullatore e trito le nocciole nel frattempo pelo lo zenzero, lo taglio a piccoli pezzi per poi unirlo alle nocciole assieme allo zucchero di canna, frullo e ottengo un bel composto omogeneo. Chiedo a Jamie di allungarmi una ciotola e rovescio tutto all’interno. Aggiungo la margarina, l’olio di girasole e inizio a impastare. Mentre procedo sento gli occhi di Jamie non perdersi nemmeno un passaggio. Ogni tanto lo guardo ed è bello trovarlo concentrato su ciò che sto facendo.
Senza smettere di impastare aggiungo la farina, fino a ottenere un composto solido e compatto. L’impasto dovrebbe riposare almeno un’oretta, ma verrà bene anche senza, lo sento freddo tra le mani. Con un gesto plateale ruoto il mattarello e Jamie, che fino a un attimo fa era piegato sul bancone si mette dritto in allerta.
«Paura, dolcezza?» dico con voce sensuale.
«Da morire, Archimede». E si morde il labbro ammiccando.
Accendo il forno e stendo l’impasto aiutandomi con della farina fino a ottenere una frolla dallo spessore di mezzo centimetro.
«Hai delle formine, Steph?»
«Certo. Jamie sono lì in quel mobile». Non è felice di fare il nostro zerbino. «Non fare quella faccia se non vuoi che ti rovesci addosso bile. Il mondo dei social non morirà se per due secondi stacchi». Chissà con chi sta interagendo… Una ragazza!?
Scuoto la testa, respingendo il mostro dagli occhi verdi. Non è Francesco. È Jamie, che sulla carta potrebbe essere peggio, ma no… Ha promesso e io gli credo.
«Le serve altro, Chef… Posso chiamarla così senza rischiare mattarelli vaganti che pendono sulla mia testa?» Mi mordo il labbro per non ridere.
«Accordato». Jamie porta una mano alla mia bocca e lo libera dalla stretta dei miei denti.
Per un attimo mi sento come quella gran culona di Dakota con quel figaccione di Dornan in una scena di “Cinquanta Sfumature”. Sorridendo, rubo un bacio al mio personale Grey. Chissà se Jamie possiede un elicottero. Per ora, mi accontento dell’aereo. Ricaccio indietro la voglia di ridere e nel farlo rischio di strozzarmi. Ma quanto sono scema!?
«Comunque, sei davvero brava in cucina, Julia».
«Scusa… Oh, sì». Vengo colta in pieno a fantasticare.
«Beccata», afferma Jamie andando via.
«Preparare da mangiare è una delle poche cose che mi piace fare», rispondo mentre imbarazzata prendo le teglie. «Ops! Ho bisogno di un volontario». Ed ecco che, come per magia, appare il piccolo Martin correndo.
«Julia! Volevo venire a svegliarti, ma la mamma mi ha vietato di aggirarmi verso la dependance». Spalanco gli occhi e Jamie scoppia a ridere.
«Vieni qui, Saetta. Bravo, campione, devi sempre dare retta alla mamma». Per fortuna, Martin è un bimbo ubbidiente, non oso immaginare a cosa avrebbe pensato se ci avesse beccati.
«Martin, ho bisogno di te. Sei in grado di usare le formine con la pasta per i biscotti?»
«Sììì. Aspetta, hai fatto i biscotti!? Mamma, ha fatto i biscotti. Possiamo tenerla con noi?» Oh, mio, Dio.
«Solo se sono più buoni di quelli di nonna Elizabeth», ribatte Steph facendomi l’occhiolino.
«L’ho detto a zio che sei speciale anche se tifi RED». Il complimento mi fa arrossire e sorridere.
«Smettila di fare il piacione e lavora». Martin fa la linguaccia a Jamie e subito dopo si mette all’opera.
In meno di un’ora i dolcetti sono pronti. Zio e nipote si fiondano ad assaggiarli nonostante siano ancora caldi.
«Non sono per voi due». Sposto il vassoio e per poco non mi ustiono.
«Hey, ce li siamo guadagnati aiutandoti», ribatte insolente Lewis mentre ne ruba uno.
«Sono… buooonissimi, zio, e sooono senzaaa gli animali», parla Martin con le guance gonfie di biscotti.
«Vegani». Lo corregge Jamie, anch’egli con la bocca piena, sembrano due criceti colti in flagranza di reato.
«Cazz…Caaaavoli sono davvero buoni». Jamie recupera in extremis sulla parolaccia.
«Avevi dubbi? Sono una perfetta italiana del sud, con tanto di stelle sul grembiule». Incrocio le braccia facendo l’offesa.
Per un fugace istante, la mia mente si riflette sui ricordi con la mia amata nonna. Era lei a disegnare quelle stelle sul mio vecchio grembiule scolastico mentre mi insegnava i segreti della cucina. Mi manchi da morire, nonna. Nello stesso istante, Jamie mi solleva e mi fa girare.
«Sapevo di aver scelto bene. Intelligente, cazzuta e sa anche cucinare». Mi bacia e bisbigliando aggiunge: «Non dimentichiamo i giochi di resistenza a letto». Avvampo per la vergogna, i suoi occhi sono seri e il bacio innocente diventa più intenso.
Ci stacchiamo appena sentiamo un mugugno di piacere provenire alle mie spalle. Stephanie sta provando i biscotti.
«Oh, mio Dio, sono buonissimi e il mio stomaco sembra rilassarsi. Grazieee… Fratello, non fartela scappare. Sappi che se lo farai, vedrò di sposarla io». Martin ride.
«Mamma, può farmi da babysitter e appena divento grande la posso sposare io». Sono nei guai.
«Manteniamo la calma. Julia è mia, quindi smammate». Prende il mio viso tra le mani e mi bacia per reclamare il possesso.
«Tu sei pazzo», affermo scherzando.
«Di te». Game over!
Ed è in questo intricato gioco dell’anima che mi ritrovo ingannata. In un istante, è solo un idolo, uno sconosciuto che, nel suo mestiere, mi regala emozioni così intense da meritare un posto d’onore sulle pareti della mia stanza. Ma nell’istante successivo, si trasforma nella persona che ho sempre sognato, l’uomo che, catturando il mio cuore, mi fa sperare di custodirlo con la massima delicatezza, affinché rimanga intatto. Ed è qui che si conclude il gioco, con me perdutamente innamorata di lui.

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