44. Capitolo Julia Testa

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“Ci sono tre classi di persone: quelle che vedono, quelle che vedono ciò che viene mostrato loro e quelle che non vedono.”
LEONARDO DA VINCI

«Julia, perché piangi?»
«Non sto piangendo, per colpa del vento mi è entrata della polvere negli occhi».
«Ahhh! È brutta quella. Cattiva polvere! Però la sabbia è peggio. Al mare succede sempre, ma non sulla barca dello zio Jamie. Lì non c’è sabbia e l’acqua è alta alta».
«Immagino». Segue attento il mio lavoro di sistemarlo sul booster di sicurezza. «L’ho montato bene?» Annuisce con un grande sorriso stampato.
«Julia». Mi richiama prima che possa chiudere la portiera.
«Dimmi».
«Tu sei brava in tante cose e hai distrutto lo zio Jamie. Sììì», dice enfatizzando la vittoria con il braccio.
Ho un’altra opinione in merito a chi ha distrutto cosa. Le lacrime tornano a lambire i miei occhi. Non posso cedere. Martin ne resterebbe deluso.
Steph sta litigando con la radio. Sta cercando in tutti i modi di evitare musiche smielate. Non ha ancora detto una parola su quello che è successo al circuito. Credo debba ringraziare il bambino seduto dietro che nel tragitto si è addormentato.
«Basta mi arrendo». Sbuffa continuando a guidare.

«Yo te quiero tanto.
Y porqué será?
Loco testarudo no lo dudes más. Aunque en el futuro Haya un muro enorme. Yo no tengo miedo quiero enamorarme».

«No, vabbè. Ma questa è una congiura». Credo proprio di sì.
Stephanie si appresta di nuovo a cambiare stazione, ma io la blocco. “No me ames” cantata in duetto da Marc Antony e quella culona fortunata di J. Lo, ma io la blocco.
«Non lo fare. È bellissima questa canzone. Non farà più male di quello che già sento. Lasciamela ascoltare».
«Sicura?» Annuisco e faccio di peggio, la canto.

«No me ames, para estar muriendo
Dentro de una guerra llena de arrepentimientos
No me ames, para estar en tierra, quiero alzar el vuelo
Con tu gran amor por el azul del cielo».

«Oh, mio Dio. Ma che razza di voce hai, Julia? Sei bravissima. Sapevo della tua capacità di incantatrice di piloti, ma questo è cantare ad alti livelli». Il complimento mi fa arrossire. «Perché non hai inseguito una carriera nella musica invece di sporcarti le mani con delle noiosissime macchine?». Alzo le spalle.
«Mi piace cantare. È uno sfogo. Qualcosa da fare sotto la doccia o con gli amici per divertimento. Le macchine sono tutta un’altra storia. Le sento dentro: i dati, i piccoli e grandi ingranaggi, creare qualcosa di nuovo ed evoluto. Sono queste le cose che mi fanno battere il cuore». E anche guardare suo fratello, in tutte le sue mille sfaccettature…
Merda. Mi viene di nuovo il magone! Perché devo ritornare lì con la testa? Perché sei sadica inside, Testa.
«Siamo arrivati. Aiutami con la borsa mentre porto Martin dentro casa». Faccio quello che mi ha ordinato ed entro in casa.
Lo sguardo inciampa sul telefono che ho dimenticato sul bancone della cucina. Nessun messaggio da parte di Jamie. C’era da aspettarselo. Non so nemmeno perché ci stia sperando. Le parole che ha pronunciato… il tono che ha adottato. Per fortuna, ci sono delle foto di Desirée che ha mandato mio fratello. Mi manca tanto quella piccola birichina. Stare con Martin mi fa desiderare di tornare a casa dalla mia nipotina. Alla luce di quanto è accaduto, credo che dovrei farlo. Dovrei dire la verità ai miei genitori sull’ennesima stupidaggine che ho commesso e lasciare che tutto torni come prima. Se sono riuscita a liberarmi di quindici anni con quello stronzo, posso accantonare questo breve periodo con Jamie. Se avessi dimenticato Francesco, non saresti qui a pensare di mandare all’aria una delle poche fortune ricevute dalla tua misera vita. Coscienza, sei proprio una stronza. La verità ti fa male, lo sai!
«Ora possiamo parlare». Esordisce Steph ritornata in cucina.
«Dorme ancora?» Provo a cambiare argomento.
«Martin è sveglio e sta guardando uno sei suoi cartoon preferiti - bel diversivo usare mio figlio, comunque - tu e Jamie. Sputa il rospo». Le racconto a grandi linee il fulcro della nostra discussione, e la cosa che mi lascia esterrefatta è che non sia minimamente impressionata. E può significare solo una cosa: è già successo. «Non posso, Steph. Accettare la sua offerta. È troppo presto e ho troppa paura di ritrovarmi con il sedere per terra».
«Certo, posso capirlo. È il rischio che si corre quando si frequenta qualcuno. Anche se c’è qualcosa che non mi convince nell’atteggiamento di mio fratello. Devo approfondire la questione». Non capisco.
«Va bene così, Stephanie. È stato tutto avventato, e non lo giudico per come mi ha trattata. In fondo credo di averlo meritato. Jamie cerca di trovare soluzioni mentre io cerco di non inciampare negli stessi errori. Non può funzionare». È solo mia la colpa della rabbia di suo fratello.
«Smettila, Julia. C’è qualcosa che non quadra. Non dovrei dirtelo, ma la mattina dopo che hai ricevuto la mail, ho sentito cosa Jamie ha detto a Marc. Era entusiasta per te, ma preoccupato che ci fosse qualcosa di strano sotto in quel repentino ritrattare il tuo licenziamento. Non ha fatto segreto che avrebbe preferito avere più tempo libero con te, ma credimi, era tanto felice di sapere che avresti realizzato il tuo sogno». I miei occhi si riempiono di nuovo di lacrime.
«E allora perché incavolarsi così tanto per aver rifiutato la sua offerta?»
«Credo ci sia di nuovo il suo zampino. Pur di tenere tutto sotto controllo, muove i fili delle situazioni come sempre». Non è possibile, io non conosco nessuno qui a parte loro.
«Chi?», domando.
«James». Non conosco nessun… Aspetta.
«Il padre di Jamie?»
«Lui in persona. Per caso stavate parlando di me, ragazze?» Mi pietrifico.
Stephanie è stupita quanto me della presenza del patriarca Lewis. Che grande figura di merda. Ti prego Signore fa che non abbia ascoltato.
«Da quanto tempo sei arrivato?»
«Hola, ragazze». L’avvocato Garcia entra nel mio campo visivo e dopo un bacio a sua moglie accarezza la mia mano sul bancone. «Siamo appena entrati», risponde Marc.
Forse siamo salve. Continuo a restare impallata alla sedia, con le spalle rivolte al signor Lewis. So che è maleducato, ma la situazione non mi piace. Dopo le supposizioni di Steph e le poche cose che Jamie mi ha confessato, non mi sento a mio agio in sua presenza.
«Jamie è con te?» La domanda di Steph mi fa sollevare le spalle in allerta.
«Credo sia in giro o forse in albergo. Chi può dirlo?» Sta cercando di dire che Jamie è andato a divertirsi? «Anzi, ora che ci penso dovrebbe essere a una festa di uno degli sponsor». Di colpo l’immagine di lui insieme a quelle donne, a Imola, ritorna a far danni nella mia testa.
«Qual buon vento ti porta qui, James?» Non risponde subito alla domanda di Marc, ma sento che si sta avvicinando al bancone e di conseguenza a me.
«Una di quelle brezze tipiche italiane». Me!?
È qui per me? Sollevo lo sguardo e incrocio il suo. Lewis senior mi sta fissando. I suoi occhi sono indagatori e severi. E ho un brutto presentimento.
«Non credo di essere una brezza, signor Lewis. Forse la comparazione è più consona a una persona come Marc. Chi mi conosce al massimo mi paragonerebbe alla Tramontana se non addirittura alla Bora». Stephanie scoppia a ridere.
Forse ho esagerato, ma il pensiero di Jamie chissà dove a fare chissà cosa ha mandato in tilt il cervello.
«Potete lasciarmi qualche minuto da solo con Julia, coniugi Garcia?» Merda.
«Dipende che intenzioni hai con lei, James».
«Le migliori», risponde con voce ferma.
Che a casa mia si traduce al contrario.
«Julia, per te va bene?»
«Vai pure, Stephanie. È tutto okay». Non temo nessuno.
Annuisce, ma prima di andare si avvicina al mio orecchio con la scusa di depositarmi un bacio sulla guancia.
«Non farti raggirare. È un uomo molto scaltro». Mi dona il bacio e va via seguita da suo marito.
«Siamo soli». Constato ad alta voce mentre James prende posto sullo sgabello al mio fianco.
«Lo vedo». E allora perché non parla e resta zitto a fissarmi? «Sai Julia, sei molto brava a essere accondiscendente quando vuoi, ma entrambi sappiamo quanto sei orgogliosa. Ho indagato su di te quando ho saputo che mio figlio era interessato a più di una scopata». Non posso credere che l’abbia detto.
Non riesco nemmeno a… Il pensiero che abbia fatto delle ricerche sul mio conto mi rende ancora più furiosa. Voglio dire, chi fa queste cose, a parte gli stalker?
«Si chiama privacy e lei l’ha violata», dico un po’ stizzita.
«Non preoccuparti, le informazioni che ho ottenuto non verranno divulgate. L’ho fatto solo per il bene di mio figlio e perché sono il suo manager. In gran parte, la sua carriera è nelle mie mani. Conosci la sua reputazione. È importante sapere con chi esce, soprattutto se la lei in questione conta abbastanza per lui. E ho capito che conti anche troppo. Da quando sei apparsa, mio figlio non fa altro che aizzarsi contro di me. Perciò, dovevo sapere se avevi degli scheletri nell’armadio che potenzialmente potessero danneggiarlo». Questa cosa è ridicola.
«E ha trovato qualcosa?» La risposta è ovvia.
«No. Ma questo lo sa già. A parte il fatto che non sa tenersi un lavoro, non ho trovato nulla». Cosa!?
«So tenermi un lavoro. Non è colpa mia se questo mondo fatto di uomini è dominato da idioti maschilisti», ribatto arrabbiata.
«Eppure si ostina ancora a combatterlo».
«Non sono affari suoi, signor Lewis. La prego di arrivare al dunque». Incrocio le braccia.
«Giusto. Avevo dimenticato che tra le informazioni era ben visibile il suo temperamento da spaccona». Stringo forte le nocche delle mani fino a fermare la circolazione.
«È mia la vita. Decido da sola come meglio viverla».
«Peccato che è incappata in quella di mio figlio. La sua vita non è l’unica cosa in ballo». Sento il fegato frantumarsi per il nervoso.
«Non credo che la relazione tra me e Jamie sia un suo problema, siamo adulti, decidiamo da soli per noi stessi».
«Non se di mezzo ci sono altre persone. Mio figlio ha delle responsabilità verso il suo lavoro e non permetterò a nessuno, nemmeno a lui di sabotarci».
«Quindi è lei che decide cosa è giusto o sbagliato? Nemmeno Dio si è permesso di sottrarre all’uomo il libero arbitro».
«Apra bene le orecchie, signorinella. Non so a che gioco sta giocando, ma io non sono mio figlio e non mi faccio abbindolare da un bel faccino. Ho dedicato e continuo a dedicare la mia vita a perseguire i sogni di Jamie, a forgiarlo in una persona forte e orgogliosa. Non le permetterò di distruggere tutto ciò». È fuori di testa.
«C’è da capire se Jamie stia davvero realizzando i propri sogni o se lei abbia proiettato su suo figlio tutto ciò che avrebbe voluto per sé».
«Non le permetto di… » Sollevo una mano per interromperlo
«Cosa!? Giudicarla come ha fatto con me, permettendosi di entrare nel mio privato? Che cosa vuole, James? Ho rifiutato la vostra offerta e, per la cronaca, dopo oggi non credo nemmeno che questa sua crociata sia necessaria. È finita. Può tranquillamente chiudere la conversazione». La consapevolezza che sia davvero successo forma un nodo alla gola che piano piano comincia a stritolarmi.
«Eppure è ancora qui, a casa della sorellastra di Jamie, sperando che lui torni a riprenderla. Il fatto è che, anche se spera, non lo vuole davvero. Riesco a vedere in lei, quello che c’era con la mamma di David. Ha esattamente lo stesso sguardo, quello della fuga. La mia ex pensava che si potesse avere molto di più dalla vita, rispetto a quello che avrebbe avuto con me e suo figlio. Era sempre alla ricerca di cose più grandi, più intense, e correva verso ciò che credeva l’avrebbe appagata. Ha abbandonato David appena ha scoperto della sua malattia, senza degnarsi un secondo di guardarsi indietro. E tu…» Scuote la testa, mi scruta. «Farai lo stesso». Sono sconvolta e senza fiato.
Riesce a leggermi dentro. E in questo momento mi sento più vulnerabile che mai.
«Io…» Non riesco a parlare.
«Credo di sapere quello che stava per dire, e non ce n’è bisogno. Le chiedo solo una cosa: se pensa di non riuscire ad andare fino in fondo con Jamie, lo lasci adesso. Interrompa subito l’incantesimo che ha gettato su di lui, e non a distanza di mesi, quando sarà troppo tardi e non si riprenderà più». Ho l’impressione che mi abbia appena dato un pugno nel petto.
Lotto per respirare. Cosa posso dirgli? Che ha ragione. Che la mia paura cresce in modo esponenziale ogni volta che qualcuno cerca di comandarmi o, peggio ancora, tradirmi imponendomi il proprio volere. Che ogni mattina, negli ultimi anni, mi sveglio e constato quanto io sia fragile. So di non essere abbastanza per uno come Jamie, e che non lo sarò mai.
«Va tutto bene?» Stephanie entra nella cucina.
Cancello rapidamente qualunque emozione dalla mia faccia e mi stampo un sorriso prima di sollevare lo sguardo verso di lei, anzi, loro, visto che al suo fianco ci sono Marc e ora anche Martin.
«Certo. Io e il signor Lewis ci siamo chiariti». Mento.
«Solo James», aggiunge quest’ultimo stringendomi la mano e continuando la recita.
«Per una volta nella tua vita forse stai facendo la cosa giusta». Afferma Steph.
«Niente che non sia nell’interesse delle persone che più amo in questa vita», risponde James guardando me dritto negli occhi.
«Resti a cenare con noi, nonno James?» Chiede Martin arrivato al nostro fianco.
«Mi dispiace, ometto. Ma devo tornare da David in albergo. Sarà per la prossima volta. Immagino ti vedrò al Gran Premio».
«Sììì. Ho fatto tutti i compiti e ci sarà anche Julia con noi». Tenere a freno le lacrime davanti a questo entusiasmo richiede uno sforzo esagerato da parte della mia forza di volontà.
Non ci sarà alcun GP per me. Devo sparire subito da qui. Il più velocemente possibile.
«Ora sarà meglio che vada. È stato un piacere conoscerti, Julia». James mi dà un bacio sulla guancia. «Tu sai bene cosa è meglio per te», bisbiglia al mio orecchio.
«Addio, Lewis». Ripeto per la seconda volta lo stesso saluto che ho rivolto a suo figlio.
Il mio sorriso è tirato, come il mio addio, definitivo. Il resto della cena mi passa davanti in maniera sfocata. Mi assicuro di unirmi alla conversazione e di ridere nei momenti giusti, ma le parole di James mi ronzano nella testa. Abbiamo appena finito il dessert, e non vedo l’ora di andarmene via. Lontana da questa casa, ma soprattutto da lui. Jamie non è tornato e non ha nemmeno chiamato per provare a chiarire. Il suo tacere non è altro che una conferma silenziosa di quello che era destinato a finire in partenza.
«Vuoi un caffè?», chiede Marc.
«Io sono a posto. E voglio ancora ringraziarvi per tutto. Sono stanca e ho bisogno di riposare», altra bugia.
«Vai pure a letto, Julia. Vedrai, domani tutto si risolverà».
Domani… So che dovrei riferire ai coniugi Garcia la mia decisione, ma non voglio che interferiscono convincendomi a restare dove l’unica persona che può trattenermi non si è fatta più viva. Abbraccio queste persone una a una. È straordinario come dei perfetti sconosciuti siano riusciti, in così breve tempo, a entrarmi dentro. Sarò felicissima di portare con me il loro ricordo.
«Non piangere, Julia. Non preoccuparti. Sono sicura che domani mattina Jamie sarà qui a chiarire tutto questo casino. Conosco bene mio fratello. Ha solo bisogno di un po’ di tempo per calmarsi». E io di riprendere in mano la mia vita.
Il tempo è scaduto.

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