“Quando una porta si chiude, un’altra si apre, ma spesso guardiamo la porta chiudersi così a lungo e con una tale tristezza che non ci accorgiamo che un’altra è stata aperta per noi.”
ALEXANDER GRAHAM BELLMentre raccolgo le mie cose dall’armadietto, pronta a tornarmene a casa, non noto la presenza di Leonardo, mi sfiora e io sobbalzo dallo spavento.
«Scusami, non volevo… Stai bene, Julia?» La domanda non mi coglie di sorpresa, oggi ho tenuto tutti a debita distanza, compreso lui che non c’entra nulla.
Ma sono fatta così. La delusione tende a mettermi con le spalle al muro ed è solo il silenzio la cosa che riesco ad accettare. Antonio è stato intrattabile, non ho potuto nemmeno rifugiarmi nel mio lavoro perché Bamby è ancora dal meccanico, e mi ha fatto passare la giornata a riempire le scartoffie dei miei colleghi ignoranti. L’aria è irrespirabile, non vedo l’ora di scappare via da qui.
«Andrà meglio appena sarò a casa». Lontana da questa merda.
«Antonio poco fa mi ha fermato e mi ha detto cosa è successo… E mi dispiace». Dispiace anche a me aver saputo che è l’ennesimo stronzo. «Ascolta, perché non chiedi di farti cambiare di reparto? L’ho suggerito io stesso al nostro capo. Non puoi continuare così, ci sono molte postazioni con donne, luoghi dove saresti più a tuo agio e non vivresti costantemente sotto pressione». Ed è la goccia che fa traboccare il vaso.
Senza pensarci, guardo Leonardo ed esplodo, lo spingo contro l’armadietto. Ed è forte il rumore dell’impatto.
«Senti un po’ “so tutto io e faccio io”, come ti sei permesso di suggerire una cosa del genere al nostro responsabile? Non posso crederci! Non ti ho chiesto io di diventare il mio protettore, dovevi solo dire la verità dei fatti. Non ho bisogno che qualcuno mi salvi. Lavoro duramente e mi guadagno tutto da sola. Ho rinunciato a un ruolo da ingegnere per rincorrere il mio sogno. E non ho mai succhiato cazzi a nessuno per ottenerlo, chiaro? Quindi vedi di toglierti dalle palle». Mi guarda impalato, senza reagire, mentre lo lascio lì, fermo.
Ritorno ad afferrare le mie cose, mi appresto ad aprire la porta ed ecco che arriva il colpo finale.
«Ci sono sogni che sono destinati a restare tali. Ha ragione Antonio, sei donna e devi fartene una ragione se vuoi continuare a lavorare qui». Mi guarda con freddezza, la delusione esplode dentro di me.
Il mio cuore si infrange. Spalanco la porta ed esco. Prendo la mia Giulietta e corro verso casa. Questa giornata è una merda. Tregua, chiedo solo una fottuta tregua da tutti.Entro sbattendo la porta e imprecando contro me stessa. La delusione per Leonardo è la cosa più orribile che potesse capitarmi, neanche lui confida nella mia realizzazione, mi ha mentito. Credevo davvero nella nostra amicizia, nella sua sincerità, pensavo fosse diverso. Poteva difendermi dicendo semplicemente quello che Tommaso fa di solito, Leo sa come stanno le cose. Cristo, anche lui ha scelto la strada più facile, come tutti gli altri. Mi ha mortificata distruggendo l’unica cosa buona che avevo trovato in RED, la sua amicizia.
Mi verso un bicchiere di vino, un bip del telefono mi fa sobbalzare, e quasi lo rovescio. Mi aspetto sia Leonardo, invece la situazione continua a peggiorare.JAMIE:
A quest’ora dovresti aver ricevuto i miei fiori, a meno che non siano andati perduti... Penso di meritare almeno un grazie, bellissima fanciulla.L’articolo su di lui con due donne sulla “Gazzetta dello Sport” è ancora in bella vista sopra il mio divano. Ed è lì la consapevolezza: un altro uomo che mi considera una scopata facile, e con Lewis sarebbe una certezza. Sono ingenua, okay! Ma intelligente credo di esserlo ancora.
Io:
Non permetterti più di mandarmi fiori al lavoro. Vai a scoparti qualche modella e lasciami in pace. Grazie.Essere diretta è sempre la scelta giusta. Per fortuna non replica, così posso finalmente lasciarlo andare.
Al lavoro la situazione è sempre peggio, quattro giorni d’inferno, e si respira un clima pesante di forte cambiamento nei miei confronti. Tommaso si tiene a debita distanza, anche se il suo sguardo e il suo ghigno continuano a perseguitare. Leonardo e io, dopo lo scontro negli spogliatoi, non ci rivolgiamo la parola. Siamo distanti, come se non ci fossimo mai conosciuti. Per fortuna Bamby è tornata e grazie a lei posso respirare durante la giornata. Finalmente è venerdì e questa settimana terribile sta per essere archiviata. Mentre rientro in garage, Antonio si avvicina e il suo sguardo freddo non promette nulla di buono.
«Testa, devi recarti all’ufficio del personale. Il responsabile delle risorse umane deve parlarti, puoi andare a prepararti se vuoi, tanto per oggi hai finito». Finita.
Questo significa. È tutto finito. Fanculo! Prendo i fogli che ho in mano e li butto per terra. Sono consapevole che il mio mondo sta per crollare.
Entro negli spogliatoi e sento di essere seguita a debita distanza, ignoro chiunque sia, raccolgo tutta la mia roba tanto è quello che mi verrà chiesto, ma mentre sto per uscire, la persona che è stata con me come un’ombra dà fiato alla bocca.
«Non pensare al peggio». Mi volto di scatto e lo guardo fisso negli occhi prima di vomitare la mia sentenza.
«Cosa c’è, adesso mi parli? Perché non vai a dare altri suggerimenti di spostamenti? Come vedi, ti ascoltano. Stammi lontano, Leonardo. È finita, è tutto finito». Esco sbattendo con tua la forza la porta.Mentre percorro Corso Schumacher verso l’ufficio del personale, ogni passo mi sembra più pesante del precedente. La delusione è un nodo stretto nella mia gola, e l’amarezza si fa strada nel mio stomaco. Ho sempre sognato di lavorare per la RED, sin da quando ero una bambina. Era il mio sogno, le loro vetture la mia passione. Ma ora, sento che tutto sta per svanire.
Tutti quei momenti passati a immaginare di progettare soluzioni nella galleria del vento, o ad analizzare dati per trovare quel millesimo di secondo per raggiungere la perfezione, sembrano lontani, solo fantasie irrealizzabili. E ora, il mio futuro in questa azienda è in bilico, se non addirittura finito.
Nel mio petto, il mio cuore batte veloce, mentre cerco di trovare un briciolo di speranza, ma la consapevolezza di aver perso un sogno che ho coltivato per anni è una ferita che si allarga a ogni passo che compio verso quel maledetto ufficio. E sprofonda appena la segreteria mi invita a entrare.
«Si sieda, Agnelli la riceverà subito». Non ho nemmeno il tempo di posare la borsa la porta si apre bruscamente, e un brivido di ansia mi attraversa quando il signor Agnelli fa il suo ingresso.
Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, perché so che le sue parole potrebbero segnare la fine del mio sogno.
«Signorina Testa, prego, venga pure», mi indica dove accomodarmi e lo faccio.
Il cuore batte così forte da rimbombarmi nelle orecchie. La mia paura è palpabile, ma aspetto che sia lui a iniziare la conversazione.
Agnelli comincia a parlare, menzionando il mio fascicolo e il mio comportamento. La sua voce è calma, ma il suo tono è gravido di insinuazioni. La tensione aumenta quando mi chiede di spiegare la mia parte. Ho così tanta rabbia dentro di me che fatico a respirare.
Le parole mi escono dal petto come un uragano. Non riesco a trattenere la mia indignazione. Parlo dei miei sforzi nel lavoro, delle molestie subite da parte di Tommaso e delle continue battutine dei colleghi, ma soprattutto parlo del mio senso meritocratico. Non posso sopportare più a lungo di sentirmi umiliata.
«Credo di non meritare questo trattamento perché svolgo il mio lavoro dando il massimo e difendo il mio essere donna da un porco che ci prova di continuo e da chiunque soffra di complessi di inferiorità. A differenza di molte persone, io so quanto valgo e pur di seguire i miei sogni, che ho realizzato senza l’aiuto di nessuno, ho lasciato un posto da ingegnere per poter avere una possibilità qui. Sono stata incolpata di essere un elemento disgregante del gruppo. Lei vede un gruppo nel reparto test? Sa cosa le dico? Sono solo cazzate. Quindi visto che ho un carattere di merda e che sono solo una povera donna con un curriculum di alto profilo, me ne vado e le tolgo il disturbo di farlo lei direttamente». Lancio sulla scrivania tutte le cose che appartengono alla RED, chiavi, lasciapassare, ogni cosa loro in mio possesso e mi alzo. «Una persona che lavora qui, qualche giorno fa, mi ha augurato di incontrare nella vita uomini intelligenti, che mettono al primo posto i miei meriti e non solo la mia bellezza. A quanto pare devo continuare la mia ricerca. Quindi, con il suo permesso, io andrei».
«Ha fatto tutto lei, signorina Testa. Sono le regole e vanno rispettate». Mi assumo la responsabilità di ogni mia azione.
Non aggiungo altro, gli stringo la mano ed esco dall’ufficio. Nel corridoio, sbatto contro una persona, fatico a metterlo a fuoco a causa del pianto trattenuto.
«Stia attenta, signorina… Julia, sta bene?» Lo guardo con gli occhi colmi di lacrime abbozzando un sorriso.
Questo non mi trattiene dal dare il mio ultimo saluto, mi volto verso il responsabile del personale che è ancora in piedi sulla porta, e libero il mio ultimo sfogo.
«Agnelli, è questa la persona che ha usato quelle parole. Addio, signor Parker». Mi guarda stupito, sento solo un “Aspetti, signorina Testa”, ma ormai sono fuori e corro verso l’uscita.
Arrivo alla macchina, tremo visibilmente e non riesco a trovare le chiavi. Alzo la testa verso il cielo e le gambe cedono. Due mani mi ghermiscono, sono così sconvolta che non ho sentito arrivare nessuno, e avverto il terrore. Guardo il mio presunto aggressore, sono sfinita mentalmente, ma fisicamente sono pronta a lottare. Mentre sto per colpirlo, i miei occhi incontrano i suoi. Ed è l’unica persona che non mi aspettavo di vedere. Jamie.
Sento l’adrenalina abbandonare il mio corpo come un’onda che si ritira dal mare, lasciandomi con una sensazione di vuoto. Rabbrividisco e, se le sue mani non mi avessero afferrata in tempo, sarei crollata sulla ghiaia del parcheggio come un castello di sabbia schiacciato da un piede.
Non so cosa Jamie veda o pensi di me in questo momento, ma so solo che il suo abbraccio è l’unica cosa che riesce a farmi sentire meno persa. Sentire il suo calore, il suo odore rassicurante e i battiti accelerati del suo cuore mi risana come una medicina per l’anima. Contraccambio la stretta, stringendolo più forte, e le lacrime che ho trattenuto a fatica esplodono, la diga si rompe.
Tra le sue braccia, nel silenzio del parcheggio, realizzo con una delusione devastante che ho perso il mio più grande sogno e sono ufficialmente di nuovo senza lavoro.
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SAY SOMETHING RESTYLING
Romance🆂🅰🆈 🆂🅾🅼🅴🆃🅷🅸🅽🅶 𝑅𝑒𝑠𝑡𝑦𝑙𝑖𝑛𝑔 La storia di 𝓙𝓪𝓶𝓲𝓮 𝓮 𝓙𝓾𝓵𝓲𝓪, corretta e editata, è su Amazon e per gli abbonati, gratis su Kindle Unlimited. Quando la passione incontra l'anima, nulla sarà più come prima. Lui, Jamie Lewis, cam...