69. Capitolo Julia Testa

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“Un ingegnere è qualcuno che si lava le mani prima di andare in bagno.”
INGEGNERE ANONIMO

Con un tonfo chiudo la porta della cucina. Per fortuna sembra che nessuno abbia notato la nostra uscita di scena. Prendo un grosso respiro e mi giro nella loro direzione posizionandomi al fianco dell’avvocato Garcia.
«Questa futile guerra tra di voi termina ora. Avvocato, prenda appunti. Prima di intraprendere qualsiasi decisione riguardo al mio matrimonio, voglio un accordo prematrimoniale da firmare».
«Mah…»
«Non voglio sentire ragioni, Jamie. Non voglio niente, mi hai sentito?»
«Mah…»
«Tutto ciò che hai ottenuto prima del matrimonio rimane tuo, lo stesso vale per me. Apriremo un conto comune in cui verserò il mio stipendio, e tu farai altrettanto con la cifra che riterrai opportuna per le spese della nostra famiglia. Il resto rimane invariato, e naturalmente la nostra unione sarà in regime di divisione dei beni».
«Che cosa!? Non esiste, Julia. Dobbiamo prima discuterne tra di noi». L’avrei fatto, ma visto come si è comportato con il padre, mi vedo costretta a decidere per entrambi.
«Nessuna discussione. Prendere o lasciare, Jamie. Non ho problemi a restare fidanzata per tutta vita». Impreca senza che io possa capire cosa stia dicendo.
«Merda, Julia. Questo è un ricatto». Lo so, ma necessario.
«Lasci o prendi, Jamie?» Chiedo di nuovo con insistenza.
«Fanculo. Prendo». Borbotta.
«Non avevo dubbi. Passiamo all’altro punto: ho promesso che, se la nostra relazione si fosse evoluta, avrei lasciato la RED per venire a lavorare per te. Al più presto lo comunicherò all’azienda e seguirò i termini per concludere il mio attuale impiego».
«No, Julia. Non esiste. Sei felice di lavorare lì. Non ti lascerò buttare all’aria il tuo sogno». Lo so che non lo farebbe mai.
«Può sempre continuare a sognare, facendolo per noi», aggiunge soddisfatto James.
«Stai zitto, papà. È colpa tua e delle tue accuse se siamo in questa situazione in uno dei giorni più importanti della mia vita». Alzo gli occhi al cielo esasperata.
«Così importante da tagliarmi fuori. Per fortuna la tua futura moglie sembra avere un po’ di sale in zucca, altrimenti avresti mandato a puttane tutti i sacrifici di una vita». Per chi cazzo mi ha preso, per un arrivista?
«Basta!» Si zittiscono all’istante. «Avvocato Garcia, ha tutto quello che le serve?» Marc non ha il tempo di rispondere perché viene subito scavalcato da James.
«Non preoccuparti, fornirò io i dettagli definitivi a Marc». Non avevo dubbi in merito.
«Infatti, non mi preoccupo, signor Lewis. La mia pazienza con lei ha raggiunto il limite. Otterrà ciò che ha sempre desiderato, ma non avrà più nulla. Se dovesse di nuovo mancarmi di rispetto o tentare di sabotare il mio rapporto con suo figlio, giuro su Dio che farò in modo da escluderla dalla nostra famiglia. Se non è ancora stato licenziato, è solo perché ho evitato che Jamie lo facesse. Tuttavia, sono disposta a lasciare libero mio marito di decidere le sue sorti in futuro. Ora, se siete tutti d’accordo, vorrei tornare alla mia festa». Il vaffanculo è sottinteso.
James è il primo a lasciare la cucina, provo a seguirlo, ma Jamie afferra il mio braccio e mi riporta con uno strattone al suo fianco.
«Dove pensi di andare? Non abbiamo finito», intima minaccioso.
«Vuoi che resti, Julia?» Chiede Marc preoccupato, osservando la stretta di Jamie che però libera subito il mio braccio.
«Va via, Marc». Invece resta fermo a guardarmi e Jamie sbatte un pugno sulla penisola della cucina. «Stai scherzando? Non le farei mai del male».
«Però sei agitato. E non mi piace questa cosa». Jamie ha mille difetti, ma la violenza non è tra quelli.
«Non preoccuparti, Marc. È tutto sotto controllo», dico.
Fa un cenno con la testa e ci lascia da soli.
«Come hai potuto fare una cosa del genere senza prima parlarne con me?» La domanda era abbastanza ovvia che arrivasse.
«Perché non l’ho previsto. Ho ascoltato quello che dicevi a tuo padre e ho agito di conseguenza. Tu, invece, come puoi ancora continuare a fargli la guerra? Ti rendi conto che non sapeva nulla di questa festa. Come cazzo pensi sarebbe andata a finire se non vi avessi bloccato?»
«È mio padre, Julia. So come gestirlo. Io non firmerò un cazzo, sappilo. Tu non rinuncerai proprio a niente per colpa di quell’uomo. Mi ha sentito?» Prova a far valere le sue ragioni, ma io non torno indietro, ormai dovrebbe saperlo.
«E qui che ti sbagli. Io non sto rinunciando proprio a niente. L’unica cosa che voglio sei tu. Vivere il mio futuro con te. Non mi importa nulla del lavoro, dei soldi e delle tue mille proprietà. Io voglio solo noi. E dovresti volere anche tu la stessa cosa». Incrocia le braccia come a volersi difendere.
«Sono maledettamente arrabbiato con te». Scuote la testa e il suo tono sembra aver perso la grinta di qualche secondo fa.
«Anch’io lo sono. Rivuoi il tuo anello?» È un modo di dire, non esiste che se lo riprenda.
«Futura, Mrs. Lewis, non giochi con il fuoco», dice ancora un pelino arrabbiato, ma non nasconde l’eccitazione.
«E cosa rischio se lo faccio, Mister Lewis?» Annullo la distanza che ci separa, incurante del pericolo che potrei correre.
«Di bruciarsi». Mi percorre la guancia con l’indice fino alla bocca ed è proprio rovente il suo tocco.
Mi protendo come per baciarlo, ma poi viro verso il suo orecchio. «Direi che c’è della logica: fiamma, calore, combustione…», sussurro sensuale.
«Sesso, passione e tutto l’amore del mondo», aggiunge mentre mi sfiora il mento con i denti.
«Allora bruciami, Lewis», ordino mentre respiro a fondo, inalando il suo odore unico.
«E così sia». Cerca le mie labbra e mi infila la lingua in bocca. Mi bacia con passione e rabbia. «Dio mio, cosa darei per essere a casa. Ora abbiamo un problema molto serio da risolvere, futura signora Lewis», sussurra sulle mie labbra.
«Non mi piacciono i problemi». Non ne posso più.
«Eppure questo è colpa tua». Abbassa lo sguardo e io faccio lo stesso.
«Merda, Jamie. C’è mia madre lì fuori». Il suo pene sta per esplodere.
«Non ricordarmelo… Aspetta ho un’idea! Potrei metterlo in frigo… forse meglio nel congelatore? Okay! Vieni con me». Afferra la mia mano e mi trascina fuori dalla porta finestra della cucina.
«Sei bellissima, Sara».
«Shhh! Ferma, Julia», bisbiglia Jamie. «Guarda chi c’è lì?» Indica le scale poco lontane da noi.
«Ma sono David e Sara», dico meravigliata di vederli insieme.
«E David sorride. Inebetito. In pratica un pesce lesso». Gli tiro un pugno.
«Ti piace il vestito?» Chiede la mia cuoricino in totale imbarazzo.
«Anche… cioè, si. Il vestito. Non che non lo fossi già oggi pomeriggio… Ma ora lo sei… di più. Bellissima intendo». Guarda quanto sono carini.
«Grazie, David. Anche tu stai benissimo. Ti confesso un segreto: è un vecchio abito di Julia. Non compro mai vestitini, mi fanno sentire a disagio, preferisco jeans e magliette». È vero.
«Non dovresti… Ti stanno davvero bene. Però sei bellissima anche senza… cioè in jeans e maglietta». David abbassa la testa.
In questi casi essere nero è un vantaggio, ti permette di non far vedere il rossore sul viso. Sara infatti è diventata un peperoncino.
«Hai capito mio fratello», altro pugno. «La smetti di picchiarmi, Archimede?»
«Non ti azzardare a prenderlo in giro. È così dolce». Un amore di ragazzo.
«Sara».
«Sì, David».
«Ti andrebbe di stare con me?» Che cosa?
«Eh!?»
Guardo Jamie scioccata. «Ma se si sono appena conosciuti… È un difetto di famiglia velocizzare le cose. È persino più sbrigativo di te». Jamie alza le spalle con aria innocente.
«No, scusami. Hai frainteso. Volevo dire stare più tempo con me durante il weekend. Perché ti fermerai qualche giorno qui, vero?» Ahhh! Ora, va molto meglio.
«Devo dare qualche lezione a mio fratello. Ha già scoperto le sue carte. Non va bene. Deve imparare a tirarsela un pochino». Tra poco gli tiro un calcio nelle palle se non sta zitto.
«Smettila, Lewis. Invece con Sara è proprio quello che non deve fare». È troppo sensibile, ha bisogno di certezze.
«Certo che ci fermeremo. Tuo fratello ha pagato a tutti noi l’albergo per una settimana». Gli occhi di Sara sono così luminosi.
«È perfetto», sospira David sollevato. «Mio fratello… Una grande persona».
«Un uomo molto generoso. Grazie per aver portato qui la mia famiglia». Punta i suoi occhi cioccolato nei miei e mi bacia il naso.
«Grazie per non avermi fatto fare la figura del fesso scegliendo di accettare la mia proposta». E lo bacio per rafforzare il concetto.
Lasciamo i ragazzi parlare tra di loro e torniamo alla nostra festa. L’allarme “pene ingrossato” è rientrato. Finalmente possiamo goderci la nostra serata.

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