Non si dimentica niente, le cose cambiano solo posto ma rimane tutto dentro.
- Sigmund Freud.C'è stato un momento nella mia vita in cui ho creduto che non ce l'avrei fatta.
Avevo quindici anni quando i nostri genitori hanno deciso di lasciarci sole, con una cartolina sul tavolo.
Probabilmente stanchi di starci dietro, stanchi di dover fingere di dare amore e fingere di essere degli ottimi genitori per passare bene agli occhi del vicinato.
« Kimberly, vieni subito fuori. » la voce di mia madre tuonò per tutto il giardino.
Mi affrettai a correre giù per le scale, senza calzini per paura che potesse arrabbiarsi ancora di più.
Mia sorella si trovava già in auto, nei sedili posteriori con la cintura allacciata. Le tremava il labbro.
« Quante volte ti ho detto di non farmi aspettare? Se ti dico che devi venire subito, significa subito. Non ho tempo da perdere. » Mi trascinò per un braccio verso la portiera.
«Ma, mamma devo ancora mettermi i calzini e le scarpine. Ho fatto il prima possibile pur di non farti aspettare. » Mi acciglio chinando il capo.
Conosco le reazioni di mia madre quando le disubbidisco e so anche quantificare il male ogni volta che me lo procura.
Sospira rumorosamente, prima di richiudersi la portiera alle spalle.
Oh no.
Afferra la mia mano esile e mi accompagna in camera ordinandomi di mettermi calzini e scarpe.
Sparisce da dietro la porta ed io faccio il più fretta possibile per non farla aspettare un minuto in più.Una volta fatto, mi siedo sul bordo del letto aspettando che torni a riprendermi.
Dondolo con le gambe, poiché non toccano terra mentre gioco con il mio peluche a forma di delfino.
Me lo aveva regalato mia sorella qualche giorno prima, alla fiera del paese. L'ho adorato fin da subito.
Uno scoppio mi fece sobbalzare e lanciai il mio peluche sotto al letto.
Non era consentito avere dei peluche, non era consentito avere dei giochi, non era consentito andare al parco con gli altri bambini poiché potevamo avere comportamenti infantili, e questo non andava bene.
Per i nostri genitori non era consentito essere bambine.
Spalancò la porta e una cintura in pelle circondava le sue mani.
Era il momento.
Si posizionò davanti a me e con uno scatto felino mi colpì il viso due volte.
«Così impari a disubbidirmi, Kimberly. » Il fuoco nei suoi occhi si fece sempre più rosso. «Adesso vattene immediatamente in macchina e non provare a piangere, non sei una bambina. » sparì dietro la porta portandosi dietro quell'ombra nera che la padroneggiava.
Ho cinque anni, sono soltanto una bambina, mamma..
Scoppiai in un pianto silenzioso e raggiunsi il posto in macchina singhiozzando.
Aria notò la guancia rossa e gonfia e senza farsi vedere da nostro padre, mi prese per mano e l'accarezzò.
Alzai lo sguardo e mi sorrise dolcemente.
«Andrà tutto bene.» Mimò.
Ma da quel momento, di bene, non andò più niente.

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DECEPTIONS
RomanceNella cittadina di RoosVille non succede mai niente d'interessante, questo fino al 31 ottobre del 2016, quando inspiegabilmente, una ragazza scompare dopo essere entrata nella casa degli orrori. Insieme a lei c'era Kimberly Scott, la quale traumatiz...