PROLOGO

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A tutte le persone che hanno amato e poi perduto.
A chiunque preferisce il cattivo, al principe azzurro.
A chi é incompreso.
A tutte le persone che lottano.
A chi non ha mai smesso di crederci.
A tutte quelle persone che si sentono grigie.
Che il vostro futuro via dia carta bianca per poterla colorare.






















Devi smetterla di cercare i perché, a un certo punto devi lasciar perdere.


Avete presente quando fissate un punto vuoto di un luogo e tutto sembra essersi fermato? Persone, voci, luci.

Cerchi di tornare alla realtà, di focalizzarti su un singolo fruscio, pur di risvegliarti da quel tunnel, da quel buco nero in cui sei finita, ma per quanto tu possa urlare, nessuno riuscirà mai a sentirti; dalla tua voce non esce alcun suono, se non una nuvoletta di aria tiepida che si sfuma da lì a poco.

« Mi sente signorina? » la voce del signore in divisa mi riportò alla realtà.

Annuisco senza rispondere.

In realtà non ho sentito niente di quello che ha detto.

« Mi può dire cosa è successo esattamente? » tira su lo sguardo dal suo taccuino aspettando una mia risposta.

« Io, io non lo so. » sussurro. « Eravamo dentro la casa, ho sentito la ragazza di fianco a me urlare e da lì non l'ho più vista. » tremo.

« L'unica cosa che so é il suo nome, Jenna. » sfregai le mie mani nei jeans di pelle, facendo dei grossi respiri.

Il signore continuava a scrivere e a farmi domande ma avevo smesso da un bel po' di ascoltare le sue parole.

Mi alzai dalla sedia dell'ambulanza non curandomi delle voci che mi incitavano a tornare indietro e mi avvicinai all'entrata della casa degli orrori.

Sperai fino all'ultimo di poter trovare la chioma bionda della ragazza , schizzare fuori dall'albero contornato da ragnatele e ragni finti ma non fu così.

Sospirai facendo piccoli passi indietro per poter uscire e chiudere la porta, quando dietro alla quercia con i fantasmi attaccati su di essa, due figure con addosso una maschera bianca di animali insanguinati, mi fissavano con la testa leggermente china.

Il mio cuore perse un battito.

Mi voltai, correndo il più veloce possibile senza mai guardarmi indietro.

« Sono lì dentro.» urlai prima di scoppiare a piangere.

Ma quando la polizia entrò dentro, era troppo tardi, ormai se n'erano già andati.

Solo quando uscirono fuori, nella mano destra del detective s'intravedeva un foglio sgualcito.

E quando lo lessi, scosse di brividi percorsero il mio corpo.

'Non potrai scappare per sempre, tic tac Kimberly, tic tac.'

Buongiorno! Eccomi qua.
É una nuova storia a cui sto lavorando da un po' di tempo!
spero che possiate farmi sapere se vi piace!
intanto vi lascio al prologo.
Buona lettura 🤍

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