CAPITOLO 23

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Ryan's pov

" Conserva il silenzio
tutte le risposte?"












Il mozzicone della sigaretta brucia fra le mie dita mentre chino la testa chiudendo gli occhi.

Sono nervoso.
Tanto per cambiare.

La chioma bruna di Kimberly, si é dissolta fra gli alberi mentre io continuo a percorrere l'intero sentiero beandomi del silenzio.

L'orologio segna le cinque del pomeriggio, ed é veramente frustante notare quanto passino veloce le giornate in inverno.

Odio il freddo.

Starnutisco. « Fanculo. »

Che giornata del cazzo, di una vita del cazzo.

Tiro un calcio ad un sassolino, lanciandolo contro un albero.

Il cellulare trilla.

Sbuffo sonoramente strofinando le mani fra di loro per riscaldarle.

Lo tiro fuori e il display segna il nome di Dylan.


<< Che vuoi? >> rispondo scocciato.

<< Baxi é incazzato. Il carico che ti aveva chiesto di consegnare é finito nelle mani sbagliate. >> risponde atono.

Invidio il suo essere così calmo in certe situazioni. Riesce a non far trasparire nessuna emozione.

Nessuna gioia.
Nessuna tristezza.
Nessuna rabbia.

Inespressivo, come se non avesse sentimenti.
Ma non posso biasimarlo dopo ciò che ha passato.

<< A chi? >> odio dover fare questo per vivere, ma dopo essere stato in galera, la mia fedina penale non mi permette e non mi permetterà mai di trovarmi una lavoro stabile.

<< Jack Mullo. >> cazzo.

Lo sbirro che mi ha sbattuto dentro.

Riattacco senza rispondere. « Porca puttana. »

M'incammino a passo svelto verso l'uscita ma una volta arrivato allo sbocco, che mi permette di tornare a l'entrata, per terra scorgo qualcosa brillare.

Lo raccolgo girandolo fra le mani.

Una collanina con la lettera K incisa.

Deve averla persa quella mocciosa mentre se ne andava.

La infilo in tasca tornando alla mia auto posteggiata sul ciglio della strada sterrata.

Di lì non passa mai nessuno, non avrebbe recato nessun problema.

Ingrano la marcia e parto con un'unica destinazione.

Il Might.







Le luci verdi e bianche costringono i miei occhi a chiudersi.

Maledizione. Perché cazzo non le abbassano queste fottute luci, ogni volta é sempre una tortura visiva.

Come al solito, riesco a farmi spazio fra la gente, arrivando fino all'ascensore, che, molto lentamente, mi porta al piano superiore.



La porta della stanza di Baxi é semi aperta e nessuna guardia vi si trova all'esterno.

Qualcosa non va.



« Baxi, sono Ryan. » dico soltanto, entrando nella stanza dando un calcio leggero alla porta.

Nessuna risposta.

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