CAPITOLO 16

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(Premessa, consiglio di ascoltare questo capitolo con la canzone di Whitney Huston, I Will Always Love You, di sottofondo!)





'Monet ha dipinto oltre duecento ninfee, guardando lo stesso stagno. A riprova di quanto può essere bella la stessa cosa ogni giorno, quando la guardi con amore.'







Sono sempre stata una persona molto testarda.

Se qualcuno mi vieta di fare qualcosa, io automaticamente la devo fare, anche solo per dispetto.

O almeno, ho iniziato ad esserlo quando ho capito che solo ciò che dico e penso io, vale più di ogni altra parola.

Probabilmente quando Dio distribuiva l'essere ragionevole, io ero in fila per la quarta volta nella testardaggine.

Perlustro il paesaggio davanti a me, mentre stropiccio il vestito lungo e nero che ho addosso.

Ho ascoltato ogni singola parola detta da Ryan, o meglio, ogni minaccia se mi fossi presentata.

Ma fortunatamente non me ne frega niente, così ho deciso di presentarmi al castello, da sola.

Il Dress Code é elegante, così ho optato per un vestito lungo, il lato sinistro della gamba é aperto, mentre il busto, senza spalline, é ricoperto di strass.

Ho delle Décolleté nere, un cappotto lungo del medesimo colore e la pochette, invece, color argento, spicca nel mio abbigliamento 'colorato'.

L'aria é calda pur essendo le dieci di sera; soltanto un piccolo venticello che scompiglia di poco i miei capelli lunghi e lisci.

Prendo un grosso respiro, non ho mai amato venire qui alla cene di lavoro di mio padre, mi portano alla mente vecchi ricordi.

Percorro la passerella in cemento, fino ad arrivare davanti al portone color castagno.

« Scott, per uno. » sorrido cordialmente alla ragazza davanti alla lista dei nomi.

Perlustra i tre fogli davanti a sé e spunta il mio nome.

« Ho saputo che i suoi genitori sono ancora via per lavoro, prenderà lei il suo posto per sta sera? » annuisco prendendo il volantino che mi porge.

Ho chiamato due sere fa, fingendomi mia madre.
É stato facile mentire, e farmi inserire all'ultimo nella lista degli invitati.

Entro dentro e un calore, probabilmente dovuto al camino acceso e scoppiettante, punge nelle mie guance colorate dal blush rosa.

Molti volti sono familiari, altri invece sono sicura di non averli mai visti. Sono nuovi nel giro di affari.

Lascio, gentilmente, il cappotto alla signorina e la ringrazio afferrando il numerino che metto nella borsetta.

Questo salone é davvero enorme, rispetto a come ricordavo.

Sopra al camino risiede un quadro, L'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci.

Il soffitto é ricco di affreschi, mentre dei lampadari a salice piangente lo illuminano.

Alla mia sinistra, troviamo altri due quadri.
Le Ninfee di Monet e La Notte Stellata di Vincent Van Gogh.

É chiaro che siano riproduzioni, ma non mi sono mai soffermata a guardare la bellezza di ogni singola pennellata.

Di tanto in tanto passano dei camerieri con dei bicchieri di champagne.
Ne afferro uno mentre inizio a sorseggiarlo, continuando a guardare il dipinto di Vincent Van Gogh.

É magnifico.

« Uno dei dipinti migliori fatti dall'artista, non trova?» un uomo alto, in giacca e cravatta nera si posiziona di fianco a me.
In mano tiene un bicchiere, mentre la sua voce é roca.

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