CAPITOLO 4

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Per andare d'accordo con tutti basta non averci niente a che fare.
- Charles Bukowski




É passata circa una settimana dalla sera dell'allerta tornado e fortunatamente non ha fatto danni gravi.

Si é limitato solamente a spogliare gli alberi dalle poche foglie che rimanevano sui rami, dovuta alla stagione autunnale e ad alzare di qualche centimetro il livello del fiume della città.

Percorro il corridoio del College a passo svelto.
Tra sette minuti inizia la lezione di laboratorio scientifico al terzo piano ed io mi ritrovo ancora al piano terra.

Arrivo finalmente al portone principale e con un fianco spingo nel pulsante verde per far sì che si apra.
L'aula si trova alla fine del corridoio e fortunatamente la professoressa Maxim non è ancora arrivata, poiché davanti alla porta ci sono ancora delle ragazze a parlare.

Le sorpasso, entrando velocemente e posizionandomi nella penultima fila accanto alla finestra.

Non amo particolarmente stare ai primi posti, a meno che non si tratti della lezione di letteratura e filosofia.

Appoggio sul banco il libro e la penna blu, prendo una ciocca di capelli e inizio a giocarci, guardando fuori dalla finestra.


«Quindi ragazzi, lo studio della mobilità di una specie batterica, possiamo effettuarla in due modi.» Continuo a scrivere nel mio bloc-notes le parole della professoressa, mentre con il gesso scarabocchia disegni alla lavagna.

«Sicuramente tramite microscopio utilizzando la tecnica della goccia pendente o altrimenti tramite l'utilizzo di terreni semisolidi, ma questo lo vedremo la prossima volta. » la campanella risuona, concludendo così l'ora della lezione.

Raccolgo il materiale e mi dirigo fuori, dove ad aspettarmi trovo Evelyn intenta a litigare con la macchinetta del caffè.

«Stupida, stupida, stupida.» il piede entra in contatto con il ferro, costringendola a saltellare zoppicando dal dolore.

«Seriamente stai litigando per un caffè? Hai un intero bar a tre passi da qui.» le afferro il braccio portandomelo sulla spalla.

Sbuffa sistemandosi la camicetta nera e raccogliendo da terra il suo zaino.

«Mi ha rubato i soldi, é da questa mattina che cerco di prendere un caffè ma ovviamente il bar era pieno ed io ero in ritardo per la prima lezione e le macchinette erano tutte occupate.» piagnucola uscendo in cortile

«Ho bisogno di caffeina, capisci?» mi cinge le spalle con le mani fissandomi negli occhi facendomi così scoppiare a ridere.

Sono un'adoratrice del caffè, ma riesco benissimo a sopravvivere senza per molti giorni.

Entriamo dentro al Clark's Café e ci posizioniamo in uno dei tavoli liberi.
Mando un messaggio a Clare dicendole di raggiungerci e aspettiamo il cameriere che ci venga a dare il listino del menù.

Il locale é sempre stato molto accogliente, anche se rispetto a due anni fa é cambiato quasi tutto.
I tavoli e le sedie non sono più di un color grigio topo ma sono rivestite di un rosso acceso.
Il bancone é raddoppiato, il soffitto é decorato con lampadari luminosi e in vetro che emanano un calore familiare e il giallo chiaro delle pareti da un tocco in più rispetto al bianco ospedaliero di prima.

Il cameriere é pronto per prenderci gli ordini, ha aspettato che arrivasse anche Clare.
Tira fuori il suo taccuino e la matita e segna il nostro ordine.

Evelyn ha preso un doppio caffè, amaro con una fetta di cheese cake ai frutti di bosco.
Clare un cappuccino e due biscotti al cioccolato ed io mi sono limitata a prendere un the verde anche se muoio di fame.

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