CAPITOLO 7

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La tua paura di essere ferito allontenerà gli altri, perché anche nel caso in cui tu trovassi la persona giusta, non riuscirai a fidarti.
- Anonimo





Mi trovo al locale dove lavoro, anche se oggi é uno dei miei giorni liberi, perché finalmente oggi ho preso la patente e mia sorella mi ha costretta a festeggiare perché non avrebbe mai pensato che un pericolo come me potesse mai prenderla.

« Un brindisi a mia sorella, che finalmente, non mi romperà più le palle per i passaggi e soprattuto mi farà da tassista quando io vorrò bere, fino a non ricordare il mio nome, alle feste.» alza il bicchiere con lo champagne e i miei amici la seguono a ruota, urlando e fischiando.

Scuoto la testa divertita e bevo lo champagne all'interno del bicchiere mentre Emmett lo riempie ogni volta che me lo vede vuoto.

Certo ho preso la patente un po' in ritardo, considerando che ho ventuno anni, ma l'importante é prenderla.

«Era solo un brindisi, Emmett. Non devi farmi ubriacare. » rido bloccandogli la mano che tiene la bottiglia.

«Tanto sta sera guida Aria. Bevi quanto vuoi che da domani non potrai più. » scosta la mano e butta il liquido finché la bottiglia non sprigiona l'ultima goccia.

A complimentarsi vengono anche Ethan e il Signor Tims, che mi offre un biscottino alla cannella.

La serata procede tra chiacchiere e brindisi continui, mentre mia sorella e la mia migliore amica mi fanno diverse foto con la patente in mano per poi metterle su Instagram.

Clare si é offerta di riaccompagnarmi a casa con il suo motorino, poiché Aria si é fermata al bar con due sue amiche di corso.

Quando noto la via di casa mia, tiro fuori dalla pochette le chiavi e aspetto che spenga il motorino per farmi scendere.

«Ti voglio bene, dimmi quando arrivi a casa. Okay? » mi rassicura dicendomi che passerà prima a salutare sua nonna e poi tornerà a casa e che mi scriverà non appena varcherà l'uscio.

Appoggio le chiavi nel piattino liberandomi della giacca di jeans.

Cammino fino al ripostiglio e prendo un pacco di biscotti proteici al limone.
Mi soffermo nella parete alla mia sinistra e passo la mano sulle lineette nel muro bianco oramai coperte da passate di vernici.


«Vieni qui, adesso vediamo quanto sei cresciuta. » La voce di mia sorella mi fa voltare. Tiene in mano una matita grigia e un sorriso le si forma sulle labbra.

Appoggio per terra il peluche che mi aveva regalato e corro verso di lei ridendo.

Mi prende la manina e mi porta all'estremità del muro.

«Adesso stai ferma, non muovere la testa sennò non riesco a prendere la misura. Va bene Kimmy? » annuisco innocentemente, trattenendo il respiro.

«Ecco fatto. » butto fuori l'aria e mi volto a vedere la linea.

Sorrido saltellando sul posto.
Sono cresciuta.

«Sei cresciuta di un centimetro e mezzo. » Raccoglie il pupazzo da terra e me lo rende, mettendosi nella tasca dei pantaloni della tuta la matita.

Una porta si sbatte violentemente e il rumore ci fa arrestare sul posto.

Mio padre fa il suo ingresso in cucina, sbattendo la valigetta nel tavolo e versandosi del vino bianco nel calice.

«Che cosa avete da guardare? » I suoi occhi si spostano da noi al muro e la faccia cambia radicalmente.

Si avvicina velocemente controllando il muro e con tutta la forza che ha tira uno schiaffo ad Aria in pieno viso, facendola vacillare.

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