Capitolo V: La notte dei Vampiri

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Capitolo V: La notte dei Vampiri

Quello stesso giorno, mentre il rogo finiva di consumare il corpo della Maga di Corte, i sei giovani scesero nell'abitazione sotterranea di Rova. Il crollo di cui avevano parlato Mikor e Sekor, causato dalla caduta dell'Albero Albino, non aveva danneggiato la breve scala a chiocciola che scendeva sotto il livello del terreno, né ostruito la porta d'accesso, per cui non ebbero difficoltà a raggiungere lo studio della maga ed a rovistarvi fino a trovare le mappe di cui aveva loro parlato. Al guizzante chiarore delle torce, le antiche carte ingiallite dal tempo avevano un che di arcano, soprattutto perché rivelavano cose e luoghi sconosciuti, e si sa quanto l'ignoto abbia l'effetto di intimorire l'animo umano. Così, portarono in fretta le mappe alla luce del sole del primo pomeriggio e le studiarono con attenzione. Una di esse cartografava la Foresta del Vespro da Tamya verso meridione, e fu questa a strappare a Roden un'esclamazione che fece trasalire gli altri. "Guardate!" strillò concitato, battendo un dito sull'estremità inferiore della mappa. "Questo è il mare!"

Sekor aggrottò la fronte. "Il mare? Che cos'è?"

Con una stretta al cuore, Veldhris riconobbe nel tono del principe la stessa perplessa incredulità che sua madre Teewa – la madre adottiva – aveva usato una sera a cena nel porre la stessa domanda, tre settimane o tre secoli prima.

"Secondo quel poco che ne so, è una vastissima distesa d'acqua", rispose Roden. "Talmente grande che non se ne può scorgere i confini."

Gli occhi di Mikor riflettevano sprezzante scetticismo. "E che cosa ci sarebbe, al di là?" domandò, senza celare il sarcasmo.

"Nessuno lo sa", rispose Roden, freddamente. "A scuola ci hanno insegnato che la Foresta è tutta circondata dalle Maleterre, ma alcune antiche carte mostrano invece questa distesa d'acqua a sud che chiamano mare. Ora, se anche le mappe di Rova lo confermano, dovremmo crederci senz'altro."

Mikor schioccò la lingua, irritato. "Più questa storia va avanti, più diventa assurda! Prima dobbiamo credere a un manufatto dai poteri mistici da contrapporre a un altro manufatto dai poteri altrettanto mistici, poi alla storia del vero Erede di Arcolen, e ora anche a un mare le cui dimensioni non ci stanno neanche, entro i confini del mondo...!"

"Spiacente, Altezza, ma non sono d'accordo", interloquì Veldhris in tono tagliente. "Sono convinta che il mondo sia molto più vasto di quanto ci abbiano fatto credere. La stessa Rova ha affermato che lo Shyte è così esteso che la Foresta ne è soltanto una piccolissima parte. Perché dunque negare a priori un'altrettanto vasta zona occupata dalle acque? Che ne sappiamo, in definitiva, noi del Popolo della Foresta, del resto del mondo? Assolutamente niente!"

Girò la mappa che stava esaminando in modo che tutti potessero vederla. Rappresentava una striscia di terreno che si estendeva da est a ovest, con un fiume che scendeva da nord e che sboccava in un'enorme distesa d'acqua che portava la dicitura di mare. Lo sbocco, spostato verso oriente, era profondamente incassato tra rocce che si estendevano nelle due direzioni, etichettate col nome di Scogliere Tonanti. Ad occidente, le Maleterre iniziavano dal mare per proseguire verso nord, a circondare sui tre lati la Foresta, ed uscivano dalla cartina.

"Vedete qui?" chiese Veldhris, indicando l'estremo ovest della mappa. "C'è una freccia."

Gli altri si sporsero in avanti per vedere meglio: la freccia indicava verso ovest-nord-ovest ed accanto c'era scritto Zarcon, Regno del Fiordo.

"Rova l'aveva detto", mormorò Kejah. "C'è un modo per uscire dal Regno del Vespro senza affrontare le Maleterre."

"Già", confermò Sekor in tono pensieroso. "Anche la direzione corrisponde, grossomodo."

La Cerca della Corona di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora