Capitolo X: Nirvor l'Argentea

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Capitolo X: Nirvor l'Argentea

Passò un po' di tempo. Freydar si accorse d'un tratto che l'Arpia e gli armigeri erano scomparsi: non ricordava di averli visti uscire, perciò concluse d'aver dormito, ma non avrebbe potuto stabilire per quanto. Il fumo soporifero doveva essere molto potente, pensò: ne aveva inalato pochissimo rispetto a Veldhris, eppure si era addormentato come una marmotta in letargo.

Cauto, Freydar sbirciò nel magazzino, scrutando le mobili ombre proiettate dalla luce dell'unica lanterna, e non vedendo nessuno rimosse l'inferriata dello sbocco del condotto d'areazione. Era contento di aver scartato, all'ultimo momento, l'idea di nascondersi in uno dei cumuli di grano e di aver preferito quella soluzione.

Con una manovra da contorsionista, il principe si rigirò nell'angusto condotto, scivolò all'indietro e si lasciò cadere in piedi sul pavimento del deposito, poi attraversò la stanza e socchiuse la porta. Il corridoio era deserto e non si udiva alcun rumore, così sgusciò furtivamente fuori del magazzino. Fece un sopralluogo nel punto in cui Veldhris era rimasta intrappolata dalle due grate di ferro, ma non trovò nulla: i fori a livello del pavimento, da cui era fuoriuscito il fumo narcotizzante, c'erano ancora, e nel soffitto si vedevano le fessure da cui erano scese le inferriate, ma tutto era tornato come prima che scattasse la trappola.

Perplesso, Freydar osservò il corridoio nelle due direzioni: da che parte era andato il gruppetto di armigeri con l'Arpia e Veldhris? Doveva trovarla e liberarla, prima di pensare alla fuga, ma, stando alle parole dell'Arpia, era proprio questo che ci si attendeva da lui: così facendo, rischiava di finire dritto in una trappola. Eppure non poteva agire diversamente: non avrebbe certo abbandonato Veldhris in quel frangente.

Scegliendo la direzione che ritenne più probabile, quella da cui erano venuti cercando una via d'uscita, il principe si incamminò con piglio deciso.

OOO

Preoccupato, Freydar si guardò attorno: aveva camminato per ore negli interminabili corridoi, salendo e scendendo scale e cercando di passare inosservato tra i gruppi di gente che aveva incontrato lungo la via ed evitando i grandi saloni affollati, ma così facendo si era perso. Crucciato, il capitano si arrese all'evidenza: continuando a girare a vuoto in quel labirinto sotterraneo non sarebbe mai riuscito a ritrovare Veldhris. Eppure non poteva arrendersi: lei era l'Erede di Arcolen e da lei dipendeva il destino di un mondo intero. Era impensabile abbandonarla nelle grinfie delle Arpie. Ma non era certo soltanto per questo motivo, alquanto impersonale, che Freydar non si sognava neppure di lasciare la sua compagna: non ne era ancora del tutto certo, ma quella giovane donna, dopo aver vinto tutte le sue riserve, lo aveva affascinato con la sua personalità caleidoscopica e passionale. Però, se voleva davvero ritrovarla, doveva cambiare tattica.

Sentendo delle voci soffocate, il principe s'irrigidì e si mise in ascolto, pronto a darsi alla fuga se fosse stato necessario.

"...allora sarà più difficile identificarlo, ora che è vestito come un normale Suddito", disse una voce maschile da oltre la porta accanto alla quale Freydar si era fermato.

"Già, però abbiamo la sua descrizione: molto alto, aitante, bruno con occhi azzurri o grigi. Da notare che porta la barba, cosa rara tra noi."

"È armato?" chiese una terza voce.

"Pare che abbia un pugnale, stando a quanto ha riferito Miosotide. Anche Saltarello ha detto così."

Freydar corrugò la fronte: dovevano riferirsi al giovane biondo cui lui aveva sequestrato i vestiti, dato che Acrobata non aveva visto il coltello da caccia.

"Dobbiamo continuare a cercarlo?" domandò il primo uomo.

"Sì, ma senza urgenza. Le Arpie sanno che tenterà di liberare Occhibelli, con ogni probabilità durante a Cerimonia del Passaggio per la quale i due sono stati destinati."

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