Capitolo XXIII: L'alba di una nuova era

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Capitolo XXIII: L'alba di una nuova era

La notizia del trionfale compimento della Profezia di Arcolen dilagò per tutta Necrodia come l'onda montante di un fiume in piena. In capo ad un'ora dall'istante in cui la Grande Vampa aveva disintegrato Rakau e le Quattro Pietre, non c'era uomo o donna, vecchio o bambino, povero o ricco in tutta la città che non sapesse cos'era accaduto al Palazzo dell'Oscurità. Ci furono scene di gioia e di panico nelle strette viuzze della tenebrosa capitale dell'ormai decaduto regno di Rakau, ma furono episodi sporadici: quello che prevalse, infatti, fu un senso di profonda incertezza. Tutti si chiedevano come sarebbe stata la vita di ciascuno, adesso che stava per essere ripristinato l'antico e glorioso Impero di Shyte e che la Stirpe Eccelsa stava per tornare al potere. La Portatrice della Corona, l'Erede di Arcolen venuta secondo la profezia dell'ultimo Imperatore, avrebbe punito le numerose efferatezze dei favoriti e dei cortigiani di Rakau... oppure si sarebbe alleata con loro?

Lacerati tra la sfiducia e la disillusione create da secoli di soprusi e violenze da una parte e la speranza di un avvenire migliore dall'altra, gli abitanti di Necrodia decisero di attendere gli eventi prima di abbandonarsi alla gioia o alla disperazione, ed una grande folla silenziosa andò radunandosi spontaneamente al cancello, ai piedi del monolito su cui era costruito il Palazzo dell'Oscurità.

Le sentinelle poste a guardia del grande cancello, tuttora spalancato sulla precipitosa fuga degli invitati alla Cerimonia della Fusione, vedendo quel l'assembramento, quieto ma vibrante d'aspettativa, si guardarono le une con le altre senza sapere cosa fare. Privi di ordini superiori, abituati ad obbedire senza pensare, si trovavano adesso completamente impreparati ad affrontare la situazione. Così, deposero semplicemente le armi e disertarono, unendosi alla folla in attesa. Sebbene i cancelli rimanessero in tal modo incustoditi, nessuno osò avventurarsi su per le strette rampe d'accesso, e restarono tutti col naso per aria, in attesa.

OOO

Veldhris era distesa sul letto della sua camera, attorniata dagli amici, con Rollie accucciato al suo fianco. Kejah l'aveva aiutata a spogliarsi dell'abito e dei gioielli, poi a sciogliersi i capelli ed a ripulirsi il viso dal pesante belletto. In tutto il palazzo non era rimasta anima viva, né invitati, né servi, né armigeri.

Gli uomini si erano ritirati con discrezione, ma Veldhris li aveva fatti richiamare da Kejah: era stanca, ma riteneva che la loro presenza, più che la loro assenza, l'avrebbe aiutata a rilassarsi.

Così, adesso erano tutti lì, attorno a lei, con Freydar seduto sul letto a tenerle una mano e gli altri seduti o in piedi in vari punti della stanza.

"Sto già molto meglio. Anzi, comincio ad aver fame", dichiarò Veldhris, cercando di rassicurare gli amici che vedeva tuttora preoccupati.

"Scenderò nelle cucine a cercare da mangiare", si offrì Roden.

Veldhris scosse il capo. "No, non subito. Penso che vorrete delle spiegazioni."

Si strinse addosso la vestaglia azzurra che aveva indossato, preparandosi a raccontare la sua impresa, ma Freydar le posò un dito sulle labbra. "La spiegazione può attendere", disse con gentile fermezza. "Hai bisogno di riprenderti, e in fretta, e la fame non aiuta di sicuro. Roden, andiamo."

Senza attendere una replica, il capitano marciò fuori dalla stanza, seguito dal gigante della Foresta.

Veldhris rimase a fissare la porta con l'espressione sognante delle innamorate, e Sekor, notandolo, si stupì di non provare più quel dolore lancinante al petto che per settimane lo aveva afflitto. Il suo viso espressivo rifletté quello stupore; Kejah se ne avvide e, non conoscendone l'origine, ne rimase perplessa. Nella sala del trono, poco prima, lo aveva sentito così vicino... Dov'era, adesso?

La Cerca della Corona di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora