Capitolo VIII: Il Cerchio di Pietre

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Capitolo VIII: Il Cerchio di Pietre

I sette viandanti tennero i cavalli al galoppo finché la sinistra cortina di gelida caligine fu ben lontana alle loro spalle, quindi si concessero una breve sosta per rifocillarsi. Kejah preparò nuovamente la tisana della sera precedente e la distribuì.

"Cugina, non ti par di esagerare coi tuoi beveroni?" protestò Roden. "Sono così ingrati da far scappare a gambe levate anche i più coraggiosi!"

"Saranno anche ingrati, ma fanno bene", replicò Kejah senza scomporsi. "Non credere che perché sei grande e grosso ti sia impossibile ammalarti! Dopo tutto quello che abbiamo passato in quell'orribile acquitrino rischiamo la polmonite, se non facciamo niente."

"Sagge parole le tue, Kejah", convenne Sekor; la cacciatrice s'illuminò al suo apprezzamento, ma cercò di nasconderlo, tuttavia Veldhris, che la stava osservando di sottecchi, lo notò e pensò che non l'aveva mai vista comportarsi con tanta discrezione nei confronti di un uomo che l'attraeva. Le dispiacque sapersi la causa di tale atteggiamento, ma purtroppo non poteva farci nulla; non aveva mai incoraggiato Sekor e si comportava con lui come con tutti gli altri, e non poteva mettersi a trattarlo male per allontanarlo da sé con il rischio di ferirlo o, peggio, di inimicarselo. Lo sapevano gli dei quanto bisogno aveva di amici e sostenitori! Ne aveva più che a sufficienza con Mikor ed il suo sordo rancore, non aveva certo bisogno di altro astio tra i compagni che la seguivano nella sua pericolosa missione.

Durante la breve tappa, nessuno chiese a Veldhris spiegazioni riguardo all'accaduto, evidentemente aspettando che fosse lei a decidere quando sarebbe stato il momento. La cantante s'accorse che i suoi compagni stentavano a frenare la loro ansia di sapere, ma sbirciando la coltre di bruma che ancora s'intravedeva all'orizzonte dietro di loro, giudicò meglio allontanarsi ancora un po' prima di rievocare i fatti agghiaccianti che erano accaduti, e pertanto tacque.

Consumato un pasto veloce, i sette viandanti cancellarono come sempre le tracce del loro bivacco e si rimisero in marcia costeggiando un torrente, che proveniva da nord per andare a perdersi nell'acquitrino.

Nel tardo pomeriggio, prima che il sole tramontasse, raggiunsero un'erta collina circondata da alture minori, dove decisero di passare la notte. La zona era rocciosa e la scarsa vegetazione era costituita da pochi ciuffi d'erba e da stenti cespugli e rovi spinosi, ma offriva un buon riparo dal vento che, come una gelida lama, aveva preso a soffiare da settentrione.

Approfittando del torrente, che avevano continuato a seguire e che attraversava le alture, lavarono i loro vestiti imbrattati di melma, stendendoli poi su delle corde tese tra due alberelli, e accesero due fuochi – uno per parte – per accelerarne l'asciugatura. Poi, non potendosi propriamente lavare i capelli per non rischiare di buscarsi un malanno, bagnarono le spazzole e le usarono per strigliarsi per bene, togliendo gli ultimi residui di fango essiccato.

Infine, accoccolati attorno al fuoco acceso nella conca prescelta per l'accampamento, i compagni di Veldhris ascoltarono sbigottiti il suo racconto a proposito degli Spettri delle Paludi e del suo colloquio con essi. Quando finì, Kareth esclamò:

"Adesso capisco perché fuggivano urlando sentendoti cantare!"

"Già", considerò Roden, pensieroso. "Sono stati intrepidi guerrieri, ma ricercavano la pace, così non potevano sopportare di udir declamare gesta eroiche e gloriose che evocavano le proprie."

Tutti si sentirono rabbrividire al ricordo del pandemonio che si era scatenato come reazione all'offensiva canora di Veldhris.

"È stato orribile", disse Kejah. "Come hai fatto a non morire di paura, Vel?"

Veldhris accarezzò distrattamente Rollie, sforzandosi di ricordare, poi scosse la testa. "Non lo so, Kejah. Proprio non lo so. Ho agito d'istinto, senza riflettere."

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