Capitolo XVI: Le Cento Caverne

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Capitolo XVI: Le Cento Caverne

Il sole si avvicinava velocemente all'orizzonte, lontano all'estremo ovest del mondo.

Veldhris, Nirvor e gli altri sei viandanti si trovavano ai piedi del famigerato Monte Ghiacceterni, la cui cima svettava a più di quattromila metri sulla pianura circostante. Sorgeva bruscamente, con un angolo quasi verticale, dal terreno pianeggiante del Deserto di Neve; la roccia nera e lucida che lo componeva, molto simile a quella dell'Ago Nero, non era toccata dalla neve, e solo la cima era ricoperta da uno spesso strato di ghiaccio perenne, donde il nome.

"L'entrata è lassù, a circa metà del monte", disse Nirvor, indicando in alto. Si tenevano nascosti in una piccola caverna, appena una cucchiaiata scavata nella parete rocciosa, ed attendevano di deliberare il da farsi.

"Ci metteremo giorni per arrivarci!" esclamò Freydar, costernato. L'ingresso principale alle Cento Caverne era celato alla loro vista da uno sperone di roccia nera, ma dalla descrizione di Nirvor sapevano che si trattava di un' apparentemente comunissima galleria naturale che sprofondava nelle montagna.

"Non c'è un'altra entrata?" chiese Veldhris, scoraggiata.

Nirvor scosse la testa. "Nessun'altra entrata. Solamente uscite, che conosco solo in parte. Le Cento Caverne sono in vero labirinto, e io non ho avuto che un'unica opportunità per visitarle, molto tempo fa..."

I suoi luminosi occhi d'argento si velarono di remoti ricordi e gli altri non osarono fiatare, anche se avrebbero desiderato saperne di più su quell'antica incursione.

Nirvor si riscosse e tornò a rivolgersi ai propri compagni. "Non temete. Userò del mio potere per portarvi lassù, e poi provocherò Xos perché corra a cercarmi dall'altra parte del Deserto di Neve, prima che possa rendersi conto che in realtà sono vicinissima alla sua tana."

Veldhris ponderò la frase della sua protettrice per qualche istante. "Sta bene", decise. "Prima cominciamo, prima finiamo."

Il tono era abbastanza disinvolto, ma non riusciva a mascherare del tutto la tensione. Pure, era decisa a portare fino in fondo la sua cerca, a costo di qualunque cosa.

Nirvor assenti; invitò i viandanti ad uscire dalla piccola caverna e li radunò attorno a sé. Mosse poi velocemente la mano a spirale e dalle sue dite fluì una nebbiolina d'argento, che si condensò in una sfera dai contorni sfumati grande come un pallone da gioco. Lanciato in aria, il globo fluttuante venne colpito da due esili raggi bianchi scaturiti dalle pupille di Nirvor e la nebbia che lo componeva prese a turbinare disordinatamente, quindi si espanse fino ad inghiottire tutti ed otto i viandanti.

"State immobili", li avvertì Nirvor attraverso i veli argentei che la celavano alla vista dei compagni. Obbedirono tutti mentre osservavano la nebbia solidificarsi sotto e dietro di loro, diradandosi invece sulle loro teste.

"Mettetevi seduti", ordinò l'Argentea. Eseguirono il comando, ritrovandosi inaspettatamente accomodati su sedili invisibili. Quando la nebbia svanì, si accorsero di trovarsi seduti in circolo, all'interno di una semisfera dal diametro di circa due metri e profonda un'ottantina di centimetri, composta di un materiale dai riflessi madreperlacei. Era solido al tatto, ma i contorni erano vaghi e sfumati, come se si trovassero su di una nuvola d'argento. A più d'uno sfuggì un'esclamazione di meraviglia.

"Adesso saliremo", li avvertì Nirvor, anche lei seduta come gli altri. "Non abbiate alcun timore."

Senza che gli occupanti avvertissero il benché minimo movimento, la semisfera di nebbia si staccò dal terreno nevoso, sollevandosi a velocità costante verso l'alto crepaccio battuto dal vento in cui si apriva l'ingresso alle Cento Caverne. Vi arrivarono in un batter d'occhio, senza bisogno di alcuna manovra, come se lo stranissimo cocchio fosse guidato dalla semplice volontà di chi vi era trasportato. Non appena toccò terra, sfiorando la nera roccia priva di neve, la nebbia cominciò a dissolversi e gli occupanti fecero appena in tempo ad alzarsi per evitare di cadere, privi del sostegno dei sedili invisibili. I sette compagni di Nirvor avevano ancora gli occhi tondi dalla meraviglia.

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