Capitolo VII: Le Paludi del Sonno

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Parte Seconda: L'Aria (Nirvor)

Capitolo VII: Le Paludi del Sonno

Il territorio oltre i confini settentrionali del Regno del Fiordo era appena ondulato, incolto e quindi aveva un aspetto alquanto selvatico. L'erba era alta, arrivando fino ai garretti dei cavalli, ma era rada e stenta; gli alberi dei rari macchioni erano contorti, avvizziti, e la boscaglia era secca ed aspra: evidentemente, le magre sorgenti non bastavano a dissetare quel terreno perennemente arido.

Nessuno abitava quei luoghi desolati: a parte qualche tribù nomade di passaggio, la regione era completamente vuota di esseri umani.

I sette viandanti partiti da Zarcon si addentrarono dunque in quel territorio squallido e senza nome, puntando verso le Colline Grigie. Freydar aveva compiuto già alcune volte quel percorso, in passato, e così li guidava senza incertezze, scegliendo un itinerario che li portava, di volta in volta, in un luogo abbastanza protetto da potervi pernottare senza timore: una selva, una conca, una caverna nel fianco di un basso colle. Anche quelle zone erano infatti infestate dai Vampiri, e branchi di animali selvatici le percorrevano incessantemente alla ricerca di cibo.

"Che regione inospitale", osservò Veldhris, la sera del quarto giorno di viaggio. "Così deserta e selvaggia che la solitudine ti pesa addosso come una cappa di piombo."

Si erano accampati sul limitare di una boscaglia spinosa ed impenetrabile, dalla quale avevano tratto legname abbastanza secco per accendere un fuoco. Per evitare che l'erba, altrettanto secca, s'incendiasse, avevano tagliato gli alti steli per un bel tratto attorno alle fiamme, che circondarono di sassi raccolti nelle vicinanze.

"Si potrebbe fare molto per migliorarla", disse Freydar, rispondendo al commento di Veldhris.

"E come?" domandò Kareth, sorvegliando la cottura delle patate sotto la brace. "È tutto così brullo..."

"L'acqua c'è", rivelò il capitano. "Nel sottosuolo. Basterebbe scavare dei pozzi e costruire una rete di canali d'irrigazione. Il terreno diventerebbe fertile e vi si potrebbe coltivare un sacco di roba, per non parlare dei pascoli per l'allevamento di bestiame."

"E allora perché nessuno lo fa?" chiese Mikor, in tono vagamente sprezzante. "Se è così semplice..."

"Non lo è per niente", lo contraddisse vivacemente Freydar. "A causa dei Vampiri. Quelle bestiacce si divertono a lanciare i loro immondi escrementi sui campi e, poiché lo sterco contiene sostanze altamente corrosive, in breve il suolo si brucia. Per tale ragione i nostri campi si trovano all'interno del bosco che circonda l'accesso a Zarcon, così i Vampiri non possono arrivarci. E non possiamo ingrandire troppo le radure, altrimenti saremmo daccapo, e questo è un grosso ostacolo all'incremento dell'agricoltura."

"Che maledetti", borbottò Roden, ricordando il poco piacevole incontro con quelle creature.

"Si conoscono le origini dei Vampiri?" s'informò Sekor.

"Non se ne sa molto, salvo che è stata Rakau a crearli", rispose Freydar. "Si suppone che sia partita da un'innocua razza di pipistrelli e che poi li abbia trasformati con i suoi abominevoli procedimenti di stregoneria."

Veldhris corrugò la fonte, ripensando a quanto aveva raccontato Rova, la morente Maga di Corte, a proposito dei Draghi Neri, derivati da una razza di draghetti inoffensivi originari dell'estremo nord: Rakau aveva potere soltanto sulla materia, simboleggiata dalle Quattro Pietre, e perciò le mancava l'elemento fondamentale per la creazione: lo Spirito, su cui invece aveva potere la Corona di Luce. Per questa ragione la Signora dei Draghi Neri poteva solo modificare e corrompere cose già esistenti, e non crearne di nuove.

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