Capitolo II: In gita alla Radura del Lago

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Capitolo II: In gita alla Radura del Lago

La prima reazione di Barod Unkorden al racconto spezzettato dai singhiozzi della figlia fu una brevissima frase, detta con calma spaventosa. "Lo ammazzo."

Veldhris sollevò il viso, ancora bagnato dalle lacrime, e guardò il padre, spaurita. "No, no! Non fare sciocchezze, ti prego!"

"Nessuna sciocchezza, lo ammazzo e basta", affermò lui recisamente.

Si alzò per uscire, ma Veldhris si aggrappò al suo braccio, trattenendolo. "No, padre!" esclamò. "Era fuori di sé, non era responsabile delle sue azioni. E poi ricordati che l'ho quasi ucciso io stessa, non ti pare sufficiente? In fondo non è riuscito a farmi niente..."

"Il suo stato di ubriachezza non lo giustifica in alcun modo! Se fosse stato sobrio, tu non saresti stata in grado di colpirlo!"

"Da sobrio non si sarebbe mai sognato di fare una cosa del genere! Era completamente fuori di sé... il vino può fare di questi scherzi."

"Chiamalo scherzo!" scattò Teewa, che finora non aveva aperto bocca, troppo inorridita da quanto era capitato alla sua amatissima figlia adottiva. "Meriterebbe perlomeno una denuncia e una condanna esemplare, per quel che ha fatto."

"Ha tentato di fare", puntualizzò Veldhris. Si asciugò gli occhi con un gesto fermo e trasse un respiro misurato prima di continuare. "Sentite, penso che la lezione gli basterà. Io ho fatto credere che si sia trattato di un'aggressione e non penso che Arton smentirà. Non gli conviene denunciarmi per tentato omicidio, perché io lo denuncerei a mia volta per tentato stupro, trasformando la sua accusa in legittima difesa. Sarebbe la sua parola contro la mia..."

"Dimentichi che è una Guardia Reale, la sua parola ha un peso maggiore", osservò Teewa.

Veldhris scosse il capo. "E tu dimentichi il favore che godo agli occhi dei Signori della Foresta", ribatté. "A chi pensi che darebbero più credito, tra me e Arton, anche se lui è una guardia reale?"

Teewa tacque non sapendo come controbattere.

Barod, costretto suo malgrado a deporre – almeno per il momento – il suo proposito bellicoso, tornò a sedersi. "Quindi cosa hai intenzione di fare?" indagò, sforzandosi di controllare la voce.

"Per ora, niente", rispose Veldhris, che aveva già deciso come comportarsi. "Arton non ha fatto una buona azione, ma dobbiamo ricordare che non era in sé e che non è riuscito a portare a termine il suo intento, perciò non lo denuncerò. Sono convinta che, una volta che avrà modo di riflettere su quanto ha cercato di fare, si vergognerà da morire e che, appena potrà riprendere servizio, si farà trasferire lontano da Tamya, magari a guardia della residenza di campagna della Famiglia Reale o addirittura ai confini del regno. Quanto a me, intendo dimenticare al più presto questa brutta avventura."

Teewa si strinse le mani fino a far sbiancare le nocche. "Insomma, hai intenzione di perdonarlo", disse in tono sordo.

Veldhris la fissò con calma negli occhi chiari. "Esatto, madre. Il perdono può essere terribile quanto la vendetta: Arton, non potendo scontare la sua colpa, proverà rimorso per tutta la vita."

Nessuno dei tre, Veldhris, Barod o Teewa, avrebbe mai saputo quanto di profetico c'era nell'analisi di questa giovane donna ancora poco esperta della vita, ma già profonda conoscitrice dell'animo umano.

OOO

La reazione di Roden, il mattino seguente, fu identica a quella del padre e Veldhris faticò alquanto a convincerlo a calmarsi. Facendo leva sull'abitudine famigliare di rispettare le decisioni altrui, quali che fossero, la giovane donna riuscì infine ad imporre la propria linea di pensiero al fratello ed a fargli promettere di non combinare guai. Roden comunque andò al lavoro con un'espressone truce che gli si addiceva ben poco.

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