Capitolo 14

452 40 0
                                    

-allora?- domandò Bakari osservando Aila che usciva da quella che era la sua casa.

-è un coglione- fu la sua risposta mentre sbuffava -ho tentato di essere gentile ma quando gli ho detto che ero una sacerdotessa mi ha letteralmente intimato di muovermi a chiedere agli Dei cosa deve fare lui qui-

-dovevi aspettartelo per come si è comportato all'inizio sai- le disse Bakari passandosi una mano tra i capelli rossi -ti ha detto altro?-

-niente. Non capisco davvero perché continua a non voler dire il suo nome. Ormai dovrebbe averlo capito che resterà qui per molto tempo quindi perché ostinarsi a non dirci niente?-

-fino alla fine sono certo che parlerà- Bakari osservò l'esterno della sua abitazione -dobbiamo solo dargli un po' di tempo per fidarsi di noi sai...non era un semplice prigioniero li- aggiunse in un sussurro. Di quello non aveva nemmeno parlato con Leif ma con Aila si sentiva in dovere di farlo.

-cosa vuoi dirmi?- sussurrò a sua volta titubante la castana.

-era il giocattolino sessuale del capo di quel clan di banditi Aila, era terrorizzato quando sono arrivato. Dobbiamo solo dargli tempo- e dopo aver detto quelle parole il rosso si diresse verso l'ingresso della sua abitazione. Una volta all'interno guardò subito in direzione della sala principale dove intravide la figura di spalle del biondo letteralmente rannicchiata vicino al camino. In quel modo gli sembrava davvero un cucciolo indifeso e sorrise istintivamente prima di togliersi il pesante mantello che indossava e avvicinarsi con molta calma, ma facendo sentire perfettamente i suoi passi, al biondo.

-ti senti meglio?- gli domandò Bakari sedendosi al suo fianco, anche se a debita distanza per non far allontanare il biondo.

-si- rispose a monosillabi Kayin continuando ad osservare con insistenza il fuoco -cosa vuoi?- aggiunse poi preoccupato che il rosso potesse pretendere da lui qualcosa.

-parlare- fu la semplice risposta di Bakari -capire cosa posso fare per far si che ti fidi di noi-

-dov'è la fregatura?- non riuscì a non chiedere Kayin -i vichinghi che conosco io sono spietati assassini che vogliono portare solo morte e distruzione-

-quelli sono i bastardi che non accettano che prima di essere guerrieri siamo anche umani- Bakari guardò con rabbia verso il fuoco del camino che gli ricordava il colore dei capelli della madre -credono che razziare città sia il modo per ottenere la gloria nel Valhalla e a volte uccidono altri dei nostri-

-perché sento che stai parlando per esperienza personale?- non riuscì a non chiedere Kayin anche se se ne pentì quasi subito notando lo sguardo pieno di rabbia messo su dall'altro.

-mia madre- disse però Bakari dopo un po' -è stata uccisa quando avevo quindici anni perché ha tentato di bloccare un clan del sud dall'assalire un villaggio pieno di bambini. La mia unica rassicurazione è che mia madre è morta combattendo nel bene e quindi ha un posto d'onore nel Valhalla-

-anche mia madre è morta- a Kayin era quasi venuto naturale dirlo che si sorprese di se stesso dopo quelle parole ma notando con la coda dell'occhio lo sguardo smeraldo del vichingo su di se decise di continuare -è stata rapita dai banditi delle montagne quando avevo tre anni e...-

-le è successo quello che è successo a te?- chiese titubante Bakari capendo che il biondo non riusciva a parlare e lo vide annuire.

-poi quando mio padre l'ha finalmente trovata per ripicca quegli uomini l'hanno uccisa. Avevo quattrodici anni quando è successo e mi sono sentito malissimo perché avevo sperato per una vita intera di rivederla e invece...ti capisco, capisco il dolore che hai provato- Kayin prese un profondo respiro iniziando anche a comprendere in parte perché Bakari era diventato il capo clan così giovane -mi chiamo Kayin- aggiunse poi il biondo lasciando completamente di stucco il rosso che non si era aspettato un così repentino cambio di idea da parte dell'altro.

-benvenuto a Deeltrent Kayin- gli sorrise Bakari per poi ritornare ad osservare il fuoco nel camino.

-è così che si chiama questo posto?- domandò Kayin osservando Bakari al suo fianco e ringraziando anche che l'area calda del camino fosse molto potente permettendogli quindi di avere quasi completamente i capelli asciutti in pochissimo tempo. Il ragazzo aveva anche già sentito quel nome quando era al castello segno che doveva essere una città importate dei vichinghi anche se non sapeva dire quanto visto che non aveva mai prestato molta attenzione quando Florian o gli altri consiglieri avevano tentato di spiegargli la geografia di quel posto.

-già- confermò Bakari -anche se molti la definiscono anche la capitale dei vichinghi- continuò Bakari e Kayin sgranò gli occhi realizzando appieno quelle parole.

-non sei solo il capo di questa tribù ma anche di tutti i vichinghi?- domandò sconvolto Kayin non riuscendo a trattenersi oltre.

-in teoria dovrei esserlo ma in pratica riesco a controllare solo la gente che vive a Deeltrent o nei villaggi qui vicino. Molti seguono quello che è il referente della loro tribù, soprattutto chi vive oltre le montagne a est, e fanno di testa loro. È per questo che ti dico che non tutti siamo uguali-

-quindi le razzie le fanno quelli che non ti ascoltano- ragionò Kayin iniziando a pettinare con molta calma i suoi lunghi capelli che altrimenti si sarebbero tutti annodati tra loro.

-esatto. Quando sei molto giovane e ti ritrovi ad essere a capo di una tribù che tuo padre ha conquistato con la forza dopo che la sua famiglia era stata esiliata non sempre la gente ti vede di buon occhio- sapeva Bakari che forse stava dicendo un po' troppo a quel biondino che aveva appena conosciuto ma se gli Dei avevano detto ad Aila che Kayin faceva parte del suo destino significava che prima o poi dovevano iniziare a fidarsi.

Kayin a quelle parole non poté far altro che annuire completamente d'accordo con il rosso che aveva accanto.

Il principe dei VichinghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora