Capitolo 6

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Kayin non riusciva nemmeno più a respirare. Anche solo quel semplice movimento gli provocava dolore per tutto il corpo. Quando era arrivato al cospetto di quello che aveva capito essere il capo di quei banditi delle montagne l'uomo aveva ghignato prima di chiedere una frustra a quelli che erano i suoi sottoposti e non aveva nemmeno dato il tempo a Kayin di realizzare quello che stava realmente succedendo prima di scagliargli contro una potente frustrata. Il dolore era stato lancinante non solo per via della forza e della sorpresa che aveva colto Kayin ma anche perché la frusta che l'uomo aveva richiesto non era composta da un0unica coda ma da più, il principe non era riuscito a contarle tutte, e ognuna di esse aveva un uncino alla sua estremità che penetrava con prepotenza all'interno della carne scorticandola per bene e facendo uscire quelli che erano fiotti di sangue.

Kayin a un certo punto aveva anche perso conoscenza non solo per il dolore ma anche per tutto il sangue che aveva perso per quelle frustate e si era svegliato solo qualche secondo prima sentendosi completamente uno straccio.

-oh ma guarda un po' chi si è svegliato- a sentire quelle parole un brivido percorse completamente la schiena di Kayin mentre alzava lo sguardo per poter osservare attentamente l'uomo che era letteralmente l'artefice di tutte le sue ferite.

-cosa vuoi da me?- sussurrò il principe che sentiva fitte ogni qual volta che diceva anche solo una lettera. Non poteva parlare senza rischiare di sentire forti dolori e la cosa lo stava non solo spaventando ma anche innervosendo parecchio.

-te l'ho detto prima: vendetta-

-per cosa?- si ritrovò a dire Kayin mentre l'uomo lo prendeva per le corde che ancora legavano le sue mani e se lo tirava abbastanza vicino da poterlo osservare con sguardo languido cosa che non piacque per niente al principe: ci mancava solo che finisse per essere anche la preda sessuale di quell'altro.

-sto semplicemente facendo un piccolo favore a uno dei miei e nel mentre posso anche divertirmi- ridacchiò l'uomo mentre con molta calma prendeva la coda, quasi del tutto sfatta, del biondo e la tirava con forza facendo piegare dolorosamente la testa di Kayin -sai tuo padre ha ucciso il nostro vecchio capo e solo grazie a ciò lo sono diventato io. Anche se devo ammettere che è stato difficile visto che tuo padre aveva deciso di sterminarci tutti. Se solo non fosse stato troppo avventato ci sarebbe pure riuscito-

-chi- riuscì a dire con voce strozzata Kayin.

-a chi sto facendo il favore?- ridacchiò l'uomo continuando ad osservarlo attentamente -il figlio del vecchio capo- disse poi osservando attentamente la reazione di Kayin che in un primo momento guardò confuso l'uomo non capendo minimamente a chi potesse starsi riferendo per poi sgranare gli occhi nel capire.

-Tigran?- domandò, anche se con fatica, per sicurezza. No, suo fratello non poteva davvero aver chiesto una cosa del genere anche perché fino a prova contraria suo fratello nemmeno poteva comunicare con le persone all'esterno della sua camera.

-e chi altri?- e la risata inizialmente molto leggera si trasformò in un vero e proprio tornado di divertimento -quello che è il tuo fratellastro ti vuole morto e io ho accolto volentieri la sua proposta ma prima di ucciderti vorrei anche fare altro- ma Kayin ormai non lo stava più ascoltando visto che nella sua mente iniziava a farsi strada l'idea che i suoi consiglieri avevano sempre avuto ragione a voler tenere Tigran nella segrete. Perché non li aveva ascoltati invece di fare di testa sua e quindi pensare che l'altro avesse bisogno solo di tempo per aprirsi?

Una lacrima sfuggì al controllo di Kayin mentre realizzava che il suo destino gli stava per riservare solamente dolore. Aveva sempre creduto che con la politica che stava attuando, lasciando che i banditi delle montagne potessero controllare tutti i territori montani senza infastidirli, avrebbe solo giovato al suo regno. Si era sbagliato anche perché il fratello era sempre riuscito ad eludere la sua sorveglianza e aveva agito alle sue spalle per farlo fuori e Kayin si sentiva stupido. Stupido per aver creduto che Tigran fosse simile a lui, stupido perché aveva pensato di avere ancora qualcuno della sua famiglia al suo fianco quando in realtà era sempre stato da solo. Si era abituato ad essere solo con tutte le aspettative del regno che pesavano sulle sue spalle e aveva davvero tentato di fare del suo meglio ma il destino aveva deciso per lui che non bastava ancora. Aveva sperato solamente di trovare qualcuno con il quale potersi confidare, raccontare le sue paure visto che non voleva nuovamente dare la possibilità a Florian di vederlo debole, ma era sempre stato da solo.

Aveva anche per un attimo sperato, quando aveva superato lo shock iniziale dell'avere un fratello più piccolo, di poter parlare con lui della madre, di poter scoprire qualcosa riguardo al carattere della donna o anche semplicemente alle sue abitudini. Voleva sentire più vicino la madre che non aveva mai conosciuto ma Tigran non lo aveva minimamente aiutato e anzi aveva solo dato sempre di più a lui la colpa della morte della donna senza pensare per un solo momento che anche lui potesse essere distrutto da quella perdita.

Kayin stava usando i suoi pensieri, che facevano male, per non tornare alla realtà dei fatti dove il capo dei banditi delle montagne si stava pregustando la sua vittoria. Stava per diventare il giocattolino sessuale di quell'uomo e Kayin non aveva nessuna intenzione di ricordarsi della cosa. Stava segretamente pregando, anche se lui non era mai stato un credente nonostante fosse stato costretto a partecipare alle cerimonie popolari, che l'uomo che aveva difronte toccasse involontariamente qualche ferita aperta provocandogli quindi un dolore acuto che lo facesse svenire. Per sua sfortuna però non successe.

Il principe dei VichinghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora