Capitolo 28

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-glielo hai detto?- domandò Leif quando finalmente riuscì a stare in disparte con Bakari mentre marciavano in direzione del villaggio che dovevano attaccare. Era uno di quelli più interni, difficilmente raggiungibile, ma se riuscivano a riportarli dalla loro parte sarebbe stato un ottimo punto strategico da ottenere.

-di cosa stai parlando?- chiese invece Bakari lanciando un veloce sguardo in direzione di Kayin che poco più dietro di lui stava annuendo a qualcosa che Igor gli stava dicendo.

-della spada del tuo ragazzo, del suo nome precisamente-

-no, non gli ho detto niente- capì allora il rosso riposando lo sguardo sul sentiero innevato che aveva davanti.

-quindi mi stai dicendo che ha scelto quel nome a caso senza che tu gli dicessi niente?- Leif era davvero sorpreso e Bakari annuì nuovamente. Anche lui era rimasto sorpreso dal nome che Kayin aveva dato a quella spada ma poi aveva sorriso pensando al fatto che quella era una stupenda coincidenza. -gli dirai cosa si cela dietro quel nome?-

-si, a battaglia finita lo faro- confermò Bakari che davvero non voleva tenere per se quel piccolo particolare, considerando che anche Leif ne era a conoscenza, ma allo stesso tempo non aveva voglia di parlarle con la battaglia imminente ipotizzando anche che il suo ragazzo gli avrebbe fatto tante altre domande.

Kayin distolse un momento lo sguardo da Igor per poter osservare davanti a se la schiena di Bakari che sembrava davvero essere concentrato nella sua conversazione con Leif. Quando gli aveva detto il nome della sua spada il rosso era rimasto a fissarlo per lungo tempo in completo silenzio tanto che aveva anche iniziato a pensare di aver dato il nome sbagliato, di aver fatto qualcosa che avrebbe di sicuro fatto arrabbiare Bakari con lui. Ma Bakari non aveva fatto altro che fissarlo per tutto il tempo in silenzio fino al momento di partire. Era da allora che non si scambiavano una parola e il cuore di Kayin stava battendo troppo forte per la paura tanto che il biondo aveva il timore che potessero sentirli arrivare solo per quello.

Il paesaggio iniziò a cambiare ma quello che videro non era minimamente quello che si erano aspettati e Kayin rimase immobile mentre sentiva gente urlare e casa andare a fuoco.

-divino Odino- borbottò Leif guardando poi verso Bakari che grugnì.

-questo non lo posso accettare- ringhiò il rosso sfoderando la sua fidata Gunnhild e partendo alla carica -cercate di non fare del male ai bambini ancora vivi!- aggiunse probabilmente sempre urlando ma visto che Kayin era rimasto immobile ad osservare quella scena aveva avvertito poco e niente quell'ultima frase. Chi aveva attaccato quel villaggio prima del loro arrivo? E perché se la stavano prendendo anche con gli indifesi bruciando abitazioni nelle quali potevano esserci anche bambini piccoli. Con rabbia e ribrezzo nei confronti di chiunque stesse facendo quello Kayin strinse l'elsa di Brynja per poi dirigersi anche lui a passo svelto verso il cuore della battaglia.

Grazie all'allenamento che aveva ricevuto inizialmente da Leif e poi da Bakari riuscì a destreggiarsi benissimo tra coloro che lo stavano attaccando anche se il biondo non riusciva a capire se fossero persone del villaggio o quelli che li stavano attaccando visto che erano tutti vichinghi a quanto pareva. Solo per quel motivo il biondo non affondò mai realmente Brynja per uccidere i suoi avversari ma li feriva alle gambe in modo che non potessero più attaccarlo. Stava per raggiungere finalmente Bakari quando avvertì distrattamente quello che era un pianto. All'inizio era stato così debole che nemmeno se ne era accorto ma era di sicuro il pianto di un bambino. Il principe aguzzò l'udito per poter capire la direzione di quel pianto e con molta calma camminò tra le carcasse di vichinghi morti e quelli che erano i detriti delle case distrutte fino a quando non riuscì a sentire ancora più forte il pianto. Scrutò lo spazio che aveva intorno con i suoi occhi ghiaccio fino a quando in una piccola cavità formata dal tetto di un'abitazione caduta Kayin riuscì a vedere la fonte di quel pianto. Il bambino, avvolto in una copertina, non doveva avere più di un anno o forse anche meno e si stava dimenando mentre piangeva sicuramente per tutto quel trambusto e la paura innata. Kayin si avvicinò con molta calma al bambino e fu allora che riuscì a notare quelli che erano anche i corpi riversi a terra privi di vita dei suoi probabili genitori. La donna, la prima che Kayin era riuscito a vedere, aveva un'ascia conficcata nella schiena ed era caduta a terra di faccia con una mano che si allungava in direzione del fagottino. Il padre invece era poco più avanti rispetto alla donna, riverso di schiena e con lo sguardo vitreo. In mano l'uomo aveva quella che era una spada leggermente sporca di sangue ma a quanto pareva non era minimamente bastata. Kayin sospirò pesantemente raggiungendo l'uomo e abbassandogli le palpebre sugli occhi vitrei trovandosi quasi naturalmente a ringraziare che almeno lui avrebbe raggiunto il Valhalla. Dopo di ciò il principe si diresse verso il bambino e una volta aver rinfoderato Brynja lo prese in braccio tenendolo stretto a se mentre cercava di cullarlo per far calmare il pianto e quindi di non attirare l'attenzione di qualcuno su di loro.

Il bambino però sembrava non sentirsi minimamente al sicuro tra le sue braccia e se possibile aumentò il volume del suo pianto costringendo Kayin a cercare di cambiare il suo dondolarsi per provare a calmarlo.

-cucciolino se vuoi darmi una mano devi fidarti di me- sussurrò conscio che il bambino non l'avrebbe minimamente compreso ma almeno poteva fare una prova. A contrario della sua iniziale idea la cosa parve funzionare e il bambino si calmò tra le sue braccia finendo anche per addormentarsi e Kayin sorrise istintivamente perdendo completamente la cognizione del tempo e dello spazio. E fu così che si spaventò a morte quando sentì una mano sulla sua spalla con il sangue che gli si era gelato nelle vene.

Il principe dei VichinghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora