Il documento venne probabilmente redatto da suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi, una monaca benedettina della nobile famiglia Tommasi di Lampedusa ; la suora l'11 agosto venne ritrovata seduta a terra nella sua cella con il volto sporco di inchiostro, un calamaio sulle gambe e un foglio in mano scritto in un presunto alfabeto incomprensibile; la suora poi racconterà che la lettera le era stata dettata da Satana. Il documento faceva parte di un manoscritto che la suora aveva stilato per il suo padre confessore. Gli annali del monastero riportano che questo autografo sia stato ricevuto dalla suora l'11 agosto 1676 da parte del demonio in persona che le chiese di firmarlo. Suor Crocifissa, avendo compreso il contenuto della lettera, vi scrisse invece solo «ohimè».
Nel 2017 un gruppo catanese di fisici e di informatici ha ritentuto di avere parzialmente decifrato la lettera. Con un complesso algoritmo di decrittazione che ha utilizzato lettere di alfabeti latino, greco, runico e yazida (che la suora poteva ben conoscere) si è ottenuta una serie di parole, ognuna di senso compiuto, delle quali però non è chiaro il significato complessivo. Una perizia attenta ha individuato tracce di ripetitività che hanno fatto comprendere che la suora ha confezionato essa stessa la lettera mentre il contenuto della stessa rivela che ella soffrisse di problemi psichiatrici che la vita di clausura aveva certamente accentuato.