Nel 2009 Eric Knudsen lo immaginò – e ne creò la figura – per un contest su un forum. Nacque così lo Slender Man, un mostro alto, esile e senza volto che rapisce e uccide i bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni – ma anche alcuni adulti non meglio determinati. Quello di Knudsen fu un personaggio talmente virale da diventare oggi iconico e dare vita a un film che al momento è in distribuzione nelle sale italiane.
Per cercare di capire il fenomeno, bisogna comprendere perché sia divenuto una leggenda metropolitana o in certi casi anche realtà. Una leggenda metropolitana è qualcosa di cui si ignora l’origine, un po’ come quelle fiabe regionali che un tempo si tramandavano per via orale. Noi conosciamo l’origine dello Slender Man, sappiamo che è stato diffuso come un Creepy Pasta – ossia quelle storie copiate e incollate che sono state generate per il Web e proliferano sul Web. Ovviamente questa storia interviene su determinate corde della nostra psiche: i delitti contro i bambini – proprio perché rapimenti e abusi o omicidi sono all’ordine del giorno – ci appaiono essere i peggiori. Perché i bambini sono innocenti e li vorremmo sempre proteggere.