Capitolo 3

51 8 13
                                    

"Volevo urlare quello che sentivo,

 ma sono rimasto zitto per paura di non

essere capito."

Charles Bukowski

Le gocce di pioggia scorrevano lungo il vetro della finestra con una dolce melodia, come note di una canzone segreta scritta dal cielo.

Seduta sul davanzale della finestra con una tazza di tè fumante tra le mani, il ticchettio della pioggia sulla finestra mi fa sentire come se il mondo esterno si stesse confidando con me, rivelandomi i suoi segreti più intimi.

Guardando fuori, vedo le strade lavate dalla pioggia, come se la pioggia avesse rimosso il trucco fittizio del mondo, svelando la sua vera essenza. Le gocce scivolano lungo i rami degli alberi, danzando come lacrime dimenticate, un po' come le mie, e le foglie si inchinano sotto il peso dell'acqua, come se abbracciassero la fragilità della vita.

Porto la tazza alle labbra e sento il caldo del tè bollente che mi avvolge le mani. Mentre il sapore dolce e amaro danza sulla mia lingua, il mio sguardo rimase fisso sulla pioggia. Penso a quanto sia simile alla vita: imprevedibile, a volte turbolenta, ma sorprendentemente bella nella sua imperfezione.

"La pioggia", ci insegna la bellezza della vulnerabilità. È come se il cielo piangesse per noi, per tutte le ferite e i desideri inespressi che portiamo nel cuore. Mi sento sommersa da una sensazione di gratitudine per quei momenti di introspezione, quando la pioggia mi permetteva di riflettere sulla mia vita.

Le gocce di pioggia si fanno più intense, quasi come se volessero condividere con me un segreto ancora più profondo. Chiudo gli occhi per un istante e mi lascio trasportare dall'infinita bellezza della pioggia. La mia mente vaga attraverso i ricordi, le speranze e le paure, mentre il suono della pioggia mi avvolge come una coperta di comfort.

Nella quiete di quel momento, compresi che la vita era una serie di alti e bassi, di giorni soleggiati e giorni piovosi. Ma era proprio nella pioggia che si potevano trovare le lezioni più preziose.

Continuai a guardare fuori dalla finestra, con una nuova comprensione della vita che scorre insieme alle gocce di pioggia. La pioggia, una compagna silenziosa e riflessiva, mi ha insegnato a danzare nella tempesta e ad abbracciare la bellezza della vulnerabilità.

Ad interrompere questo mio flusso di pensieri filosofici sulla vita è, come sempre, la voce di mia madre che mi chiama per la cena.

Scendo al piano di sotto, dove trovo la tavola già apparecchiata.

" Dov'è Robert? " Chiedo a mia madre.

" Arriverà tra un'oretta, ha fatto tardi a lavoro e la pioggia di certo non aiuta "

Non le rispondo, mi limito ad annuire e a sedermi a tavola, stasera non ho particolare appetito, in quanto domani inizia la scuola e sono abbastanza agitata. 

Come ogni sera aiuto mia madre a pulire la cucina e a sistemare le varie stoviglie, dopodiché vado in camera mia e inizio a provarmi una serie di outfit che potrei indossare domani, per fortuna in questa scuola non devo indossare la divisa.  

Dopo aver provato almeno cinque tipi di outfit diversi e aver ridotto la camera in un campo di guerra, decido che è arrivato il momento di sistemare la stanza e di andare a dormire.

Il giorno dopo ...

Mi sveglio di soprassalto a causa della sveglia, tiro indietro le coperte e mi siedo, guardando il mio smartphone che segna le 6:30. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso il bagno. Mi guardo allo specchio, cercando di darmi coraggio, mi lavo il viso, mi pettino i capelli, e cerco di sembrare sicura di me. 

Find Your WayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora