Capitolo 20.2

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Pov Chanel: 

Siamo sulla spiaggia da ore ormai, il sole inizia a calare all'orizzonte, tingendo tutto di arancione e rosso. Il vento fresco della sera comincia a soffiare, e il rumore delle onde in sottofondo è l'unica cosa che mi permette di mantenere la calma. Lavoriamo in silenzio, io e Jace, raccogliendo spazzatura qua e là, mentre i sacchetti della spazzatura si riempiono uno dopo l'altro.

Non ci sopportiamo, e si vede. Non abbiamo bisogno di dirlo. C'è una tensione nell'aria, sottile ma palpabile. Ho sempre detestato il modo in cui Jace si comporta, come se fosse al di sopra di tutto e tutti, come se il mondo dovesse ruotare attorno a lui. Ma, mentre raccatto una bottiglia di plastica mezza sepolta nella sabbia, mi rendo conto che lo stesso vale per lui nei miei confronti.

Ogni tanto rompe il silenzio con qualche commento, solo per darmi fastidio.

"Stai facendo un lavoro fantastico, Chanel. Sembra quasi che ti piaccia raccogliere la spazzatura," dice con quel suo solito tono sarcastico, mentre lancia una bottiglia nel sacco che tiene in mano.

Alzo gli occhi al cielo senza neanche guardarlo. "Sei noioso, Jace. È per questo che non riesci a trovare qualcuno che ti sopporti?" ribatto, mantenendo la voce piatta. Non gli do la soddisfazione di far vedere che mi infastidisce.

Lui ride, una risata breve e secca. "Almeno io non devo farmi punire per avere l'attenzione dei professori."

Non rispondo, mi limito a stringere i denti e a continuare il mio lavoro. Odio quanto sia bravo a tirare fuori il peggio di me. Ma non gli darò quello che vuole, non gli permetterò di farmi scattare.

Sono quasi le sei di sera quando ci rendiamo conto di essere a buon punto. La spiaggia è decisamente più pulita di quando abbiamo iniziato, ma abbiamo finito i sacchetti per la spazzatura.

"Dobbiamo andare a prenderne altri," dico, sperando che la mia voce non tradisca la stanchezza che sento.

Jace sbuffa, scrollando le spalle. "Se proprio devi."

Ci avviciniamo a un uomo che si occupa di mantenere pulita la spiaggia e gli chiediamo dove possiamo trovare altri sacchetti. Ci dice che sono dentro un capanno vicino alla piscina dell'hotel. Non abbiamo altra scelta, quindi ci dirigiamo lì, ancora in silenzio, il vento che continua a soffiare sempre più forte man mano che ci avviciniamo all'hotel.

Arriviamo al capanno, un piccolo edificio di legno malconcio. Spingo la porta e si apre con uno scricchiolio, rivelando una stanza buia e piena di attrezzi. Entro per prima, scrutando tra gli scaffali per trovare i sacchetti.

"Dovrebbero essere qui da qualche parte," mormoro, mentre inizio a cercare.

Jace mi segue senza troppo entusiasmo, guardandosi intorno come se fosse annoiato. "Sbrigati, Chanel. Non ho intenzione di passare la serata qui."

Sto per rispondergli quando, improvvisamente, la porta si chiude con un forte sbattere, facendo tremare l'intera struttura. Mi giro di scatto e vedo Jace che si precipita verso la maniglia, cercando di aprirla. Ma è bloccata.

"Fantastico," borbotta, tirando la maniglia con più forza. "Siamo chiusi dentro."

Lo guardo, cercando di mantenere la calma, ma sento il cuore che inizia a battere più velocemente. Non può essere. Non posso essere intrappolata qui dentro. Non di nuovo.

"Stai scherzando, vero?" chiedo, la voce più debole di quanto vorrei.

Jace scuote la testa e dà un calcio alla porta. "Le chiavi sono fuori. E la porta si è chiusa a causa del vento. Perfetto."

Mi sento il respiro diventare più rapido, la stanza sembra improvvisamente più piccola, le pareti più vicine. Un'ombra di panico si insinua nel mio petto, ma non posso lasciarlo vedere. Non a Jace.

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