Capitolo 14

19 4 5
                                    

Pov: Jace 

Apro la porta di casa mia e un freddo pungente mi accoglie, facendomi rabbrividire. Sento un senso di ansia salirmi dentro mentre faccio un passo avanti, illuminando l'ingresso buio con il mio cellulare. E lì, di fronte a me, giace Chanel.

La sua figura è irriconoscibile, segnata dagli abiti sudici e sgualciti che avvolgono il suo corpo. Una volta impeccabile, ora sembra un'ombra di sé stessa. Le ferite, rosse e gonfie, coprono ogni centimetro di pelle che riesco a intravedere. Il suo braccio è ingessato, ma ricordo che l'aveva già quando l'ho vista l'ultima volta. Dal suo volto sporco e insanguinato, una lacrima si mescola al sangue, tracciando una striscia umida sulle sue guance pallide.

"Chanel...", balbetto, smarrito di fronte a quella catastrofe vivente. "Cosa ti è successo?" chiedo, approcciandomi con cautela.

Le sue labbra tremanti si muovono, ma nessun suono ne fuoriesce. I suoi occhi verdi mi fissano, esprimendo una paura che non riesco a comprendere. Vedo il dolore dentro di loro, la sofferenza che cerca di nascondere, mentre mi interrogo su come sia possibile che sia finita in questo stato.

Con circospezione mi avvicino, prendendo il suo braccio ferito tra le mie mani tremanti. Mi muovo lentamente, cercando di non farle provare ulteriore dolore.

"Vieni", sussurro, guidandola all'interno della mia abitazione. La conduco al mio divano , dove la aiuto a sedersi. Poso una coperta intorno alle sue spalle, cercando di donarle un po' di calore.

Restiamo in silenzio per un istante, mentre osservo il suo volto tormentato. 

Lei continua a piangere, un lamento soffocato che spezza il gelido silenzio della stanza. Mi siedo accanto a lei, guardando il suo viso segnato dal dolore, mentre cerco di trovare le parole giuste da dire.

" Miss Dior, ti prego, dimmi cosa è successo", supplico, cercando di farle comprendere la mia preoccupazione. "Sono qui per aiutarti, ma devo sapere cosa è accaduto."

Le sue labbra si muovono ancora una volta, ma questa volta riesce a pronunciare qualche parola spezzata. " Ho. . . ho paura. . . Ho bisogno di aiuto ", mormora con voce flebile.

Il suo tormento inizia a rompere qualcosa dentro di me: la risolutezza. Mi rendo conto che non posso rimanere un semplice spettatore mentre il suo mondo crolla intorno a lei. Devo fare qualcosa.

"Starai bene, te lo prometto", dico con determinazione, cercando di trasmetterle un briciolo di sicurezza. 

Le sue lacrime continuano a scorrere, come un fiume senza fine, mentre cerco di sollevare un po' del suo peso. Cerco di spezzare la barriera del suo silenzio, incoraggiandola a confidarsi, ma capisco che ci vuole tempo.

Mi rendo conto, però, che Chanel ha bisogno di un aiuto immediato, quindi con delicatezza la sollevo tra le mie braccia e la porto lentamente nel bagno. La sostengo mentre si lava le mani e il viso, cercando di rimuovere almeno un po' dello sporco e del sangue che le coprono la pelle.

I suoi occhi si posano sul suo riflesso allo specchio e improvvisamente scoppia a piangere. "E' solo colpa mia. Solo mia. ", singhiozza disperata.

Mi avvicino più a lei, stringendola con affetto. "Cosa intendi dire?", le dico con voce soffice mentre le sfioro delicatamente la guancia.

Le sue lacrime continuano a scorrere inarrestabili, ma cerco di darle spazio per esprimersi. Dopo un po', riprende il controllo delle sue emozioni e continua a lavarsi, seppur con lo sguardo rivolto verso il basso.

Mentre si asciuga le mani, le offro i miei vestiti che trovo un po' grandi per lei, ma che potrebbe usare temporaneamente fino a che non ne avrà di suoi nuovi. Lei accetta il mio gesto con una leggera inclinazione del capo, lasciando che io la guidi verso la cucina.

Find Your WayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora