Capitolo 6

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POV Jace

Mi sveglio presto al mattino, con un'energia pulsante nel mio corpo. Ho bisogno di uscire, di sentire il vento che mi attraversa il viso mentre corro. Metto le scarpe da ginnastica, mi assicuro che il mio iPod sia carico di musica motivante e mi avvio verso la foresta che si trova nei pressi della mia casa.

Lungo il percorso, sento l'aria fresca riempire i miei polmoni, mentre spruzza nuova linfa vitale nei miei muscoli. Corro, correre è sempre stata la mia fuga dalla realtà. Vedo gli alberi muoversi sotto il Sole coperto da qualche nuvola, mentre passo tra sentieri che conosco alla perfezione.

Qualche sera fa ho avuto modo di conoscere Chanel, io e lei non ci piacciamo a vicenda, è come se la sua presenza avesse il potere di irritarmi in modo eccezionale.

Continuo a correre, ma qualcosa attira l'attenzione. Intravedo una figura in lontananza, una ragazza che sembra smarrita e preoccupata. Mi avvicino e scopro che è Chanel, insieme a un bimbo che credo sia il suo fratellino. Sembra che si siano persi e abbiano bisogno di aiuto.

Nonostante la nostra inimicizia, mi sento obbligato ad aiutarla. Forse è il mio istinto di sopravvivenza, o forse è solo perché non riesco a vedere qualcuno in difficoltà senza offrire il mio aiuto. Mi avvicino lentamente a Chanel e al bimbo. Mi spiega che si sono allontanati troppo dal sentiero principale e ora non riescono a ritrovare la strada, inoltre mi prega di aiutare il suo fratellino.
Decido di prendere il controllo della situazione.

" Ma guarda un po' chi abbiamo qui. Persa in questo oscuro e sinistro luogo, eh? Che peccato, poverina. " Le dico.

Mi studia per un momento, evidentemente scettica. Ma alla fine inizia a parlare. 

" Per favore, Jace " mi implora. "Per questa volta, per Ryan, aiutami solo a ritrovare il sentiero. Non ti chiederò mai più niente, ti prego portalo via da qui. "

Decido quindi di aiutarla, nonostante il mio grande astio nei suoi confronti. Avanziamo nella foresta, noto che io e Chanel abbiamo talmente poco in comune che sembra impossibile trovare un terreno comune, ma la situazione ci costringe a comunicare. Iniziamo a scambiarci battute ironiche, poi ridiamo insieme, i nostri sorrisi si trasformano in qualcosa di autentico.

Ci prendiamo cura del fratellino di lei e siamo determinati a trovarne la strada verso casa. Nonostante il nostro rapporto amor-odio, la nostra rivalità viene abbassata di tono, sostituita dalla collaborazione. Ci rendiamo conto che siamo più simili di quanto vogliamo ammettere. Entrambi combattenti, entrambi con un cuore che sa cosa significhi soccorrere qualcuno.

Dopo un lungo cammino, finalmente riusciamo a trovare il sentiero principale, e a quel punto le nostre strade si dividono. 

 Le gambe bruciano e il mio corpo è esausto, ma ho ancora un'energia dentro di me che non riesco a placare. Non posso fare a meno di fare una cosa che mi trascina verso il passato.

Entro nella mia stanza, spingendo la porta pesante che si chiude dietro di me con un tonfo rassicurante. Sono solo nella mia tana, con solo la mia mente e i miei ricordi a tenermi compagnia. Mi siedo al vecchio tavolo di legno, in un angolo della stanza, e prendo una matita e un foglio di carta bianco. Le mie mani tremano leggermente, ma nonostante ciò, l'empatia per quello che sto per fare prevale sulla fatica.

Inizio a tracciare le linee, maestose e sottili al contempo. I miei disegni prendono vita, emerge una città oscura e decadente, con grattacieli e case in rovina. Ombre minacciose si stagliano contro un cielo pesante e tempestoso. Questo è il mio mondo, un riflesso dei ricordi che ho cercato di dimenticare.

Continuo ad aggiungere dettagli, approfondendo le ombre e rendendo visibili le ferite dei miei fantasmi. La mia mente viaggia indietro nel tempo, rivivendo esperienze dolorose e momenti di fragilità. È un'emersione nella parte più profonda del mio subconscio, una terapia che mi permette di affrontare i demoni che mi hanno perseguitato. Non sono solito a disegnare ombre oscure, o a disegnare scenari horror, preferisco usare la matita per creare paesaggi luminosi, per cercare di fuggire da quella che è la realtà. Ma mentre il mio disegno si caratterizza, una luce fioca si fa strada nella stanza. Mio padre apre la porta ma si ferma nel vedermi. I suoi occhi scuri si riempiono di preoccupazione e tristezza. "Jace, cosa stai facendo?" chiede, con la voce piena di apprensione.

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