Capitolo 18

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Pov Chanel:

La polvere sottile danza nell'aria stagnante del capannone abbandonato, illuminato solo dalle fioche strisce di luce che filtrano attraverso i vetri sporchi delle finestre.

Sono circondata da uomini dall'aspetto malandato, occhi scrutatori che mi trapassano mentre mi circondano come avvoltoi. Sono cinque, forse sei, con giacche di cuoio consumate e volti segnati dalla vita dura. Parlano tra di loro a bassa voce, discutendo di mio padre e dei suoi "affari". Non so cosa sappiano, ma hanno dei documenti. Lo vedo nei fogli che sfogliano con attenzione ossessiva.

Mi chiedono di lui. Domande taglienti, serrate come coltelli affilati.

"Dove è tuo padre, Chanel? Cosa sapeva dei suoi affari? Parla, ragazza!"

Le risposte non vengono perché non le ho. Non so nulla di mio padre da quando sono andata via da Chicago.

Ma loro non credono a me.

Non credono che io sia davvero all'oscuro di tutto questo.

Mi offrono denaro, cercano di comprare la mia voce con promesse di ricompensa. Rimango muta, con il cuore in gola. Non ho intenzione di negoziare con questi uomini. Non ho intenzione di dire loro nulla. Poi, quello che sembra essere il capo si avvicina a me con un sorriso torvo, un sorriso che non raggiunge gli occhi. Oserei dire quasi inquietante.

La sua mano si alza e mi colpisce con forza sul lato del viso. 

Il dolore è improvviso, una scintilla di rabbia che si accende dentro di me.

Mi rialzo, gli occhi puntati verso di lui, le guance arrossate non solo dal colpo, ma anche dalla rabbia repressa. Non ho mai voluto usare la violenza, ma ora non ho scelta. Mi lancio verso di lui, colpiamo e pariamo come due pugili in un ring. Lui è più grande di me, più forte, ma la mia determinazione è un fuoco che mi brucia dentro. Il rumore di passi improvvisi interrompe la "lotta".

Jace e Chris.

Li vedo entrare.

Cosa ci fanno loro qui?

Mi avranno seguita? No, è impossibile.

Sarà solo una coincidenza.

Giusto?

Ma ora è troppo tardi per tornare indietro.

Jace si getta contro uno degli uomini, un pugno preciso che fa barcollare il suo avversario. Chris afferra un tubo di ferro e lo brandisce contro un altro, con una ferocia che non avevo mai visto in lui. La lotta divampa nel capannone, il suono di colpi che si scontrano e grida di rabbia riempiono l'aria. Riesco a sgusciare fuori, la mia mente é confusa dalla confusione e dall'adrenalina.

Li seguo all'esterno con il cuore ancora in tumulto.

"Che cosa pensavate di fare?" La mia voce è un sibilo di rabbia, diretto contro Jace e Chris.

"Non avevo bisogno del vostro aiuto. Non so neanche perché voi siate qui" Le parole escono più aspre di quanto avessi previsto. Jace, mi guarda con occhi che mostrano una mescolanza di soddisfazione e preoccupazione.

"Chanel, ti abbiamo seguita, in realtà è tutto il giorno che ti osserviamo da lontano. " dice Chris

" Perché, l' avreste fatto? "

" Noi, o meglio io, ero preoccupato per te, continuavo a riflettere su cosa ti fosse successo quella sera.

Sento il cuore pulsare forte nel petto mentre li guardo, un misto di gratitudine e frustrazione. 

"Non importa," dico infine, un sospiro che sfiora le mie labbra. "Dobbiamo solo andarcene da qui. Ora."

 Ci allontaniamo in silenzio e il capannone abbandonato svanisce dietro di noi.

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