Capitolo 24

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Pov Jace:

Mi sveglio nel cuore della notte, sento qualcosa dentro di me che mi spinge fuori dal letto.

Nic e Chris dormono profondamente, il loro respiro regolare riempie la stanza in modo monotono.

Non voglio svegliarli, non ora.

Ho bisogno di spazio, aria, qualcosa che mi rilassi. Così prendo una canna dalla tasca della giacca e, senza far rumore, scivolo fuori dalla camera.

Attraverso il corridoio silenzioso e arrivo sulla terrazza. La notte è ancora scura, illuminata solo da qualche stella lontana. Il freddo mi avvolge, ma non abbastanza da farmi desistere.

Accendo la canna e faccio un lungo tiro, godendomi la calma momentanea.

Poi, noto una figura già lì, appoggiata alla ringhiera. Una ragazza. Chanel.

Sta fumando, lo sguardo perso nell'orizzonte. La prima cosa che mi viene da dire, con una punta di ironia, è: "Quella roba non ti fa bene, lo sai, Miss Dior ?"

Lei sussulta leggermente, non mi aveva sentito arrivare, ma non si degna nemmeno di rispondermi. Si limita a continuare a fissare il vuoto, come se il mio commento fosse solo un fastidioso ronzio di sottofondo.

Mi avvicino e mi appoggio alla ringhiera accanto a lei. Le braccia sospese sopra il bordo freddo, la canna che brucia lentamente tra le mie dita. Per un momento, c'è solo il rumore del vento, il suono lontano della città addormentata.

Fumiamo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Poi, Chanel rompe quel silenzio teso con la sua solita sfrontatezza.

"Secondo te, cosa cazzo sta succedendo veramente?" Lo dice con una calma apparente, quasi sfidante, come se fosse immune a tutto questo.

Ma io lo so che non è vero, anche se lei non lo ammetterebbe mai.

Faccio un tiro profondo e rispondo, con la voce un po' roca.

"Non lo so, ma qualcuno ci vuole dentro a qualcosa di grosso. E non mi piace affatto." Penso agli uomini incappucciati, ai messaggi criptici, a come tutta questa situazione ci sta stringendo il collo senza lasciarci via d'uscita.

Lei fa un breve cenno con la testa, quasi indifferente, come se tutto quello che stiamo vivendo fosse solo un altro fastidio da ignorare.

Poi rimaniamo di nuovo in silenzio, fino a quando sono io a parlare.

"Come sta tuo fratellino, Ryan, giusto?" chiedo, cercando di rompere quella barriera di ghiaccio che lei alza sempre intorno a sé. So che tiene molto al fratello ed è l'unico argomento che potrebbe rivelare qualcosa di più su di lei.

Ma appena le parole escono dalla mia bocca, vedo il suo sguardo cambiare. Si fa subito più freddo, distaccato. Mi fissa per un secondo, poi spegne la sigaretta con un gesto secco, lasciando cadere il mozzicone a terra.

"Non sono affari tuoi, Jace."

La sua voce è tagliente, come una lama.

Non c'è traccia di emozione.

Solo gelo.

E senza dirmi altro, si gira e se ne va, lasciandomi lì da solo sulla terrazza, con il fumo che si dissolve nell'aria fredda della notte.

Non capisco cosa ho detto di sbagliato.

Faccio un altro tiro, questa volta più lungo, cercando di calmare la tensione che mi è rimasta addosso dopo quello scambio.

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