Capitolo 22

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Pov Chanel

Appena entro in casa, vedo Ryan seduto sul divano, i piedi scalzi appoggiati sul bordo, con lo sguardo perso nei cartoni animati alla TV.

È così piccolo, così fragile, eppure c'è una ruga di stanchezza e dolore sul suo viso che mi fa sentire uno schifo.

Poi lo noto: un cerotto piccolo sulla sua tempia. Il mio cuore perde un colpo.

"Ryan... perché hai quel cerotto?" gli chiedo, cercando di mantenere la voce ferma, ma dentro di me sento un'ondata di panico montare.

Ryan non mi risponde. Si limita a indicare il tavolo con un dito sottile. Mi avvicino, le gambe tremanti, e vedo un biglietto scarabocchiato con una calligrafia frettolosa. Lo prendo e leggo:

*"Ryan è caduto mentre correva. Nulla di grave. Diane Nixon"*

Il foglio mi scivola dalle mani mentre mi siedo sulla sedia, svuotata, il mondo che gira attorno a me.

Mi sento un peso nello stomaco, un senso di colpa talmente forte che mi toglie il respiro.

Perché non ero qui? Perché ho pensato che avrei potuto andarmene via in gita e lasciare Ryan da solo con i nostri genitori che non si curano di noi?

Lo guardo, lo guardo davvero, e sento una fitta al cuore.

Lui merita molto di più di questo.

Una lacrima scivola giù sulla mia guancia prima che possa fermarla.

Poi un'altra.

Crollo.

Dopo tanto tempo in cui ho cercato di tenere tutto sotto controllo, di essere forte per lui, per me, per sopravvivere, mi lascio andare.

Abbasso la testa tra le mani, e per un attimo piango.

Piango per lui.

Piango per me.

Piango per tutto.

Ryan mi guarda, non dice nulla. Sa che c'è qualcosa che non va, ma è troppo piccolo per capire davvero.

O forse, in un certo senso, capisce più di quanto io creda. Mi asciugo il viso velocemente e mi rialzo, sapendo che devo essere forte per lui, anche se mi sento vuota.

"Vieni, piccolo. Andiamo a fare la spesa. In casa non c'è niente da mangiare."

Gli sorrido, o almeno ci provo, e lui mi prende per mano, fiducioso. Usciamo e camminiamo verso il supermercato più vicino, lui che mi stringe la mano, e io che mi sento più responsabile che mai. Mentre prendo le cose dagli scaffali, il senso di colpa continua a divorarmi.

Avrei dovuto essere qui. Avrei dovuto proteggere lui, non me stessa.

Ma adesso devo rimediare. Devo fare in modo che nulla di tutto questo accada di nuovo.

Quando torniamo a casa, metto tutto in ordine e inizio a preparare la cena. Qualcosa di semplice: pasta al pomodoro e qualche verdura.

Ryan è seduto al tavolo, tranquillo, mentre lo guardo di sfuggita. Non posso fare a meno di pensare a come sia ingiusto per lui vivere così, con genitori assenti, con una sorella che cerca disperatamente di essere abbastanza per entrambi.

Non è giusto per lui.

Dopo cena, gli faccio fare il bagnetto.

Lo vedo sorridere mentre gioca con l'acqua, e per un attimo mi sento meglio.

Lo vedo per quello che è: un bambino che vuole solo amore e protezione. Lo asciugo, lo vesto con il suo pigiama preferito e poi lo metto a letto, nel mio letto.

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