𝑐𝑎𝑝. 𝟹: 𝑃𝑖𝑢' 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑒', 𝑝𝑖𝑢' 𝑚𝑖 𝑝𝑖𝑎𝑐𝑒 ²

158 21 78
                                    

Rimasi a guardare i cartoni con lui. Di tanto in tanto giravo lo sguardo per guardarlo, e non potevo fare nient'altro che pensare quanto fosse simile a un bambino.

Le mani strette sul bacino, gli occhi fissi sulla TV. E i piccolissimi sorrisi che apparivano quando succedeva qualcosa di divertente o semplicemente buono.

«Puoi andartene adesso, vado a dormire» si alzò dal divano appena finì il cartone animato. Aveva ripreso colorito, sembrava stare meglio anche se non ero sicuro per il braccio sinistro.
Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che entrò all'interno del corridoio, lo vidi scomparire in una camera.

Appoggiai il mento alle mani, che erano appoggiate alle ginocchia e cominciai a fissare il corridoio.
Non me ne sarei andato ovviamente.

Alzai lo sguardo per vedere l'orologio a muro, erano le 11:30.
Non mi ero accorto di essere rimasto accanto a Kevin per così tanto tempo. Di solito quando non parlavo il tempo passava lentamente, ma accanto a lui era passato a vista d'occhio.

Mi distesi sul divano dopo essermi tolto le scarpe e guardai il soffitto. Pensai al cambiamento repentino del comportamento di Kevin e ai strani rumori che avevo sentito prima che mi aprisse.

Sbuffai appena quando mi alzai dal divano; era più comodo del nostro, avrei voluto farmici un sonnellino, ma la curiosità era più forte.

Avvicinandomi al bagno, entrai guardandomi attorno.
Tutto era messo apposto. Non c'era nulla a terra.

Mi avvicinai allo specchio, con accanto due piccoli armadietti. Li aprii e ci trovai i medicinali: per il mal di testa, per il mal di stomaco, per l'artrite, per qualsiasi cosa.

Arricciai il naso disgustato nel vederne così tanti; odiavo le medicine, se era possibile preferivo curare i miei malanni con cure naturali.

Osservandole a una a una però, l'occhio mi cadde su un medicinale in particolare. Era ancora nella sua scatola rispetto agli altri, ed era bagnato.

Mi avvicinai col viso per riuscire a leggere meglio, e mi si raggelò il sangue appena lessi il nome.

Xanax.

Avevo già visto quel medicinale, avevo avuto a che fare con gente che lo prendeva, ma il solo pensare che lo avesse preso Kevin mi rese nervoso.
Sentii un brivido passarmi su tutta la spina dorsale.

Rimasi a fissarla e a rigirarla tra le mani, senza smuovermi dal posto, e la posai nel punto esatto dove l'aveva lasciata.

La scatola era molle per via dell'umidità dell'acqua, e lui erq uscito dal bagno tutto bagnato; era chiaro come il sole che lo avesse preso.

Mi lavai il viso per riuscire a schiarirmi le idee.

Era un ansiolitico, e Kevin era sicuramente un ragazzo ansioso, ma le parole di Hunter non smettevano di riecheggiarmi all'interno della mente.
Lui scherzava dicendo che fosse un tossicodipendente e io stavo cominciando a credergli.
E se il suo comportamento non fosse stato causato dall'inappetenza, ma dalla dipendenza da Xanax?

Se c'era anche solo la minima possibilità che Hunter avesse ragione, ero fottuto. Mio zio era un alcolizzato, e mia zia, come la sua famiglia e i miei cugini e tutte le persone che gli stavano attorno, avevano sofferto le pene dell'inferno prima che si disintossicasse del tutto.

Già mi vedevo sposato con Kevin, quindi questo pensiero mi rese ancora più nervoso e ansioso.

Scossi la testa uscendo dal bagno e mi avvicinai alla sua camera.

Bussai alla porta. «Non ho intenzione di darti fastidio, ma voglio solamente dirti che rimarrò in questa casa fin quando Marie non tornerà. Verso l'una... dipende, non so quando, pranzerò. Esci dalla camera a quell'orario se vuoi mangiare con me»

𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora