𝐶𝑎𝑝. 𝟸𝟹: 𝑈𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 ²

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Arrivammo davanti a una graziosa casa a due piani, dove al secondo piano si poteva entrare anche da fuori salendo le scale. All'interno c'erano solo due camere da letto e un bagno, sotto invece c'era una cucina collegata al salone, che altro non era che una stanza dove ci si entrava a malapena in dieci persone.
Fuori, quando c'era bel tempo, c’era anche un lungo tavolo e tante sedie, come delle panchine. Invece i due gazebo in metallo c'erano sempre, anche con il temporale.

Non avevano molti soldi anche se Natalie era una poliziotta, ma la campagna era il loro posto speciale. Avevano comprato negli anni ettari ed ettari di terra, riuscendo a creare un vero piccolo paradiso sia per gli animali che allevavano che per le persone che invitavano ogni tanto.

A tre ettari lontano da casa c'era anche un laghetto che si riempiva di papere quando arrivava la stagione.

«Amos! Ciao!» Michael apparì da dentro casa con in mano delle scatole che portò al piano superiore, noi ci avvicinammo per salutarlo.

Era la copia spiaccicata di Hunter, solo con qualche ruga in più e con la voce un po' roca sia per via dell'età che per le sigarette che fumava. Era capace di fumare anche dove non poteva, tipo appena sceso dall'aereo.

Avevano anche lo stesso carattere, entrambi all'apparenza che avrebbero potuto ucciderti, ma dei dolcetti alla crema appena aprivano bocca.

«Vuoi far vedere i miei bambini a Kevin?» Chiese con un sorriso dopo aver sceso le scale. Salutò Kevin con un cenno del capo e lui ricambiò sventolando la mano, stringendo più forte la presa alla mia.

«Sì, ama tanto gli animali.» Dissi sorridendo. «Posso farglieli vedere?»

«Certo, sai dove si trovano. Attento ai caproni però, sono gelosi sia dei cuccioli che delle loro capre.»

«Niente carezze alle capre allora.» Sottolineai guardando Kevin con sguardo serio, sapendo che avrebbe voluto provare ad accarezzarle a prescindere.

Lo portai dalle galline facendogliene accarezzare alcune, che erano abbastanza amichevoli poiché erano abituate all'umano come tutti gli animali lì dentro. Kevin mi obbligò a dare da mangiare a un gallo direttamente dal palmo della mano, e seppur con la paura che mi beccasse, vedere il sorriso che gli incorniciava il viso mi scaldò il cuore.

Andammo poi dalle mucche, ed entrò all'interno della stalla per accarezzarne una marrone, e pian piano lo fece con tutte e cinque. A una in particolare, le diede un bacio su quella che sarebbe dovuta essere la guancia.

Era tenero, sembrava un bambino.

«Voglio rimanere da solo con loro, posso?» Chiese poco dopo, grattando sotto l'orecchio della mucca che era al settimo cielo e scodinzolava felice. Io aggrottai le sopracciglia come se mi avesse appena insultato.

«Perchè?»

«Voglio… stare da solo con gli animali. Poi vengo, ricordo la strada.» Uscì dalla stalla chiudendo la porticina e mi si mise davanti. «Se non vengo tra massimo un'ora mi vieni a cercare, okay?»

Sospirai nel sentirlo, pensandoci. «Mi posso fidare di te?»

«Come io mi fido di te.» Mi rispose, e io non capii se prenderlo sul serio o meno.
Lui si fidava veramente di me? Non potevo saperlo. E io mi fidavo di lui? Sicuramente no, ma solo ed esclusivamente per se stesso. Avrei potuto lanciarmi da un burrone per sapere se mi avrebbe preso al volo, e sapevo che lo avrebbe fatto.

Lo accontentai e andai da Michael che stava raccogliendo delle arance, che niente avevano a che vedere con le arance italiane.

«Hai perso Kevin?» Chiese divertito contando con il dito le arance che aveva messo all'interno della cassetta.

𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora