𝑐𝑎𝑝. 𝟷𝟽: 𝑆𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑝𝑖𝑢' 𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑖

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Mi alzai convinto che fosse stato tutto un sogno, convinto che Kevin non mi avrebbe mai permesso di dormire insieme a lui.

Mi stropicciai gli occhi e scesi dal letto guardando le lenzuola pulite, notando che fossero diverse dal giorno scorso e allora tutto mi tornò vivido in mente.

Trattenendo il respiro, mi portai le mani ai capelli camminando a passo felpato verso la cucina sperando di trovarci Kevin, ma l'unica cosa che trovai fu Hunter che giocava ai videogiochi in salone, sul divano aperto a letto.

«Hunter?» Borbottai avvicinandomi a lui stropicciandomi ancora gli occhi. «Stupidi peli delle ciglia, cazzo.»

«Lavati il viso piuttosto, idiota.» Ridacchiò lui facendomi cenno di avvicinarmi, cosa che feci.
Salii sul divano e mi coricai accanto a lui, poggiando la tempia sulla sua spalla sinistra. Vidi il suo braccio destro allungarsi ai miei capelli e pettinarli con le dita. Chiusi gli occhi beandomi di quelle carezze che tanto mi erano mancate, e allungai il braccio ai suoi fianchi per abbracciarlo lateralmente.

Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto, guardando la TV spenta.

«Puoi dirmi ciò che ti sta succedendo?» Chiese da un momento all'altro, lasciandomi senza via d'uscita. Assottigliai gli occhi e mi misi dritto, girandomi a gambe incrociate accanto a lui per guardarlo del tutto. Nel mentre, lui aveva tolto la mano ai miei capelli e l'aveva poggiata sullo stomaco.

«Avevi ragione tu» risposi. «La gente può essere davvero tanto bastarda da rovinare la vita agli altri per i loro porci comodi.»

Mi guardò confuso, ripetendo “porci comodi” e ridacchiai. «Comodità, circa.» Spiegai, scuotendo la testa. «Scusa. Sai che traduco in modo letterale le parole.» Ma lui non sembrava divertito come lo ero io.

«Ma stai parlando di quello lì?... Che ti ha fatto stavolta? È qui? Ti ha toccato di nuovo?!... Deve ringraziare che sono in sedia a rotelle, e con le costole rotte, sennò gli avrei fatto fare la fine–» gli misi la mano sulle labbra per non fargli continuare la frase, e cercai di tranquillizzarlo.

«Non è qui, almeno spero…» abbassai lo sguardo, sentendomi rosso in viso. Allungò la mano alla mia guancia e mi guardò storto, allora tolsi la mano dalle sue labbra.

«Sei arrossito.»

«Quella volta.» Mi morsi il labbro, piagnucolando. «Ha registrato tutto, e me l'ha mandato. E io l'ho visto, perché sono un cretino.»

Mi guardò in silenzio, impassibile. Passarono un po' di secondi, forse anche un minuto, poi mi tirò a sé per abbracciarmi. Mi distesi parzialmente su di lui per stare comodo.

«Denuncialo. Per favore, non voglio perderti.»

«Perché dovresti perdermi?» Chiesi non capendo.

«Perché sei sensibile.» Rispose. «Per la morte di tua nonna non sei uscito di casa per un mese, e poi ti sei barricato a casa sua con l'intenzione di comprarla. Cosa che tuo padre ha dovuto farti fare pur di farti uscire da lì.»

«Sono solamente esagerato.»

«Vuoi il controllo sulle cose. Se non lo hai, impazzisci. E in questo momento è Johann ad avere il controllo su di te. Se questo video salta fuori proprio davanti a tuo padre o a tua madre, so che tu non ti riprenderai mai. E non voglio che succeda.»

Mi allontanai da lui scendendo dal divano, avvicinandomi in cucina.

«E so che hai dormito con Kevin ieri sera. Stavo aspettando che me ne parlassi.»

Mi girai lentamente verso di lui e per come lo feci fu palese che gli stavo nascondendo qualcosa.

«Io e Kyle lo abbiamo trovato in cucina, stava lavando i piatti. E l'ho invitato insieme a Marie a cena.»

𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora