𝑐𝑎𝑝. 𝟼: 𝐼𝑙 𝑐𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑢𝑒 𝑐𝑎𝑟𝑒𝑧𝑧𝑒

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Mi ritrovai su una pista di pattinaggio, con attorno il nulla. A illuminare c'era solo il ghiaccio sotto ai miei piedi.
Pattinai piano, per riuscire a individuare qualcosa o qualcuno che potesse farmi capire cosa stava succedendo, solo il rumore del mio respiro mi accompagnò, insieme ai battiti del mio cuore.

Cominciai a sentirmi osservato e un senso di inquietudine e di ansia cominciò a circondarmi facendo peso sulle mie spalle.

Dopo un periodo che mi sembrò eterno apparirono le tribune e con esse anche la folla: Hunter, Irene, i miei genitori. Facevano il tifo per me, tutti quanti, anche volti sconosciuti.

Inspirai e cominciai a fare la mia coreografia appena iniziò la melodia. Mentre pattinavo, ero così tanto preso dal ballo che non mi accorsi di non avere più il controllo del mio corpo.
Girai, girai e girai fino a che non saltai per fare il triplo axel; invece che cadere sul ghiaccio precipitai nell'oscurità schiantandomi contro rocce che sembravano affilate come lame.

Cominciarono a sentirsi risate sadiche e urla di terrore e a esse si aggiunsero anche le mie; il dolore era insopportabile e la disperazione si impossessò del mio corpo, rendendomi irrequieto.

Quando finalmente arrivai al suolo, dopo un tempo che apparve infinito, creature senza volto scesero dal buio e si aggrapparono ai miei arti, salendomi anche sul petto. Non respirai più, come un pesciolino cercai di acchiappare l'aria ma senza risultato. Fu un leggero calore sul viso a farmi ritornare alla realtà, e chiudendo e riaprendo gli occhi mi ritrovai illeso sulla pista di ghiaccio, con gli applausi di tutti quanti.

Mi risvegliai con il respiro affannoso. Chiusi immediatamente gli occhi con la paura di ritrovarmi ancora in quella maledetta pista di ghiaccio.

«Non c'è nessuno qui oltre me,» la voce di Kevin mi fece riaprire gli occhi, riuscii a sentire la sua mano sulla mia guancia. Il suo tocco era così delicato da farmi quasi il solletico, ma mi tranquillizzò subito e sorrisi.

Lo guardai, ma non riuscivo a metterlo a fuoco. Avevo gli occhi lucidi. Passò piano i pollici sui miei occhi per togliere loro le ultime lacrime, ma questo gesto mi fece solo ridere.

«C-cosa fai?» Dissi tra una risata e l'altra, con ancora il respiro accelerato.

«Sto cercando di toglierti le lacrime.» Continuò con quel gesto, finché non lo allontanai prendendogli le mani. Vidi le sue nocche rosse, ammaccate, ma decisi di non dire nulla. Avrei indagato.

«Non c'è bisogno, sto bene adesso.»

Tolse le mani dalle mie e si mise composto. Mi guardò inclinando la testa. «Quando ho... un incubo Marie mi accarezza la guancia, ha funzionato?» Chiese, io annuii.

Guardando meglio, vidi che stava indossando uno dei pigiami di Hunter, e profumava di cocco. Si era fatto la doccia.

«Sei bellissimo

Aggrottò le sopracciglia confuso e io risi. «A volte ho degli incubi. Mi rendono triste, ma... vedendoti vicino a me appena sveglio ha scacciato via tutte le emozioni negative. Sono felice adesso.»

Lo vidi diventare rosso, girò anche lo sguardo con una faccia offesa e le labbra arricciate. Io mi alzai allungandomi verso di lui per abbracciarlo.

«Ho avuto paura ieri sera.» Dissi tenendo la fronte sulla sua spalla. Non ricambiò il mio abbraccio ma rilassò i muscoli.

«Non ricordo nulla. Preferirei non ne parlassi.» Disse freddo. Io mi imbronciai. «Ma perché?» Chiesi innervosito, «mi hai sbattuto su un muro e mi hai svestito, per quanto mi riguarda vorrei sapere cosa ti stesse passando per la testa.»

𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora