𝑐𝑎𝑝. 𝟻: 𝐻𝑎 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑝𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎𝑟𝑚𝑖

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Hunter non era molto felice di andare alla festa, Oliver non gli stava particolarmente simpatico - e nemmeno a me, a dir la verità -, però aveva un'enorme villa con un sacco di spazio. E anche se io e i miei amici sembravamo dei vecchi in confronto, rimanendo seduti a parlare e a parlare... era divertente andarci.

«Vorrei capire perché» con aggressività si mise i pantaloni dopo essersi abbottonato la camicia grigia, «perché hai detto che ci sarei andato anche io? Avrei preferito rimanere a casa a giocare con l'Xbox.»

Scossi la testa avvicinandomi a lui, alzandolo per i fianchi per aiutarlo a sistemarsi i jeans, che non erano la cosa più comoda da mettere per un paraplegico. Mi ringraziò brontolando mettendosi sulla sedia a rotelle.

«Volevo portarci Kevin, anche se non verrà di sicuro . E poi ci saranno belle ragazze. Devi provarci.» Ritornando davanti allo specchio decisi di mettere sopra il dolce vita bianco, un blazer nero. Mi guardai allo specchio soddisfatto.

«C'è la diceria che ai paraplegici non funzioni il cazzo. Sai benissimo che non trovo divertente quando le ragazze mi guardano ridacchiando, o con compassione.» Mi rispose sconsolato.

«Fai in modo che le ragazze cambino idea. Ti ricordo che ho la stanza proprio accanto alla tua.» Gli feci l'occhiolino sorridendo, ritrovandomi i suoi pantaloni in faccia. Io gli tirai di rimando una mia felpa e così cominciò un'intera lotta di vestiti che durò almeno cinque minuti. Ci fermammo appena suonarono il campanello e la speranza che fosse Kevin mi fece tremare dall'emozione.

«Sistema questo casino, apro io» uscì dalla camera e io chiusi la porta respirando profondamente. Non stavamo aspettando il corriere, né tanto meno visite. L'unica persona che poteva essere era Kevin.

Velocemente sistemai i vestiti dentro l'armadio, e con una corsetta andai a posare i vestiti sopra al letto di Hunter. Il silenzio che c'era mi convinse che fosse effettivamente lui perché Hunter riusciva a far parlare anche gli animali.

Mi sistemai il blazer e mi passai una mano nei capelli per sistemarmi. Sperai di essere presentabile.

«Ciao Kevin,» sorrisi agitando la mano prima ancora di raggiungerli, avevo paura che guardandolo non avrei proferito parola. Ero troppo felice.

«Ciao,» mi disse, e io finalmente lo guardai. Strinsi le mani a pugno per nascondere la mia emozione.

Con mio grande stupore, era vestito elegante. Indossava una camicia nera di velluto, che gli arrivava fino a sotto i polsi. Per pantaloni invece, aveva dei sartoriali marroni. Si percepiva che non fosse abituato a vestirsi in quel modo, perché si toccava le maniche e le cosce, tirando il tessuto degli abiti.

La sua testa, però, era la parte più bella. I capelli erano legati nella sua solita mezza coda, ma con un'aggiunta: la frangia a tendina. Questa lo rendeva più aggraziato, e per me era una visione celestiale. Era come un'opera d'arte messa in un museo, così bella da volerla toccare ma non poterlo fare.

Mi accorsi di averlo guardato troppo quando Hunter si schiarì la voce per risvegliarmi. Riuscii a sentire il mio viso andare a fuoco mentre giravo lo sguardo da un lato all'altro.

Nel mentre si godeva lo spettacolo; adorava vedermi imbarazzato. Mi fece l'occhiolino e accelerò entrando in cucina, lo maledissi col pensiero.

Kevin si guardava attorno spaesato, e io pensai a come iniziare la conversazione. Misi da parte l'insicurezza e feci un passo in avanti.
«S- sei bellissimo vestito così.» La risata di Hunter in cucina mi fece capire che stavo iniziando malissimo, eppure lo vidi arrossire.

𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora