𝐶𝑎𝑝. 𝟸𝟹: 𝑈𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 ¹

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Mi risvegliai senza Kevin accanto, e non era una novità. Era già tanto che dormisse con me dopotutto.

Mi alzai con un peso così pesante sulle spalle da dover piegare il collo per stare comodo, provando però solo ancora più fastidio.

Non avevo dormito bene, mi sentivo assonnato, e dopo aver trascinato il mio corpo in cucina, decisi di fare del caffè per risvegliarmi.

Dopo aver messo sul fuoco la moka, andai davanti alla camera di Hunter bussando alla porta. «Vuoi il caffè in tazzina o in tazza?» Chiesi a tono alto per svegliarlo o attirare la sua attenzione, ma l'unica risposta che ebbi fu un mugugno di dissenso.

Ritornai in cucina e aprii la dispensa, aprendo una scatola di latta con dentro dei biscotti al burro che ci aveva regalato una vecchietta del nostro quartiere quando feci il compleanno. Li avevamo aperti più di tre mesi fa, ma se c'erano messi i conservanti andava tutto apposto secondo Hunter, almeno fin quando non avrebbero cambiato sapore.

Ne mangiai uno ascoltando il rumore del caffè crearsi dentro la moka, e anche i rumori di Hunter che molto lentamente si stava alzando dal letto. Voleva fare tutto da solo, ma le costole avevano cominciato a guarire più lentamente, e lo sforzo fisico che aveva fatto la sera precedente non aveva aiutato.

«Così impari a fare sesso con le costole spappolate.» Esclamai appena lo vidi apparire davanti alla porta, con la schiena un po' chinata verso le gambe. Lui mi guardò male sbuffando, e si avvicinò rubandomi il biscotto dalla mano.

«Ma sta zitto, lo sai che il sesso cura l'anima.» Sospirò mentre del rossore si creava sulle sue guance.

Abbassai il viso per guardarlo meglio e portai una mano alla sua fronte per vedere se avesse la febbre. Era freddo come suo solito. «Sei arrossito. Perché?»

«Guarda un po', anche io ho dei sentimenti!» Pronunciò ovvio.

«Tu non provi così tanto imbarazzo da arrossire. Hai le orecchie rosse come un pomodoro adesso.» Ridacchiai indicandole. Nei miei ricordi, solo Irene era riuscito a farlo arrossire così tanto. Anche il solo pensare in un futuro insieme a lei lo faceva arrossire e sclerare come un bambino.

Si portò le mani alle orecchie per nasconderle e io continuai a ridere sistemando il caffè all'interno delle tazzine. Lui ci aggiunse tre cucchiaini di zucchero, io solo due, e bevemmo.

«Sei uno straccio» commentò inumidendosi le labbra per pulirsi dal caffè, io gli tirai addosso il rotolo di carta.

«Anche gli dei come me a volte si svegliano mostri, basta accettarlo» alzai le spalle facendolo ridere, ma si fece immediatamente serio. Stava ridendo per finta.

«Devi bere la tisana alla melatonina.»

«Sarà solo un'influenza, non ho bisogno dei tuoi miscugli.»

«Miscugli con la quale i nostri antenati sopravvivevano.»

Roteai gli occhi per la sua preoccupazione e, senza rispondergli, andai in bagno. Entrai all'interno della piccola stanza che aveva la porta chiusa e mi massaggiai il viso poggiando la fronte sulla porta, tirandomi alcune ciocche per rilassarmi.

Appena mi girai cacciai un urlo quando trovai a Kevin appoggiato sul muro, con le gambe al petto e la fronte sulle ginocchia. Seppur in una posizione in cui sarebbe dovuto essere vivo, la paura che fosse ferito o morto la sentii nel petto.

«C'è un ragno?!» Urlò Hunter preoccupato.

«N- no! Non ti preoccupare! Non... chiamare la disinfestazione...» pronunciai sempre più piano, vedendo Kevin sussultare alle mie urla.

𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora