Capitolo 4

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Hazel era ormai presa nella storia di un ragazzo orfano che per dare una vita migliore alla sorellina diventa un ladro e finisce in una brutta situazione con dei tizi che gli rivoltano contro sentinelle magiche.

La trama si stava infittendo ed era un bene che Aidan avesse già tutta la collana di fumetti al completo perché doveva sapere di più.
Fuori pioveva ed era una domenica spenta, non c'erano lavori né molto altro da fare; forse Hazel avrebbe dovuto ultimare una parte del proprio progetto ancora anonimo, ma arrivare al capannone le costava una doccia assicurata sotto la pioggia e non le sembrava il caso.

Per cui, aveva bussato alla porta di Aidan e lui l'aveva accolta nella sua stanza. Hazel aveva spulciato tra tutte le sue cose prima di scegliere un fumetto, stendersi pancia all'aria sul suo letto e iniziare a leggere.

Aidan si stava allenando, il che era un grosso problema.
Aveva iniziato con gli addominali ed Hazel si era concentrata tanto sulla storia e pochissimo su di lui, che la guardava, di quello era certa; poi, la trama l'aveva catturata al punto che si era scordata di Aidan, aveva perso il momento in cui si era tirato indietro i capelli con la fascia di spugna e si era tolto la maglia.
Adesso lui però non la guardava, i suoi occhi erano puntati sul tappetino mentre faceva le flessioni, e allora Hazel si era concessa il lusso di prestargli più attenzione, firmando una specie di condanna all'imbarazzo, perché a ogni discesa e risalita Aidan emetteva degli ansiti che l'avevano distratta, lo sforzo li stava trasformando in suoni gutturali profondi e ritmici, ed Hazel si era persa in quella cantilena e in ciascuna piega nella pelle olivastra della sua schiena mentre le scapole gli si contraevano in un meraviglioso gioco di muscoli disegnati da una mano esperta.

Il calore la avvolse come una coperta ed Hazel non sapeva quando di preciso avesse iniziato a deglutire tanto spesso, ma seppe il momento esatto in cui il suo cuore smise di battere.

«Hazel.»
Il fumetto le cadde in faccia.
La voce di Aidan fu un avvertimento gelido, il ragazzo si fermò mentre lei imprecava a bassa voce e si massaggiava il naso.
«Così mi distrai» continuò lui.
«Scusa» piombò a sedersi e si passò le mani fresche sulle guance roventi. Chiuse gli occhi. «Ti lascio continuare, forse è meglio che vada.»

Fece un solo passo verso la porta, poi una mano calda e forte le afferrò la caviglia; quando si voltò, occhi screziati d'oro le colpirono l'anima.
«Non ho detto questo» fece lui.
Hazel si fermò, la porta era lontana, chiusa, la pioggia fuori dalla finestra attutiva ogni altro rumore nella casa.

Aidan si alzò, i capelli gli si attaccarono alle tempie quando si tolse la fascia e la lanciò di lato; la fissò senza sbattere le ciglia, l'oro turbinava nelle iridi nocciola. «Chiudi la porta» le disse.
Hazel mosse un dito e la serratura, a un paio di metri dietro di lei, scattò.
Il suono fu un segnale per Aidan. Calò su di lei come se fosse il suo piatto preferito, ma i suoi baci erano gentili, umidi e salati dal sudore. Le chiuse le guance tra le mani ed Hazel abbassò le palpebre godendosi quella frattura nel tempo che si erano ritagliati per caso.

E fu così che, tra un bacio e l'altro, Hazel fu sovraccaricata da un numero indecifrabile di emozioni che esplosero tutte insieme con la potenza del sole. «Ti amo» sussurrò sulla bocca del suo mago.
Aidan avanzò. «Ti amo anch'io.»
I polpacci colpirono il bordo del letto ed Hazel si fermò un istante prima che Aidan la spingesse indietro sul materasso; nessuno dei due staccò le labbra dall'altro mentre Aidan avanzava in ginocchio sul letto, su di lei, con le dita che le pizzicavano la pelle sotto la maglietta e salivano su.

Hazel si sentì mancare il fiato e rubò il suo, più veloce, più a fondo, mentre con le mani gli accarezzava il bicipite destro e la stella a dieci punte, e poi sul costato, dove il suo futuro era impresso con l'inchiostro nella pelle.
Nodo.
Gabbia.
Fiamma.

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora