Luis pulì la lama della spada sulla manica della propria divisa, poi con la grazia di un barbaro sputò ai piedi della guardia reale.
Caleb osservò come il suo odio nero si trasformava in cupa rassegnazione e poi in una tenue apprensione non appena Luis spostò incontrò il suo sguardo.Era stata la prima persona che aveva cercato dopo che Arees lo aveva lasciato al castello. Sapeva che tra tutte le guardie e i soldati della corona, soltanto Luis si sarebbe avvicinato al portale; di fatto, era lì che l'aveva trovato e convinto a seguirlo nell' ombra.
Adrian era stato un imprevisto che aveva gestito con astuzia.
«Vostro padre è lì dentro da solo» disse.
Caleb annuì. «Lo stronzo me l'aveva accennato.»
«Dopo quello che vi è successo, in molti hanno deciso di allontanarsi dalla corte. O ne sono stati allontanati.»
«E il risultato è che ora è tutto solo come un topo in trappola.»
«Altezza...» lo richiamò Luis. Fu evidente che il tono sollevato e tagliente non dovette piacergli.
«Luis. Adesso dovresti andare.»Dalla fretta nelle sue parole, in nessun modo Luis avrebbe frainteso le sue intenzioni. E le avrebbe ostacolate. «Principe Caleb, per favore.»
«Vai» lo interruppe. «Resta con la tua famiglia per oggi, assicurati che stiano bene e tienili lontani dal pericolo. È un ordine», poi puntò gli occhi nei suoi e ricordò l'inclinazione severa dei lineamenti di un comandante. «Sei una guardia della corona, o no?»
Luis esitò; per un momento, Caleb credette che lo avrebbe fermato, ma poi l'uomo si passò un guanto sporco sul fianco e rinfoderò la spada. «Sono la vostra guardia, principe.»Il principe deglutì. Se avesse permesso ai sentimenti di attecchire sull'anima che gli si stava sporcando si sarebbe fermato e questo proprio non poteva permetterselo.
Perciò, l'unica cosa che si concesse fu addolcire il tono e lo sguardo.
«Lo so. Perciò, adesso vai.»Luis lo guardò un'ultima volta con quegli occhi azzurri pieni di domande e infine calò la fronte.
Caleb attese che i suoi passi fossero lontani e camuffati dal silenzio disumano alle spalle del portale, poi si chinò e raccolse la spada di Adrian.
Era pesante e pretenziosa, mancava dell'equilibrio caratteristico della spada che usava per la scherma, quando si allenava con Laretha durante le mattine più belle.Fece appello ai pochi muscoli che erano rimasti in tensione dopo gli allenamenti con Dan e bilanciò la spada nel pugno.
Il nascondiglio era nella parete dietro al trono, una delle poche a essere rimasta intatta dopo il crollo, per via delle mura rafforzate dalla scienza.
«Non ti facevo tanto vigliacco» disse, e aprì la porta.
Il re era seduto in un trono più piccolo di quello vero, ma altrettanto confortevole, perché anche nella più codarda via di fuga avrebbe ricordato a tutti nelle mani di chi fosse il potere.Lo stesso potere che Caleb stava per strappargli.
Roland e la sua nuvola nera di emozioni controllate lo guardarono con aria minacciosa. «Tenere alla propria vita non è da vigliacchi.»
Caleb sogghignò. «Comincio a pensare che la tua vita sia l'unica cosa a cui tu abbia mai tenuto davvero.»Un fremito nel mignolo del re gli suggerì che non era quello l'atteggiamento che si aspettava dal figlio.
Roland era abituato a un ragazzo remissivo, che abbassava la testa e obbediva, ma quella persona era morta un po' con la scomparsa di Laretha, un po' insieme a Dan e un po' a Eiswal.Le dita di Caleb divennero consapevoli dell'elsa che stringevano, si mossero sinuose sull'impugnatura antiscivolo e rinsaldarono la presa. Caleb si affilò gli occhi sottili come la lama e si fece da parte.
«Avanti, esci» comandò.
Roland rimase fermo a testare la sua pazienza o i suoi limiti. Purtroppo per il re, a Caleb era rimasto ben poco contegno.
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Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del Caos
FantasiaLEGGERE I WARN A FINE TRAMA [COMPLETA] È passato un anno da quando Hazel Crislain si è unita a Séiros, la Casa della Magia, un anno da quando la minaccia dei dríag, gli assassini dei maghi, è stata eliminata. La sua vita sembra aver preso ormai una...