Capitolo 28

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L'oscurità era calda e invitante.
Non ricordava il suo nome, sapeva solo di essere esausto e percepiva che abbandonarsi al vuoto attorno a sé era un bene. Il fuoco lo chiamava, era tutto attorno e dentro di lui.
Lui era fuoco.
Lo era sempre stato.
Un corpo di carne e ossa non poteva contenere la grandezza dell'etere di fuoco, doveva diventare quel potere così dolce. Così invitante.

Lo accolse nelle proprie membra, lasciandosi andare alla magia, alla sua essenza.

E poi qualcuno lo aveva toccato. Un errore stupido, perché nessuno toccherebbe il fuoco a mani nude.

L'aveva vista per un breve istante.
Lei era un pericolo. Lo sapeva. La sua magia gli stava praticamente urlando di scappare via, lontano dalla ragazza. Sarebbe stata la sua fine.
Non poteva permetterle di portargli via quel potere travolgente, doveva ucciderla prima che lei con la sua magia tremenda lo avesse eliminato del tutto come era successo con il portale.

Ma lei stava urlando, lo stava chiamando per nome, il nome dell'involucro di carne, del contenitore di etere.
E quell'involucro si era lasciato spaventare dalle capacità che il potere gli stava conferendo.
Era debole.
Doveva imparare ad accettare l'etere, a essere etere. Avrebbe imparato subito dopo che lei, il pericolo, fosse morta.

Ci era quasi riuscito.
Quasi.

Ma il buio lo aveva travolto. Non sapeva come, né perché.
Non avrebbe mai più abbassato la guardia.

*

«È per il tuo bene» disse una voce.

Il buio si assopì e Aidan riaprì gli occhi.
Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo, ma sentiva sulla punta della lingua il sapore del sangue; di sangue erano macchiate anche le sue mani.

Gli girava la testa, forse perché si stava muovendo.
Già.
Peccato che non fossero i suoi piedi a muoversi.

«Io resto qui, te lo giuro, però è meglio per tutti se per un po' non esci.»
Lucian. Era la voce di Lucian, ed era lui che lo teneva tra le braccia e piano lo metteva giù.

Aidan si stropicciò gli occhi e mise bene a fuoco la stanza in penombra; non era la sua camera da letto, non ne riconosceva le pareti grigie, né la finestra minuscola e rettangolare che era posta troppo in alto e dalla quale entrava solo una manciata di raggi di sole, ma c'era un letto stretto con delle lenzuola anonime e dietro il muro c'era un'apertura dalla quale intravedeva una specie di bagno.

Che posto era?

Il rumore sordo del legno trascinato sul pavimento gli fece girare lo sguardo verso Lucian che si sistemò sulla sedia proprio davanti alla porta della stanza in cui lo aveva appena chiuso. O forse doveva dire cella, perché la porta non era altro che un'inferriata con lucchetto e catenacci.

Aidan andò in panico. «Per-ché?» chiese, ma la sua gola era in fiamme e parlare fu come ingoiare decine di chiodi.
«Devo assicurarmi che tu stia bene e che non ti ricapiti più.»
Aidan si passò una mano sulla tempia pulsante. «Cosa?»

L'ultima cosa che ricordava era il portale che si richiudeva, poi era svenuto.
Lucian schiuse le labbra, poi esitò. «Vado a prenderti dell'acqua, poi te lo racconto.»

Dei.
Se Lucian era arrivato a rinchiuderlo in quella specie di gabbia, allora doveva essere successo qualcosa di grave.
Peggio.
Lui aveva fatto qualcosa di grave?

Ma com'era possibile?
Aveva consumato tutto l'etere e poi era svenuto, non c'era stato altro.

Provò a rimettersi in piedi ma le ginocchia erano come burro e non riuscivano a sorreggere tutto il suo peso, perciò si sedette sul letto e vi rimase in silenzio.
Era ancora mezzo nudo, sporco di polvere e sangue incrostato. Gli faceva male la mascella e gli occhi gli bruciavano, perciò era grato per il buio della cella.

Era stata costruita nelle cantine di Séiros dopo l'episodio coi Dríag, perché semmai ci fosse stato qualche altro stronzo da interrogare lo avrebbero portato lì.
Lo stronzo adesso era lui, a quanto pareva.

Hazel.

I sensi di Aidan si focalizzarono sulla Casa che sembrava vuota a parte la presenza di Lucian.
Scattò in piedi. «Hazel?!»
Dov'era Hazel?
Dove?

Sarebbe rimasta con lui, no?
Cazzo! Se fosse successo qualcosa di grave lei ci sarebbe stata, giusto? Lei c'era sempre!

Aidan si sentì ardere, mentre il nome di lei era come un fantasma sulle sue labbra stanche.
Gli girava la testa.
Bruciava.
C'era fuoco dentro e su di lui, ma di Hazel nemmeno il ricordo.

Aidan crollò sul letto e chiuse gli occhi.

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora