Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del Caos

Capitolo 8

Hazel aveva visto l'esatto momento in cui il viso di Aidan era passato dalla tranquillità allo shock; le era bastato lanciare un'occhiata agli altri clienti per fare due più due e capire che Aidan avesse sentito qualcosa di spiacevole. Non sapeva cosa né lui aveva voluto dirglielo, ma era stata sufficiente l'espressione sul viso del ragazzo per dare di matto e lo avrebbe rifatto se necessario.

Oggi era toccato ad Aidan, ma domani poteva essere un bambino indifeso.

Doveva parlare con suo padre, anche se la maggior parte dei residenti di Ferlon proveniva da Ental, la reggenza di Ishtal dove la magia era proibita e perciò vista di cattivo occhio. Forse Charles Crislain poteva fare poco, forse sarebbe stato meglio rivolgersi ai piani alti. Ma a Roland Veillard, re di Ishtal e cognato del reggente di Ental, non importava un cavolo delle condizioni di vita dei maghi e nessuno a Séiros aveva intenzione di chiedere udienza al re.

L'unico con cui si poteva ragionare era Caleb Veillard, ma erano mesi che il principe non si mostrava in pubblico e, a giudicare dai resoconti di Kaya, provare a parlare con Caleb era fuori discussione.

Stava di fatto che dovevano fare qualcosa, Hazel non avrebbe tollerato un altro episodio come quello al negozio del tè.

Una porta cigolò ed Hazel distolse lo sguardo dalle proprie occhiaie riflesse nello specchio della camera d'albergo.
Aidan uscì dal bagno con addosso solo i pantaloni della tuta che usava per dormire e i capelli già asciutti nonostante il vapore indicasse che aveva appena fatto la doccia.

Gli innumerevoli vantaggi dell'essere un etereale del fuoco.

Erano rientrati da un paio d'ore e la prima cosa che Hazel si era assicurata di fare era stata recuperare la borsa di Aidan dalla sua stanza d'albergo e trasferirlo nella propria camera.

Avevano già dormito insieme in più di un'occasione alla Casa, sgattaiolando nella notte coperti da Kaya, ma stavolta era la prima che avrebbero dormito davvero soli.
Era un'opportunità che Hazel non si sarebbe fatta scappare facilmente.

Aidan avanzò a piedi scalzi. «Mi piacciono gli alberghi» esordì arruffandosi i capelli più di quanto non lo fossero già. «A Ishtal ci sono solo locande troppo misere.»
Hazel rise sommessamente. «A me piacciono le locande giù al porto, sono caratteristiche.»
«Perché per te sono una novità rispetto a tutta questa tecnologia.»

Non aveva torto.
Aidan aveva gli occhi spenti, le pagliuzze dorate di etere erano sopraffatte dal nocciola intenso, ma non si trattava solo di stanchezza, la rabbia sfogata ore prima aveva lasciato un segno anche sul suo fisico.

«Mi dispiace» gli disse in un soffio, sollevò una mano e gliela poggiò sulla guancia. «Odio il modo in cui ti hanno trattato.»
Gli accarezzò lo zigomo col pollice, sotto al palmo della mano sentiva l'accenno di barba che gli stava crescendo di nuovo.
Aidan girò il viso fino a baciarle la mano. «Non devi preoccuparti. Ci ho fatto il callo.»

Hazel percepì il cibo rivoltarsi nel proprio stomaco. «Santi. Mi sento in dovere di scusarmi. Non vi meritate questo disprezzo.»
«Hey» Aidan le fece scorrere le mani sulle braccia. «Tu non devi fare un bel niente, non è colpa tua» le scorciò la manica destra del maglione e tracciò con l'indice il tatuaggio inciso sulla sua pelle. «Anche tu sei una di noi, Hazel.»
«E sono orgogliosa di esserlo.»

Si diede uno slancio e lo baciò decisa, cingendogli le braccia attorno al collo, provando ad alleggerire la tristezza che sapeva lo stesse abbattendo.
I piedi di Aidan non lo tradirono, Hazel avrebbe potuto lanciarglisi addosso e lui avrebbe sempre sostenuto la sua potenza con fermezza, senza mai indietreggiare.

Hazel mosse le dita curiose tra i capelli arruffati di Aidan, lo attirò più vicino e inclinò il viso da un lato per baciarlo meglio; sotto l'altra mano sentì i muscoli delle spalle del ragazzo che si rilassavano piano, distendendosi per un istante e contraendosi solo quando lui mosse una mano per stringerle il fianco.