Capitolo 49

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«Sei sicura di non voler venire via con me?»

Hazel annuì a labbra strette.
Le facevano male le gambe, le bruciavano i piedi e non sentiva il suono della propria voce da quando aveva pronunciato il nome di Jul.
Non ricordava l'ultima volta in cui avesse pronunciato una frase per intero.

Adesso, Jul se ne stava in piedi sulla soglia della porta di casa di Hazel e meditava in silenzio sulla decisione della ragazza.

«Posso restare qui per un po'» disse, «per te ci sono sempre, lo sai.»
Hazel annuì di nuovo.

Non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui avesse messo in moto i muscoli facciali.
Le facevano male le guance per quanto fossero pesanti, per non parlare degli occhi, i maledetti occhi che le sembrava fossero fatti di fuoco.

«Allora? Vuoi che resti?»
Stavolta scosse la testa.
Jul si trattenne per non sospirare.
Ce la stava mettendo tutta per assecondare il suo dolore, ma sapeva anche che Hazel doveva reagire in qualche modo.

In quei momenti, quando la forza vacillava e i nervi cedevano, solo una ferma volontà avrebbe aiutato.

Ma la volontà, da sola, era difficile da trovare e consolidare. Quello che davvero poteva fare la differenza era instillare nell'animo un barlume di speranza.

E fu esattamente quello che Jul provò a ottenere.

Le accarezzò una spalla e permette le dita sulla testa dell'omero. «Senti, Violetta, lui tornerà.»
Hazel percepì il costo di ognuna di quelle parole dalla maniera in cui Jul respirava.
«Lo so che senti il mondo crollarti addosso, ma per quanto mi duole ammetterlo, Aidan è un bravo ragazzo. E tornerà.»

Forse, se Jul avesse creduto davvero a quello che le stava dicendo, ci sarebbe riuscito a instillarle la speranza sul fondo del suo pozzo di dubbi.
Ma era così evidente che nemmeno lui ne fosse convinto ed Hazel ebbe un po' di risentimento per quello.

Si maledisse per la direzione che avevano preso i suoi sentimenti.

Jul sospirò. «Di' qualcosa.»
Molto bene.
«Sto bene, Jul» fece. «Puoi andare, non preoccuparti.»
«Ho detto 'di' qualcosa', non 'riempimi di cazzate'.»

Vero, ma quello era il massimo che poteva dargli.
«Me la caverò» disse, e forse fu convinta per la prima volta di quello che stava dicendo.
Anche Jul convenne. «Tu te la cavi sempre.»

Era l'unica verità a cui si appigliava ogni volta e che la spronava ad andare avanti.

Jul addolcì gli occhi nocciola e i suoi riccioli rimbalzarono quando si scostò oltre lo stipite della porta. «Vieni qui» aprì le braccia e attese.

Hazel non ci pensò su due volte prima di accettare l'abbraccio e tenere Jul stretto per rubargli un po' della sua forza.
Lui glielo avrebbe concesso.
Lo sentì accarezzarle la schiena e i capelli ed Hazel si concesse di chiudere gli occhi per un istante. «Se vuoi tornare a casa o vuoi che torni qui, basta chiedere.»
Un istante, poi li riaprì e sciolse la stretta. «Casa mia è qui.»
«D'accordo» anche Jul indietreggiò piano, di lì a poco avrebbe dovuto raggiungere la stazione per non perdere l'ultimo treno per Ental. «Ma voglio che tu lo sappia. Chiamami e io risponderò sempre.»
Hazel si sforzò di sorridergli, ma forse sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto. «Lo so.»

Sul viso di Jul era fissa ancora una maschera di preoccupazione, ma Hazel lo vide abbandonare la partita di tiro alla fune che stavano giocando da quando erano tornati dalla infelice ricerca di Aidan.
Julius si allungò in un altro veloce abbraccio. «Ti voglio bene, Violetta.»
«Anch'io, Jul.»

Hazel chiuse la porta senza aspettare di vederlo scendere le scale per arrivare in strada. Non era sicura di voler assistere mentre qualcun altro andava via.

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora