Capitolo 23

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Caleb procedette a passo svelto per il corridoio al quarto piano della torre a ovest, verso la stanza privata che il re usava quando non aveva voglia di stare al centro dell'attenzione a corte.

Dietro di lui, Dan camminava con lo stesso andamento, una presenza solida e rassicurante. Avevano lasciato Luis nella palestra degli addestramenti a rimettere in riga le guardie, perché il messaggero era stato chiaro: non importava quanto Caleb puzzasse di sudore, o se i suoi vestiti fossero fuori posto, il re esigeva la sua immediata presenza.

Il principe era grato della sua rinnovata condizione fisica. Allenarsi mattina e sera non solo gli aveva fatto recuperare equilibrio e forza, ma aveva giovato anche alla sua mente che ora era sgombera dalle nebbie che l'avevano a lungo offuscata.

Ne aveva bisogno. Affrontare suo padre con lo spirito e il corpo saldi sembrava più facile.

Negli ultimi tempi, a Roland Veillard non piaceva dare spettacolo della propria crudeltà, perciò non si sorprese a trovare la sua nuova guardia preferita proprio fuori la porta della stanza privata.

Adrian rivolse a Caleb un sorriso al veleno.
«Siete in ritardo, principe.»
Caleb rilasciò la propria magia, accogliendola per una volta come propria alleata e non come un peso. «Credevo fossi a Ental» disse di rimando, ignorando le provocazioni. «Mio zio non sapeva che farsene di te?»

La foschia avorio attorno ad Adrian, quell'odio insensato e viscerale, mutò in una pozza porpora di rabbia, nonostante lui si sforzasse tanto a mantenere un'espressione impassibile. «Il lord reggente è dentro» disse.

Caleb sollevò le labbra in un sorrisetto.
Era evidente che il lavoro di suo zio Gregor con i portali non era stato sufficiente per re Roland e l'idea che Adrian fosse a capo della squadra affidata alla missione fallimentare gli faceva salire brividi di piacere sotto la pelle.

Almeno finché la guardia dagli occhi di ghiaccio gracchiò: «Sua maestà è di cattivo umore. Avreste dovuto mettere un guinzaglio più corto a quei maghi ciarlatani. Non finirà bene per loro.»
Caleb si bloccò, gli occhi fissi sulla porta senza degnare Adrian della sua attenzione. Almeno, lo stronzo si era fatto scappare informazioni su quello a cui Caleb stava per andare in contro.

Fece un cenno a Dan che si posizionò a sinistra della porta, con le gambe divaricate e la schiena dritta, in una posa molto più aggraziata e precisa rispetto a quella del novellino bastardo.

Caleb spinse la porta ed entrò, non servivano annunci o dimostrazioni regali in quell'occasione, a maggior ragione dal momento che nella piccola stanza esagonale c'erano solo suo padre e suo zio.

Re Roland Veillard era circondato dall'onnipresente aura nera, Lord Gregor Glenn, fratello della defunta madre di Caleb, si muoveva in una nuvola blu-viola: trasudava timore e non era un buon segno.

Caleb strinse la mascella e attese il giudizio del monarca.
«Prima non rispondi alle mie convocazioni, adesso sei sempre in ritardo. Hai dimenticato il tuo posto, Caleb?» chiese, con l'autorità che non era dettata dalla corona che non indossava, ma dalla consapevolezza di un potere molto più schiacciante. Quello di un padre che lo vedeva solo come un giocattolo in suo possesso.

Le guance di Caleb si irrorarono di imbarazzo nonostante avesse dovuto fare l'abitudine a tutto ciò; non seppe perché, forse per via di suo zio che aveva abbassato gli occhi di proposito per non incrociarli coi suoi, o forse perché dall'altra parte della porta Adrian stava ascoltando e godendo, o ancora perché non poteva fare altro che abbassare la fronte e soccombere al controllo del re, deludendo Dan che si era tanto sfiancato per rimetterlo in forze, anima e corpo.

«No, padre. Vogliate scusarmi, mi stavo allenando e...»
Il re fece un gesto della mano per interromperlo. «Sono stanco delle tue scuse, ragazzo. Sei solo un incompetente egoista.»

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora