Capitolo 50

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Un mese dopo

Killian si strinse nella pelliccia e osservò le piccole nuvolette che si formavano a mano a mano che Millie respirava.
Se la teneva vicino per far sì che non soffrisse troppo le temperature basse, ma non riusciva a evitarle le labbra viola.

Non era fatto per quel clima rigido, in qualche modo era riuscito a liberarsene e ora, eccolo qui, per l'ennesima volta intrappolato tra le montagne gelide di Eiswal, a pochi passi dal palazzo di ghiaccio della matrona.

«Tu ne sei convinto?» chiese a Merak che se ne stava un passo più avanti, a guidare quella folle spedizione.

Era stato un colpo di fortuna e una vera disgrazia il fatto che quando fossero tornati a Ishtal sul luogo dell'ultimo portale non avessero trovato il dispositivo della Crislain.

Una fortuna perché in questo modo si era evitato un mucchio di domande scomode da parte di Merak che l'avrebbero portato a sollevare altrettanti sospetti.
Una disgrazia perché qualcuno poteva averlo trovato e portato via prima di lui, e quel qualcuno poteva essere uno dei maghi o, peggio ancora, la ragazza stessa.
Una disgrazia anche perché adesso che il dispositivo non aveva funzionato, Merak si era messo a fare ricerche su ricerche nella biblioteca di Ferlon, nei desolati reparti sull'occulto e la magia e dopo settimane qualcosa l'aveva trovata davvero.

Il portale poteva essere aperto da un netereale, questo era vero, ma il netere era solo la chiave, non la bussola; per quanto gli opposti si attraessero c'era troppo etere assopito nei meandri nascosti dell'universo e ne avevano avuto la riprova.

La bussola esisteva però, cazzo, se esisteva.

«Hai alternative?» chiese Merak con un accento di ironia.
Killian rimase in silenzio.
«Possiamo fare presto?» si intromise Millie. «Mi sto congelando!»
Aveva preso l'abitudine di intervenire ogni volta che i toni tra tutti e due si facevano un minimo più tesi e Killian le era grato per questo; soprattutto perché l'unica alternativa che aveva avrebbe fatto incazzare a morte Merak.

L'uomo sorrise a Millicent e avanzò. «Non penso che qualcuno verrà ad accoglierci, ragazzi, dobbiamo entrare.»
Non aspettò alcun cenno d'assenso, Merak si fece strada su per le scale di ghiaccio Killian e Millie lo seguirono a ruota.

Cazzo, camminare in giro per quei corridoi lo faceva rabbrividire e, anche se aveva addosso diversi strati di vestiti, i peli gli si rizzarono ugualmente. Non era il freddo a dettare le leggi sul suo corpo, ma i ricordi.

Era alto la metà di Millie l'ultima volta che era stato lì, prima di scappare via.
Quasi temeva che lei fosse ancora lì.

No.
Non poteva essere.

Nel corso degli anni aveva tenuto d'occhio sua madre, abbastanza da sapere che due anni prima fosse morta per una malattia che l'aveva colpita alle orecchie.

«Kils.»

Forse il suo fantasma si aggirava ancora per quelle stanze ed era del tutto disinteressato al figlio. Dopotutto, perché  tormentarlo dopo la morte se non l'aveva mai cercato quando era in vita?

«Kils.»

Era probabile che la donna lo avesse creduto morto da tempo; in fondo, un bambino rachitico e scappato di casa aveva una percentuale di sopravvivenza davvero scarsa. Non gliene faceva una colpa per averlo abbandonato al suo destino, se era stronza lo sarebbe stata in ogni circostanza.

«Killian!» Millicent lo afferrò per la manica della pelliccia e lo strattonò.
Aveva le sopracciglia scure inclinate a un'angolazione preoccupata.

«Scusami» fiatò. «Ero distratto.»
Lei si morse il labbro, un tentativo inutile di tenere a freno la lingua. «Ti ho chiesto se vuoi aspettare fuori.»

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora