Capitolo 6

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Killian Knox era spaventato.
Dopo gli anni di gelo alla Torre di Mezzanotte, al servizio di Vasilis Volkov, per la prima volta sentiva un calore rassicurante nel petto.

Millicent dormiva accanto a lui, entrambi erano ancora storditi dal viaggio che la sera prima li aveva portati ad Amarset e dalla notte che era seguita.

Gli piaceva guardarla alle prime ore del mattino, quando il sonno della ragazza era pacifico e il suo viso era assorto in chissà quale immagine dei bei tempi che erano ancora lontani dalla vita che stavano conducendo.

«Kils» la voce assonnata e ovattata dalle coperte gli suggerì che Millie non era tanto assorta nel sonno come credeva. «Dobbiamo già andare?»
Lui sorrise.
Erano giorni che non faceva che svegliarla prima dell'alba per mettersi in cammino, ma ormai erano quasi arrivati alla loro destinazione, poteva concederle del riposo, e poi avrebbero trascorso l'intera giornata ad Amarset prima di prendere il treno da lì.

Killian scivolò di nuovo sotto le coperte, a differenza di Millie era abituato alle temperature rigide e le sue braccia non erano fredde come quelle della ragazza. Si abbassò appena su di lei e le diede un bacio sulla spalla scoperta. «No, amore, non oggi.»

Lei si girò verso di lui, gli occhi ancora chiusi, e nascose la testa nel suo petto cingendogli la vita con un braccio, mentre Killian faceva scivolare una gamba tra le sue per attirarla di più.

Avrebbe voluto congelare quel momento e viverci dentro per il resto della vita. Si chiese se non fosse il caso di fermarsi lì e rinunciare all'andare avanti coi piani. Si chiese quanti sacrifici Millie avrebbe fatto per lui dopo tutti quelli che le erano già stati richiesti.

Ma alla fine non aveva troppa scelta.

Due tocchi alla porta lo fecero irrigidire.
«Ci vediamo fuori tra due ore» esordì la voce di Merak dall'altro lato.
L'uomo andò via senza aspettare la risposta di Killian, ma sapeva che fosse sveglio, conosceva fin troppo bene la sua abitudine di svegliarsi al sorgere del sole e restare a letto a pensare.

Millie dormiva di nuovo, il suo respiro era diventato pesante e Killian non voleva svegliarla da qualsiasi sogno di pace stesse facendo, ma alla fine l'avrebbe fatto, non riusciva mai a proteggerla da tutto quel casino e la colpa di averla cacciata in quella faccenda era soltanto sua.

L'unico modo che conosceva per renderla libera era farle sopportare quella catena.

Sperava solo che alla fine sarebbe servito.

*

Davanti al cottage c'era una donna coi lunghi capelli color mogano acconciati in una coda di cavallo poggiata sulla spalla.
I suoi occhi brillavano di spensieratezza, il naso all'insù e lo spruzzo di lentiggini erano le sole cose che la distinguevano da Millicent; quello e il colore dei capelli.

Estelle Hernais, la sorella minore di Millicent, stava stendendo delle lenzuola sui fili sottili e alti nel giardino davanti la propria casetta.

Di tanto in tanto si voltava verso l'uomo seduto sulla poltrona sotto al patio, gli sorrideva e lui le rispondeva facendole l'occhiolino.
Killian fece segno a Merak di indietreggiare e tornare nella folla, perché erano troppo esposti ai sensi dell'uomo coi capelli dorati.

Lo aveva riconosciuto. Tra tutte le persone che Estelle Hernais poteva scegliere, era finita con uno di Séiros, con l'etereale dell'acqua che Maximilian era convinto di avere ucciso.

Il ragazzo coi capelli e gli occhi dorati sembrava più che vivo agli occhi di Killian; certo, gli mancava una gamba, ma poco contava.

Era pericoloso comunque, i suoi occhi e le sue orecchie funzionavano troppo bene, Killian e gli altri dovevano confondersi con la gente per strada se non volevano attirare la sua attenzione e loro non lo volevano.
Allo stesso tempo, Killian non credeva che fosse una buona idea esporre l'identità del compagno della sorella di Millie a Merak.
L'ideale sarebbe stato indietreggiare con discrezione.

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora