Capitolo trentaquattresimo - Parte Prima: Una promessa

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" I think I'm gonna choke, I think I'm gonna choke
Running, running, running, running though the dark
Watch me run a little more'
Cause when I said forever, I meant forever, now "


- Memories, Yungblud

Il fatto che gli occhi di Nikolaij avessero assunto un aspetto umano aveva permesso a Noah di accettare con più leggerezza il suo arrivo in famiglia

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Il fatto che gli occhi di Nikolaij avessero assunto un aspetto umano aveva permesso a Noah di accettare con più leggerezza il suo arrivo in famiglia. Certo, c'era voluta circa una settimana prima che ciò accadesse, ma alla fine si era riusciti a trovare un compromesso e il fatto aveva reso la vita nella casa di Colette decisamente meno tesa. Sì, Wòréb girava ancora per le stanze come un'anima in pena, dispensando battute taglienti al fratellino e sguardi imploranti in direzione di Alexandria, eppure all'Hagufah sembrava di aver già fatto grandi passi avanti nella convivenza con le Chimere. Mentre le due sorelle si rincorrevano nella speranza che una conversazione alla volta le avrebbe riportare al legame di un tempo, cosa che Noah percepiva agitare particolarmente Colette, lui aveva persino trovato il tempo per rimettersi a studiare. Non con poche difficoltà, bisognava sottolinearlo, perché tra le ansie di una Chimera, i tormenti dell'altra, la gioia avvolgente di qualcuna ancora e una costante sensazione di estranea soddisfazione, all'Hagufah sembrava di non essere mai solo. Non bastava che dentro di lui, di tanto in tanto, si risvegliasse la coscienza di Salomone riportando alla mente frammenti di vite passate, aveva anche cinque altre creature con cui fare i conti. La sua testa sembrava un condominio pieno di inquilini iperattivi e la pace per concentrarsi solo su se stesso alle volte gli pareva impossibile da trovare. Aveva comprato penne e quaderni, fatto riassunti e pianificato esercizi che potessero aiutarlo a riappropriarsi dell'Ars, eppure quando finalmente si trovava solo, a sera, era talmente stanco da non riuscire a combinare nulla. Si sedeva alla scrivania scrostata, posizionava davanti a sé vari oggetti e chiudeva gli occhi ritrovandosi in un turbine incontrollato. Così si metteva a toccare i monili scelti, ne seguiva le forme e le texture, provava a figurarseli nella mente per entrare in connessione con la loro essenza. Gli pareva sempre che la punta delle proprie dita, a un certo punto, si scaldasse e che qualcosa, in lui, si muovesse dal centro del corpo verso quegli oggetti, ma quando riapriva le palpebre loro erano ancora lì, intatti. E la cosa lo frustrava. Immensamente. Allora li stringeva, li odiava, provava a trattenersi dal lanciarli in qualche angolo della stanza. Nemmeno quella rabbia riusciva a scatenare una reazione - e alla fine aveva rotto due o tre tazzine di porcellana, strappato pagine di libri che Colette gli aveva gentilmente concesso e sbucciato le nocche colpendo la scrivania o il muro. Perché non ci riusciva? Perché l'Ars, ora che ne aveva più coscienza, lo abbandonava?

Dopo ogni seduta fallimentare, si metteva a letto nel cuore della notte e se ne stava lì, sotto le coperte, a rimuginare. Capitava, qualche volta, di avvertire nell'aria l'odore acre di una sigaretta e c'erano state sere in cui le risate leggere delle ragazze gli avevano solleticato le orecchie portando nella sua frustrazione un lieve, amorevole calore; altre, in cui gli era sembrato che al piano inferiore qualcuno suonasse la shir eres (ninnananna) come se sapesse che lui ne aveva bisogno. A dire il vero, spesso aveva creduto che fosse solo opera della sua fantasia. Chi mai si sarebbe messo alla chitarra a un'ora tanto tarda? Eppure immaginare una delle Chimere pizzicare le corde, seduta al tavolo della cucina, lo tranquillizzava. Erano fiere di guardia alla porta del suo palazzo, soldati pronti a tutto pur di proteggerlo e, questo, rendeva i suoi nervi meno tesi. Il sonno a quel punto lo sorprendeva senza che nemmeno se ne accorgesse, trascinandolo in una serie di insoliti sogni che, volentieri, la mattina seguente faticava a distinguere da veri e propri ricordi.

Le Chimere di Salomone: il ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora