Re Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano.
Alchimista.
In una fredda notte, in quella che ora chiamiamo Israele, egli stringe tra le braccia il corpo di Levi come se fosse il tesoro più grande che possa mai avere. Lo stringe e giura che...
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Lo stridio delle gomme sull'asfalto sembrò penetrare i timpani dell'Hagufah come uno spillo e, se non fosse stato troppo impegnato a mantenere il contegno necessario per evitare di uscire fuori strada, avrebbe stretto le palpebre e sperato di essere in un brutto sogno. Si sentiva paralizzato, un vuoto allo stomaco come quando negli incubi si cade da un precipizio - e nel suo caso, quel precipizio fu la consapevolezza che il Cultus non fosse solo una leggenda, men che meno il polveroso nemico nelle menti delle Chimere. Era reale e, soprattutto, i suoi membri erano sulle loro tracce, lì! Osservando l'auto grigia oltre il parabrezza della Thema, il fiato corto e il cuore a mille nel petto, Noah non riuscì a fare nulla. Il piede ancora pigiato sul freno, le mani strette al volante e il motore silenzioso, forse spento, a rendere tutta la scena surreale. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Dove sarebbe dovuto correre?
Accanto a lui un tonfo sordo, plasticoso, lo colse alla sprovvista facendolo sussultare. Involontariamente si trovò a conficcare le unghie nella gomma del volante e forzare il collo per volgere lo sguardo su un'immagine che lo preoccupò più della presenza degli alchimisti. Colette si stava rialzando dal tentativo di recuperare il cellulare caduto, i capelli scombinati e vere e proprie piume a coprirle come una maschera i lati degli occhi, ora completamente oscurati dalle iridi. Sembrava una erinne pronta alla guerra, una dea mitologica travestita. Noah non aveva mai visto una sola delle Chimere in uno stato di mutazione tanto avanzato e ne ebbe timore. Più notava la furia montare in lei, più fu ovvia la piega che avrebbe preso la situazione di lì a poco. E vista la reazione di Zenas, ebbe la certezza di non essere il solo ad aver previsto il futuro peggiore. «Akhòt, zeh lo hazem- (non è il moment-)» Lei soffiò, o comunque emise un verso animalesco che zittì all'istante il fratello. Fu in quell'istante, soffermandosi sulle sue labbra, che l'Hagufah notò una striscia rosso cangiante sul mento della donna. Era una linea netta, viva, pulsante. Era la traccia lasciata dalla pallottola che avrebbe dovuto colpirlo - e che invece aveva quasi fatto saltare la mandibola di Colette.
«Az matay?(allora quando?)» aveva artigli lunghi e affilati la cui base, la zona più vicina alle cuticole, tendeva a un raccapricciante tono di nero. Sembravano sporchi, eppure il primo pensiero di Noah fu rivolto alle zampe di un enorme rapace; il secondo fu afferrarle la mano e trattenerla. Lo fece. «Non ci pensare nemmeno» non aveva previsto tutto quel tremore nella propria voce. A malapena aveva creduto che aprendo bocca sarebbe uscito alcun suono. Colette non lo guardò. La sua attenzione era rivolta verso la vettura davanti a loro. Dal sedile posteriore, Zenas gli afferrò il braccio scollandoglielo in modo che lasciasse perdere la sorella: «Fai inversione, adon. Sbrigati!» e come un'eco Niko aggiunse "andiamo via, muoviti!" spaventato quasi quanto si sentiva Noah. Sì, pensò, non doveva soffermarsi su di lei, non sarebbe stata tanto folle da buttarsi da un'auto in corsa se si fossero messi in moto, no? A guardarla, però, l'Hagufah non ebbe la certezza di poterla definire così ponderata. Di fretta girò le chiavi nel quadro d'accensione. Di risposta solo un gorgoglio per nulla rassicurante. Forse non stava premendo abbastanza la frizione, si disse, ma non era sicuro vi fosse altro margine tra la leva del pedale e il fondo del cruscotto. Colette sembrò puntare alla maniglia della portiera e il panico lo assalì alla stessa velocità con cui Nikolaij fece passare il braccio accanto al suo, premendo il tasto della sicura e sigillandoli dentro l'abitacolo. Lo sforzo per tenerlo bloccato evidente sulla sua mano paffuta. Noah colse quell'occasione al volo e, mentre la Chimera accanto a lui sembrava bestemmiare in tre lingue differenti, lui fece un nuovo tentativo. Stavolta il motore ruggì, come il suo cuore al pensiero di poter fuggire.