Capitolo Quattordicesimo: Ti ho visto morire

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  "All my tears won't drown my pain,

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  "All my tears won't drown my pain,

Free me from your sorrow, I can't grieve you again.

I watched you let yourself die,

Now it's too late to save you this time."

-Bury me Alive - We are the fallen 

Non avrebbe saputo affermare con certezza per quale ragione il suo corpo si fosse mosso, a dire il vero lo aveva fatto a dispetto della volontà, e così ogni passo si era fatto più veloce, ogni falcata più ampia

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Non avrebbe saputo affermare con certezza per quale ragione il suo corpo si fosse mosso, a dire il vero lo aveva fatto a dispetto della volontà, e così ogni passo si era fatto più veloce, ogni falcata più ampia. Senza nemmeno rendersene conto si era scoperto a correre a perdifiato per i corridoi dell'ateneo, il cuore a mille e una soffocante preoccupazione a schiacciargli il petto.
Aveva abbandonato ogni cosa per colpa di quel tizio, del suo viso, delle parole che aveva pronunciato con un'inspiegabile naturalezza, quasi fosse certo che l'avrebbe compreso - e in effetti era successo veramente. Quello sconosciuto lo aveva chiamato akh, fratello, e Noah non riusciva a capacitarsi di come la sua mente avesse tradotto quelle tre lettere, men che meno di come una parte di lui fosse certa di essere stata appellata in quel modo decine di centinaia di volte prima. Un senso d'inspiegabile appartenenza lo aveva travolto, spingendolo a rinunciare a tutti i programmi della giornata perché l'unica cosa davvero importante, d'improvviso, era diventata quel ragazzo. 

Ma per quale motivo? Chi era in realtà? 
Se lo era domandato dall'istante esatto in cui i suoi piedi avevano inizato a muoversi e per i pochi minuti che impiegò per raggiungerlo. Non aveva fatto altro che ripetersi quelle domande sperando di trovare una risposta e, ora, al suo cospetto, si accorse di non saper più cosa dire.
La gola gli si era inaspettatamente seccata e la lingua aveva deciso di incollarsi al palato impedendogli di pronunciare anche solo una sillaba - era pietrificato, eppure riusciva a percepire dentro di sé una moltitudine indefinita di sensazioni che si agitava senza sosta.
C'era paura, ma anche nostalgia; avvertiva la gioia e persino l'eccitazione e doveva capirne il motivo a qualsiasi costo. Non si trattava di semplice curiosità, il suo era un bisogno viscerale, una necessità d'importanza vitale - quindi si costrinse a stringere i pugni e ripetere la domanda.

Le Chimere di Salomone: il ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora