Capitolo Quindicesimo: A mali estremi, estremi rimedi

145 20 23
                                    

  "Together we would stand our ground and fight " 

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

  "Together we would stand our ground and fight " 

- On your side, The veronicas

- On your side, The veronicas

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Levi sorrise. Lo fece con una genuinità inaspettata persino per se stesso.
La domanda di Noah, seppur già posta, in quel momento suonò diversa - la sua voce sembrò diversa - e per una qualche ragione la Chimera fu certa nascondesse un significato più ampio. L'Hagufah non gli stava semplicemente chiedendo un nome, lo stava supplicando di raccontargli chi fosse per lui, cosa li legasse. Lo capì dal suo sguardo, dalla fermezza con cui aveva nuovamente deciso di aprir bocca e dire: chi sei, tu?

La risposta appariva semplice, terribilmente, eppure non lo era affatto.

Lui era Levi, sì, così come era un soldato, ma anche un suddito, un servo e un amico. Oltre a questo però era un rinato, un esperimento, una follia compiuta da un disperato. Qualcuno lo aveva persino chiamato mostro. Ciononostante, era la Chimera del Re, la sua anima gemella nel più platonico dei sensi, suo fratello - e dire tutto ciò pareva ridicolo. Per essere compresa appieno, ognuna di quelle definizioni doveva essere accompagnata da un ricordo, da una sensazione che dubitò il ragazzo potesse sperimentare in quell'istante; e non perché non volesse, quanto più perché pareva non esserne in grado.

Certo, esattamente come lui, Zenas e Alex, anche Noah doveva sentire l'Ars risvegliarsi ogni volta che i loro corpi si avvicinavano, ma tutto ciò non bastava. Le parole, aveva imparato nella sua lunga vita, avevano dei limiti e in quel momento, purtroppo, si rese conto essercene molti.

«Nakhaš shelekha» disse, sicuro che in un angolo recondito di sé Salomone avrebbe compreso quella frase. Lui era il suo Nakhaš, la sua creatura più cara - e seppur impercettibilmente, Levi vide il ragazzo vacillare. Le labbra si schiusero appena, ripetendo il nome che gli aveva dato secoli prima, le sopracciglia si corrugarono e, con la coda dell'occhio, scorse sulle sue braccia una lieve pelle d'oca. A quella visione il cuore gli si strinse.
Forse stava capendo. Così mosse un passo, ma subito Noah retrocedette, sopraffatto da una sorta di evidente repulsione.

Le Chimere di Salomone: il ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora