Capitolo Trentaquattresimo - Parte Seconda: Una Promessa

30 5 0
                                    

"When I awake, you disappear

Back to the shadows,with all I hold dear

With all I hold dear"

- Still Here, Digital Daggers

- Still Here, Digital Daggers

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Levi infine aveva vinto. Nonostante l'agilità di Nikolaij e il suo corpicino minuto, il topo era finito vittima del serpente. Stretto tra le braccia del fratello maggiore, in trappola, si era dovuto sorbire baci su fronte e testa come se fosse un animaletto da compagnia. Non erano serviti a nulla i tentativi di fuga, le lamentele o le suppliche in direzione di Noah - ed era stato dolce guardarli e pensare a quante volte dovesse essere già successo prima, peccato che nella mente dell'Hagufah non fosse svanita per un solo istante la confessione di Levi, così come nei suoi occhi il riflesso di quella moneta. C'era qualcosa di terribilmente spaesante in ciò che si erano detti, qualcosa che inaspettatamente aveva smosso in lui della paura. Scoprire che Nakhaš, il suo più fedele compagno, l'uomo che aveva sfidato il tempo al suo fianco, la creatura che aveva compiuto le efferatezze più indicibili in suo nome avesse trovato un motivo per cui abbandonarlo gli faceva stringere il cuore. Cosa valeva più del loro legame? Non certo un misero tallero. Cosa si erano promessi, quindi?

D'improvviso Levi alzò gli occhi su di lui, in viso un sorriso pieno di gioia che pareva aver cancellato ogni fatica affrontata durante il loro discorso e lo mise con le spalle al muro. Per un istante Noah si sentì colto in flagrante. Sussultò appena, confuso, ma fortunatamente l'altro sembrò non accorgersi di nulla e, anche se lo fece, finse magistralmente.
«Stai lì a guardare perché vuoi due bacini anche tu, akh?» Rise, bello come il sole che cala in mezzo alle dune e tra le fronde delle palme. Di tutte le Chimere, se si escludeva Colette, Levi era davvero la più bella.
«Ti lascio importunare Nikolaij, vedo che apprezza il tuo affetto!» Cercando di camuffare lo straniamento, anche Noah provò ad abbozzare un sorriso.
«Oh, non ci pensare nemmeno brutto rettile!» Il ragazzino mise le proprie mani sul volto del fratello, cercando in tutti i modi di allontanare il più possibile le sue labbra leggermente violacee: «Ve lo dico a entrambi, me la pagherete per tutto questo!» e l'ennesima risata di Levi si levò lungo il corridoio, attirando l'attenzione di Zenas.
Con lo strofinaccio in mano e quell'espressione d'amorevole papà, la Chimera si appoggiò allo stipite della cucina osservando la scena. Noah ne fissò il profilo: le lunghe ciglia e l'iride scura come la pece, il naso alla greca che dalla fronte creava una continuità perfetta fino al setto e andava a terminare in una punta stretta con narici larghe, le labbra tese e uno spiraglio appena accennato sui denti. Non si radeva da giorni e la barba fosca aveva iniziato a riempirgli uniformemente il viso diventando un tutt'uno con le basette spesse e i dreadlock che teneva, come sempre, legati sopra al capo.
«Avete almeno cent'anni a testa e vi comportate ancora come ragazzini!» Li ammonì finendo di asciugarsi le mani. Levi si volse verso l'omone, allentando la presa tanto a far fuggire il fratellino che gattonò subito accanto a Noah. Accucciato alla parete opposta a quella del suo aggressore, con il fiatone, sembrò quasi un cucciolo indifeso e, per un momento, il pensiero di accarezzargli la testa o accovacciarsi al suo fianco lo assalì. Per lui Nikolaij, a dispetto dei fratelli maggiori, barcollava in modo estremo sul confine tra innocenza e mostruosità. Bastava incrociare il suo sguardo nel momento sbagliato per essere aggrediti da un intenso senso di ribrezzo - fortunatamente per Noah, però, Colette aveva ancora abbastanza ɛvɛn da permettergli d'evitare sempre più spesso simili circostanze.
Le dita dell'Hagufah si mossero impercettibilmente nell'aria in direzione della zazzera scura del ragazzino, ma prima che potessero effettivamente sfiorarla la voce di Nakhaš lo distrasse: «Si dice che quando si invecchia si torni un po' bambini, non lo sapevi?» e svelto strinse la mano a pungo, come se temesse qualcuno potesse notarlo. Le volte in cui si era concesso spontanei gesti d'affetto nei loro confronti Noah le poteva contare sulle dita di una mano. In tutta onestà non sapeva ancora come le Chimere avrebbero reagito all'essere toccate da quell'hagufah. Le poche occasioni in cui era capitato di sfiorarsi lui di certo le aveva vissute con una costante tensione, una specie di stretta poco convinta alle budella, e una parte di sé, nonostante l'atteggiamento di quei cinque, continuava a farlo sentire distante. Forse il fatto che non riuscisse ancora a ricordare? Beh, quella non si poteva definire che un'attenuante, ma anche il fatto che non fosse ancora in grado di padroneggiare l'Ars a proprio piacimento valeva gran parte di quel disagio.
D'improvviso lo straccio di Zenas volò dritto sulla faccia di Levi soffocando la sua risata: «Mi auguro che il prossimo passo non sia doverti mettere un pannolone, akh!» e senza che se ne rendesse conto, quella battuta strappò a Noah una sorta di sorriso, allontanandolo dai propri pensieri.

Le Chimere di Salomone: il ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora